Ce la faremo
Ogni mattina quando mi sveglio ed apro gli occhi, ancor prima di scendere con i piedi dal letto, è la prima cosa che penso, come un mantra, la mia preghiera.
Così pronuncio quelle tre parole: le pronuncio per me, per farmi coraggio e trovare un po’ di ottimismo, di buona energia, per dare inizio ad una nuova giornata; pronuncio quelle tre parole per i miei familiari, per gli amici, per i conoscenti e pure per tutti coloro che non ho mai avuto il piacere di incontrare, anche per coloro che non conosco affatto.
Pronuncio quelle tre parole ogni mattina. Mi dico: «Ce la faremo» !
Si, perché dobbiamo farcela, anche stavolta.
Quello che gli altri, a giro per il globo, dicono di noi è un’ assoluta verità: siamo un popolo di individualisti, di egoisti, bizzosi e inconsapevoli al punto di dare l’assalto ai supermercati perché il superfluo non manchi nemmeno durante la quarantena, al punto di stiparsi su treni lanciati verso un altrove senza preoccuparsi se così facendo rischiamo di infettare gli altri.
Tutto vero. Ma siamo anche la terra, il popolo della solidarietà, la nazione che ha più associazioni di volontariato al mondo. Siamo quelli che, sulle ambulanze al sabato sera, vedono attivarsi dei giovani volontari; siamo quelli che riempiono le Misericordie, le Pubbliche Assistenze.
Siamo quelli che doniamo il sangue più di ogni altro paese al mondo, siamo quelli che facciamo i turni ai malati terminali.
E tutto ciò lo facciamo solo per sentirci utili nei confronti degli altri!
Ce la faremo perché all’appello nelle emergenze non ci siamo mai fatti trovare assenti: nell’alluvione di Firenze, nel terremoto del Friuli, ad Amatrice … angeli dei mille fanghi accorsi al semplice richiamo del dolore. E non perché ce lo abbia chiesto qualcuno ma perché lo sentiamo come fatto naturale.
Ce la faremo perché ci sta a cuore, perché ci interessa.
Ce la faremo perché, è vero, non conosciamo la disciplina, non rispettiamo le regole e nemmeno siamo capaci di rispettare le file quando ci troviamo in coda nei centri commerciali, raramente riconosciamo l’autorità e quasi sempre pratichiamo un’anarchia di comodo e molto personalizzata: ma, proprio per questo, non mi stupirei se il vaccino contro il coronavirus lo potesse scoprire uno di noi.
Perché il genio, la fantasia, l’intelligenza sono nati qui da noi e sono insiti in buona parte di noi.
Ce la faremo anche perché alla fine, come ci insegna Boccaccio nel tempo della peste, qualcuno tra noi riesce ancora a sorridere, non per banalizzare la tragedia ma più per esorcizzarla, umanizzarla, per poi ripartire con il passo giusto: perché lo sappiamo che sarà dura, anzi durissima.
Certo, di fronte a questa apparente vacuità, alcuni da fuori ci condanneranno: i soliti italiani, toscani, fiorentini!
Non capendo che anche stavolta noi ce la faremo proprio perché italiani, toscani, fiorentini, con orgoglio!