Il nostro disco che non suonerà più
La scorsa notte si è spenta pure la stella di Fred Bongusto e la nostalgia è forte, perché con le sue canzoni da night, con le sue Malaga, Frida, Tre settimane da raccontare, Amore fermati, ha cantato i sogni e gli amori di un’Italia che purtroppo non c’è più.
L’Italia dei juke-box, del boom economico, delle estati trascorse in Versilia alla Bussola, ad applaudire artisti comune con Nicola Arigliano, Teddy Reno, Emilio Pericoli, Johnny Dorelli e l’amico-rivale Peppino di Capri.
E poi chi può dimenticare quel pranzo frugale a Detroit a base di «Spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè», canzone scritta assieme a Franco Migliacci nel lontano 1967.
Ottantaquattro anni compiuti il 6 aprile scorso, Alfredo Antonio Carlo Buongusto era nato a Campobasso e viveva a Roma, ma tutti (o quasi) lo consideravano napoletano per via dei suoi lunghi soggiorni ad Ischia e per quella Doce doce incisa nel lato B del suo 45 giri d’esordio Bella bellissima.
Malato d’America e della musica di genere swing, di Frank Sinatra e di Nat King Cole, Fred aveva iniziato a farsi il nome di cantante nel ‘63, esibendosi da Oliviero, il night in località Ronchi, conosciuto ai più perchè immortalato un paio di anni prima da Dino Risi ne La vita difficile. Una stagione sulla cresta dell’onda, la sua, era giovane aveva ventotto anni: il suo più grande successo, Una rotonda sul mare, sarebbe arrivato la primavera successiva.
Seducente e raffinato, Bongusto ha continuato a mietere successi pure negli anni Settanta, incidendo brani di grande fortuna come La mia estate con te o Balliamo, ma anche una sorprendente cover della Superstition di Stevie Wonder, tradotta di persona e pubblicata con lo pseudonimo di Fred Goodtaste (buon gusto). Fu proprio Balliamo a rinnovare la popolarità di Fred in America Latina, spingendolo verso latitudini che iniziò a frequenta sempre con maggior frequenza quando in Italia la sua fama di crooner iniziava ad appannarsi. E la passione per la bossa nova lo portò a coronare pure il sogno di collaborare con monumenti della musica brasiliana quali Vinicious De Moraes, Toquinho o João Gilberto.
In una biografia variegata come la sua, un posto di primo piano merita pure la musica interpretata da Fred per il cinema, grazie ad una trentina di colonne sonore.
Negli ultimi tempi aveva perso quasi del tutto l’udito, ma la menomazione non gli aveva impedito di d’intervenire nel 2013 a quel concerto-tributo al suo caro amico Franco Califano che rimane, peraltro, la sua ultima esibizione.
Da oggi, il suo disco suonerà altrove, forse su, in alto nel cielo.
Noi promettiamo di continuare ad ascoltare i suoi dischi: sognando di amori romantici e di una rotonda vicino al mare, guarderemo gli amici ballare, come se Fred fosse ancora qui con noi!