Spazio 1999
Sul finire degli anni Sessanta, Gerry e Sylvia Anderson, decisero di produrre alcune serie live action con attori veri. La prima fu UFO (1969-70), un telefilm fantascientifico e avveniristico e la seconda fu Gli Invincibili (The Protectors, 1972-74), thriller con elementi di spionaggio e mistero.
Il grande successo di questi spettacoli incoraggiò gli Anderson ad alzare il tiro e a iniziare nel 1973 la produzione di una serie televisiva di fantascienza ad alto budget che sarebbe dovuta essere il seguito di UFO.
Di fatto però, il progetto finì con l’abbandonare ogni riferimento alle avventure del Comandante Straker e acquisire invece una fisionomia autonoma e distinta. Fu così che nacque Spazio 1999.
I sostanziosi finanziamenti ricevuti furono tali da permettere anche l’ingaggio fra i protagonisti di due noti divi di Hollywood, Martin Landau e Barbara Bain, nonché di altre guest star di rilievo, tra cui Christopher Lee, Peter Cushing, Margaret Leighton, Brian Blessed, Roy Dotrice, Leo McKern, Joan Collins.
Gli effetti speciali – una delle caratteristiche più importanti della serie, che ancor oggi regge il confronto con le più moderne – furono affidati a Brian Johnson,il quale aveva fatto esperienza nello staff di 2001 Odissea nello Spazio: invece, Keith Wilson fu il responsabile delle scenografie della base lunare, degli arredamenti e dei gadget divenuti icone intramontabili quali il commlock e la pistola laser.
La serie venne trasmessa la prima volta nel Regno Unito il 9 settembre 1975. Da noi arrivò soltanto il 31 gennaio del 1976.
Accompagnata dalla bellissima sigla degli Oliver Onions divenne, in breve tempo, una delle più seguite del nostro palinsesto televisivo.
Le stagioni complete di Spazio 1999 sono state due, ciascuna composta da 24 episodi che, per atmosfere, argomenti e interpreti, risultarono completamente diverse. La prima utilizzava i temi della fantascienza per proporre approfondimenti psicologici e sondare i misteri dell’animo umano, lasciando spesso le risposte all’immaginazione dello spettatore. Invece, la seconda differì così tanto dalla prima che in molti la considerarono come una serie distinta.
Ad ogni modo, Spazio 1999 ottenne comunque un successo planetario: i giudizi variarono da vette di entusiasmo autorevoli, a pareri del tutto negativi. In questo caso, maggiormente, i critici si concentrano su alcune inconsistenze scientifiche che effettivamente, a volte, richiedevano un notevole sforzo di ‘sospensione dell’incredulità’!
Ma veniamo alla trama: essa racconta di una base umana sulla Luna, base Alpha, da dove l’equipaggio gestisce i preparativi per una spedizione esplorativa sul pianeta Meta. Ma incidenti e decessi inspiegabili colpiscono gli addetti a un deposito di scorie nucleari e gli astronauti candidati alla spedizione fino a che, un repentino aumento del campo magnetico generato dalle stesse scorie, innesca un’esplosione di incredibile violenza, tale da provocare l’uscita della Luna dall’orbita terrestre.
Persi nello spazio, gli occupanti della Base Lunare iniziano un viaggio incredibile che li porta ad incontrare diverse civiltà. Alcune di queste saranno ostili altre, invece, cercheranno di instaurare un rapporto amichevole con i profughi del nostro satellite.
A comandare la base, John Koenig (Martin Landau). Con lui la Dottoressa Helen Russel (Barbara Bain), il professor Victor Bergman (Barry Morse), e in seguito la mutaforma Maya (Catherine Schell), vera novità della seconda stagione.
Per la realizzazione delle Aquile, le celebri astronavi protagoniste nello show, furono utilizzati modelli in scala molto accurati a differenza di come si era fatto, ad esempio, pochi anni prima per Star Trek e gli interni, da ritenere assolutamente plausibili, resero al pubblico un’esperienza visiva unica, quasi mai vissuta fino a quel momento in tv.
Certo, lo show soffrì di qualche incertezza nel montaggio e non convinse mai per la sua mancanza di accuratezza nell’ analisi degli errori ma spesso, la trama toccò anche aspetti molto profondi, filosofici e spirituali quali, ad esempio, la possibilità di una vita eterna. Un altro tema trattato fu quello della fede, intesa come credo nell’esistenza di entità superiori in grado di manipolare (nel bene o nel male) il destino dell’uomo e il mistero della vita dopo la morte, che fu anch’esso argomento assai ricorrente. E ancora, episodi come Il Testamento e gli Arkadi e La Missione dei Dariani ebbero come oggetto i temi della sopravvivenza della specie e dell’origine dell’uomo.
Insomma, Gerry e Sylvia Anderson riuscirono a creare uno show che si discostò nettamente dagli altri, producendo episodi cerebrali di notevole contenuto artistico, trattando temi fino ad allora ignorati dai programmi televisivi simili (perché scomodi o perché ritenuti di scarso interesse presso il pubblico, sempre più orientato al materialismo e al consumismo), facendolo da una distanza di sicurezza: venticinque anni nel futuro.
Poi però, nella seconda serie, l’ingresso degli americani in produzione nella figura di Fred Freiberger, cambiò tutto e riportò il telefilm entro canoni più accettabili, per l’audience televisiva ma non certo per gli appassionati del genere!
L’innovazione più evidente (e grave, per i fan) fu la colossale interruzione della continuity, in termini di personaggi e di ambienti. La maestosa sala comando della base lunare venne letteralmente smantellata per far posto a un altro centro di controllo molto più piccolo, e alcuni dei personaggi principali furono sostituiti senza fornire spiegazione alcuna.
I temi morali e le atmosfere austere lasciarono il posto al classico telefilm d’azione, con trame prevedibili e uno humour spesso fuori luogo. Le uniformi vennero rese più colorate, con decorazioni di ogni tipo, e le musiche, composte da Derek Wadsworth (ottime, peraltro) assunsero connotati jazz più consoni al nuovo stile.
Così purtroppo, Spazio 1999 fece la stessa fine di un’altra serie, Star Trek, che venne cancellata al termine della terza stagione. I dati d’ascolto convinsero infatti la ITC a non finanziare la prevista terza stagione. Spazio 1999 fu cancellata e non si seppe mai se gli alphani fossero riusciti a trovare un pianeta da colonizzare!
Il destino di John Koenig, Helen Russell e compagni rimase un mistero per più di 20 anni…
Poi, proprio nel 1999, venne prodotto un mini episodio dal titolo Messaggio dalla Base Lunare Alpha, in cui Zienia Merton riprende il suo ruolo di Sandra Benes per spiegare che cosa è stato degli abitanti di Alpha; la conclusione è straordinariamente in tema con l’episodio pilota Separazione: l’ultimo messaggio inviato dalla base prima del suo abbandono è infatti identico al segnale Meta, raccolto dai terrestri tanto tempo prima.
Finalmente, il cerchio si è chiuso e, almeno gli alphani, hanno potuto ritrovare… se stessi!
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