Lo Stadio Nervi, cuore del tifo viola
Ogni buon fiorentino che si rispetti è un appassionato del gioco del calcio, o meglio… è un appassionato della squadra di calcio della sua città, la Fiorentina! Il fiorentino doc cresce coltivando nel suo cuore e nella sua mente il sogno Viola, fin da quando è bambino, un amore profondo, viscerale … fatto di molte sofferenze purtroppo e poche gioie, che ogni domenica vive e partecipa presentandosi allo stadio, al Campo di Marte (luogo deputato in tempi ancor più remoti alle esercitazi
oni di artiglieria, e che prese appunto il suo nome dal dio della guerra Marte).
Il nostro stadio, un’ opera di architettura e ingegneria avanguardista, divenuta famosa in tutta Italia per la sua pensilina e la sua torre di Maratona e di cui ogni fiorentino che si rispetti ne va fiero! È qui che garrisce al vento il labaro viola! Ho sempre pensato che la prima strofa del bellissimo inno viola di Narciso Parigi rappresenti perfettamente un tratto tipico della fiorentinità e più in generale del modo che i fiorentini hanno di seguire la squadra della propria città. In queste poche parole è sintetizzata infatti tutta la nostra voglia, a tratti snob, di essere sempre e comunque diversi dagli altri, con l’orgoglio, malcelato, di appartenere a una città unica nel mondo per storia, cultura e bellezza.
Coerentemente a queste caratteristiche tipiche del tifoso viola medio, mi accingo a raccontarvi un po’ di storia del nostro stadio!!! Il cuore pulsante del tifo Viola è infatti anche e soprattutto un monumento cittadino che porta i segni di epoche (e storie) assolutamente lontane tra loro. Crocevia d’incontri, drammi, gioie ed eventi memorabili. Ha in sé un’identità tutta fiorentina: dal calcio all’architettura, fino alla storia.
Opera unica nel suo genere, fonda il suo impianto al Campo Marte nel 1931, durante il periodo fascista, per volere del marchese Luigi Ridolfi da Verrazzano, primo presidente della Fiorentina. Il marchese affidò il progetto all’ingegner Pier Luigi Nervi. L’opera venne progettata a partire dal 1929 in collaborazione con l’ingegnere professore Gioacchino Luigi Mellucci (i due ingegneri avevano già precedentemente lavorato insieme progettando il Teatro Augusteo di Napoli).
Inaugurato nel 1931, ha dato inizio alla storia della Fiorentina. Lo stadio della nostra città è uno splendido esempio di Razionalismo italiano, ed è ricco di elementi innovativi e avveniristici per l’epoca, come la pensilina, le scale elicoidali e la torre di Maratona. Lo stadio di cui Firenze e i fiorentini vanno sempre fieri, fu inizialmente intitolato a Giovanni Berta, squadristafascista nato a Firenze e ucciso nel 1921 da un gruppo di militanti comunisti. Il Comune di Firenze voleva così ricordare ed esaltare la figura di un vero e proprio martire della Rivoluzione Fascista (titolo di cui venne insignito dopo la morte).
Dopo la seconda guerra mondiale, l’impianto cambiò il nome in Comunale, appellativo che mantenne fino al 1993, quando fu ribattezzato Stadio Artemio Franchi, in ricordo dell’importante dirigente sportivo fiorentino che aveva ricoperto gli incarichi di Presidente della FIGC e della UEFA.
Le caratteristiche con cui prese forma e realizzazione il progetto sono perlopiù rimaste immutate fino ad oggi. Ad un occhio attento la struttura della pianta è concepita a forma di D. La critica al proposito si è da sempre divisa in due diverse correnti. Per anni è stato detto da molti che la forma a D fosse voluta fortemente dalle regole imposte dalle autorità fasciste per omaggiare il Duce, in un esercizio totalizzante di architettura ed estremismo ideologico. Io appartengo all’altra corrente di pensiero e ritengo che la ragione non era affatto politica: l’ingegner Nervi era stato obbligato secondo le istruzioni del bando comunale a realizzare, di fronte a quella che era destinata ad essere la tribuna coperta, un rettilineo di 220 metri per l’atletica leggera e solo per questi vincoli progettuali lo stadio assunse questa particolare forma, appunto definita a D, che ne fa un’opera ingegneristica unica nel mondo.
Non nego però che l’opera di per se’ fosse un elogio al Regime, come del resto lo era tutto ciò che fu costruito al tempo: si scriveva infatti sulla rivista Architettura: «la città di Firenze, con questo stadio di schietto carattere moderno, ha realizzato un’ opera che delinea superbamente il risveglio delle energie italiane e la cura che il Regime ha giustamente dato anche alla educazione fisica della gioventù …»
Secondo il mio punto di vista sono altri gli elementi politico-propagandistici di questa opera: le tre scale a spirale (elicoidali) esterne, la Torre di Maratona, con lo slancio essenziale e razionale dei suoi 55 metri in verticale nonché il carattere stilistico adottato per la realizzazione della facciata , a paraste e lesene.
Molti sono i particolari di pregio in questo progetto, ma la pensilina è la cosa più straordinaria: copre la tribuna, snella ed elegante. Insieme alla scala elicoidale rappresenta il simbolo per le costruzioni in cemento armato, che erano a quei tempi tutte da esplorare! Nervata da 24 mensoloni portanti con i suoi 22 metri di struttura a sbalzo nello spazio, senza sostegni di nessun tipo, (così da non impedire la completa visuale del campo) stabilì un vero e proprio record!
Nel progetto dello stadio di Firenze Pier Luigi Nervi creò delle soluzioni staticamente impensabili per quegli anni, come l’uso che fece dei puntoni, perfettamente integrati nel profilo aerodinamico della struttura, dimezzandone in tal modo lo sbalzo mentre il peso del corpo delle gradinate ebbe funzione di contrappeso.
E pensare che durante la costruzione il povero Ingegnere fu circondato dalla diffidenza dei tecnici di tutto il mondo. Il grande prof. Arch. Koenig (di cui ho avuto l’onore di essere allieva quando frequentavo la facoltà di Architettura) scriveva, a 40 anni di distanza: «…. Ben pochi però sapevano quanto il giovane ingegnere avesse dovuto tribolare per portare a fondo il suo stadio. Uno dei più grandi specialisti del cemento armato, tedesco di nascita, ma italiano d’adozione, chiamato dal Comune di Firenze come collaudatore in corso d’opera aveva dichiarato il suo scetticismo di fronte alle possibilità di resistenza della pensilina. La voce, passando di bocca in bocca, divenne certezza che la pensilina sarebbe crollata, cosicché il povero Nervi, il giorno del disarmo delle armature, si trovò dinanzi il cantiere deserto. E con l’aiuto dei soli assistenti ai lavori che credevano in lui dovette accingersi a togliere personalmente a colpi di mazza i cunei che erano stati disposti, come si usa fare nei ponti, fra le armature di sostegno…»
In tempi molto più recenti, invece, in un’intervista esclusiva ai microfoni di Canale 50, ha parlato del nostro stadio, ma in toni molto diversi, il sindaco di Firenze Dario Nardella, rilasciando le seguenti le dichiarazioni sullo stadio Franchi e sul progetto del nuovo stadio. Queste le sue parole riportate da Italpress: «Ora finiremo la tramvia, poi cominceremo con l’aeroporto e andremo avanti con la progettazione del nuovo stadio. … Non dobbiamo dimenticare che si tratta di un vero e proprio monumento culturale, molto amato dai fiorentini e non solo dai tifosi, integrato nel quartiere di Campo di Marte. Quando avremo il nuovo stadio dall’altra parte della città che risponderà a caratteristiche più moderne di funzionalità e accessibilità saremo anche pronti per la nuova vita dello stadio Franchi, che sarà riadattato nel rispetto dei vincoli storico-artistici ed architettonici per attività sportive a cui Firenze gia’ da tempo si e’ aperta».
Conclusione: da architetto come sono di professione la mia mente dice che forse questa ennesima rivoluzione urbanistico porterà i suoi buoni frutti … un lontanissimo domani (considerando i tempi biblici che si hanno oggi per la realizzazione delle opere e infrastrutture pubbliche!), ma da Fiorentina e da tifosa quale anche sono mi chiedo: avrà poi lo stesso fascino andare la domenica allo stadio nuovo… che ahimè non sarà più al Campo di Marte, a guardare giocare la nostra squadra del cuore ? Una cosa è certa, già fin da adesso …. mi mancheranno le focacce ripiene dello Scheggi e il gelato al gusto di Buontalenti del Badiani!