A vita nuova restituito
«Ammannato , Ammannato… quanto marmo t’ hai sciupato!»
Dopo un accurato e complesso restauro durato due anni, ieri 25 marzo 2019 in occasione del Capodanno fiorentino nonché nell’anno in cui si celebrano i 500 anni dalla nascita di Cosimo I (committente dell’opera) e Caterina de’ Medici, è tornata visibile a tutti la Fontana del Nettuno di Piazza della Signoria (meglio conosciuta da tutti i cittadini di Firenze come la statua del Biancone), riportata all’antico splendore da un accurato e complesso restauro che restituisce alla nostra città la sua fontana più famosa, resa nuovamente trionfale grazie alla riattivazione dell’impianto idrico che alimenta i maestosi giochi d’acqua e che ricalca gli scenari immaginati e voluti da Bartolomeo Ammannati, colui che la progettò.
I lavori, iniziati nel febbraio 2017, hanno celato alla vista la statua del Biancone, consentendo tuttavia visite guidate al cantiere in un percorso protetto che ha permesso a circa 2.000 persone di 90 nazionalità di apprezzare le varie fasi di lavoro.
È stata la nostra prima fontana pubblica e Cosimo I de’ Medici bandì un concorso per crearla nel 1559. Ovviamente vi parteciparono i più importanti scultori fiorentini dell’epoca: Benvenuto Cellini, Baccio Bandinelli, Vincenzo Danti, Bartolomeo Ammannati e il Giambologna.
Il Nettuno dell’Ammannati venne scelto perché fu giudicato più significativo nell’esaltare i gloriosi traguardi marinari raggiunti in quei decenni dal Granducato di Toscana (non a caso l’Ammannati ne scolpì il volto a immagine e somiglianza di Cosimo I) .
Il nostro artista Impiegò ben cinque anni per realizzarlo in marmo bianco di Carrara (ovvero tra il 1560 e il 1565). La grande fontana fu inaugurata in occasione delle nozze tra Francesco I de’ Medici e la granduchessa Giovanna d’Austria, il 10 dicembre 1565.
Benché la statua non fosse particolarmente apprezzata dai cittadini (si racconta infatti che i fiorentini accorsi all’inaugurazione notturna della statua allo scoprire dell’opera notassero più il candore di essa che la sua bellezza, da cui il nome di Biancone e da qui il famoso motto «Ammannato, Ammannato, quanto marmo t’hai sciupato!». I lavori proseguirono per i dieci anni successivi per realizzare la vasca e l’intero complesso statuario, anche con l’aiuto dei migliori scultori della città.
La figura di Nettuno si erge su un piedistallo decorato con le statue di Scilla e Cariddi, ai suoi piedi stanno tre tritoni intenti a suonare delle tibie che zampillano acqua.
La vasca è ottagonale e contiene i quattro cavalli del cocchio di Nettuno (due in marmo bianco e due in marmo rosato), le cui ruote sono ruote celesti coi segni zodiacali, simboleggianti il trascorrere del tempo.
Agli angoli della vasca sono presenti i gruppi di divinità marine (Teti, Doride, Oceano e Nereo), ciascuna delle quali ha ai piedi un corteo di ninfe, satiri e fauni in bronzo (realizzati da Giambologna). Per realizzare gli elaborati giochi di acqua che erano stati previsti nel progetto dell’Ammannati, venne addirittura appositamente costruito un ingegnoso acquedotto.
Purtroppo la fontana ha spesso subito nel corso dei secoli molteplici atti di vandalismo e fu usata addirittura come lavatoio nel corso del XVI secolo (una targa sulla parete di Palazzo Vecchio datata 1720 vieta non a caso di «fare sporchezze di sorta alcuna, lavare in essa calamai, panni o altro né buttarvi legnami o altre sporcizie»).
Ieri i fiorentini hanno dunque fatto festa alla Fontana del Nettuno completamente restaurata ma qualcuno (come ben si può immaginare) ha già iniziato a dire la sua: «il Biancone si illumina d’immenso!», scrive a caratteri cubitali il quotidiano La Nazione, e non vi è dubbio! Dopo il restauro ..… è ancora più bianco di prima !!!
Humor fiorentino docet!