Una tartaruga per sole donne
«Avevo appena letto “Le tre ghinee” di Virginia Woolf e scoperto con stupore che nessuno lo aveva ancora tradotto. Lo faccio io, decisi. La Tartaruga è nata così» raccontava Laura Lepetit, fondatrice de La Tartaruga, una casa editrice davvero speciale in quanto creata con l’unico scopo di produrre libri di sole donne. Una casa editrice intellettuale e femminista, che vide il suo esordio pubblicando appunto un racconto della scrittrice Virginia Woolf.
L’avventura di Laura ebbe inizio nel lontano 1975 . Era nata a Roma: padre ingegnere, madre casalinga, rispettivamente originari di Trento e di Ferrara. Una volta laureatasi in Lettere Moderne all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a ventiquattro anni si sposa con l’industriale Guido Lepetit.
Tra gli anni Sessanta e i Settanta diviene, da grande e appassionata lettrice qual’ è, una protagonista della vita culturale milanese e della sua editoria. Entra così nella proprietà della libreria e della casa editrice Milano Libri e con Anna Maria e Giovanni Gandini contribuìsce alla nascita di Linus, poi si lancia in un’avventura tutta sua: ha da sempre in mente l’idea di fondare La Tartaruga, una sigla editoriale dedicata interamente alle voci di donna. Un fatto del tutto inusuale per l’epoca. Ma a patire da questo momento , la casa editrice pubblicherà i lavori di molte autrici internazionali e italiane, di grandi nomi come Virginia Woolf e Margaret Atwood, Doris Lessing e Nadine Gordimer. Un impegno lungo quasi quaranta anni: poi, alla fine degli anni Novanta, Laura sarà costretta a dovere cedere il marchio a Baldini e Castoldi, con cui però si accorderà per continuare a lavorare come editor.
Fare nascere la sua creatura editoriale, in quegli anni Settanta di lotte, discussioni, posizioni estreme, le sarà sicuramente costato tanto: compresa la rottura con l’amica Carla Lonzi e con il gruppo di Rivolta Femminile in cui militava; Lepetit sosteneva che fosse necessario avere una casa editrice propria, capace di rappresentare le istanze femministe, ma Lonzi temeva che un simile progetto le avrebbe costrette a venire a patti con i circuiti commerciali. Così, l’amicizia si ruppe anche se Petit continuò sempre a ritenere Lonzi una figura fondamentale del suo cammino e, avvalendosi dell’incoraggiamento del grande agente letterario Erich Linder, andò avanti da sola.
Chiamò il marchio La Tartaruga, un nome che segnava la differenza rispetto alle esperienze internazionali di editoria women only, prendendo come simbolo un animale che a suo parere “esprimeva una lentezza e un’autonomia proverbiali“.
E con quell’autonomia, e un fiuto per il libro eccezionale, ha fatto conoscere al pubblico grandi scrittrici di talento, italiane e straniere, scegliendo sempre, seguendo solo il suo gusto, senza mai farsi intimidire da nulla. Diceva del suo lavoro, en passant: «ho portato in Italia quattro premi Nobel!», ma lo diceva senza autocelebrarsi, solo per amore del mestiere. Era brava perché era spiritosa, combattiva e libera dai pregiudizi.
Rosaria Guacci, che con lei condivise il lavoro in casa editrice, nello scriverle un omaggio affidato alla rete per ricordare le molte donne che la piangono, ha cominciato così: “Le donne scrittrici che tanto le devono…”. E in effetti, basta scorrere le classifiche librarie, per osservare che ai primi posti svettano i nomi femminili da lei lanciati, per capire che tutti dobbiamo dirle grazie, per averci insegnato a scoprire e ad ascoltare le parole del femminile, delle donne.
«Se c’è qualcosa che regge la mia vita sono pochi dettagli, le cose minime che mi sono accadute. L’eroismo è una qualità praticata soprattutto dall’universo maschile. Eroine ce ne sono poche e di solito fanno una brutta fine».
Così nel 2016, commentando la pubblicazione del suo memoir Autobiografia di una femminista distratta, Laura Lepetit guardava alla sua vita. Lo faceva con l’ironia sottile e l’understatement che chi la conosceva le tributava come tratto peculiare del carattere. Eppure, l’esistenza di questa protagonista dell’editoria italiana e del nostro femminismo, spentasi il 6 agosto scorso all’età di 89 anni mentre si trovava nella sua residenza in provincia di Grosseto, minima non lo è stata affatto.
A Lepetit infatti i lettori italiani devono la prima pubblicazione di tantissime voci femminili, italiane e straniere, che oggi affollano i cataloghi delle case editrici e che lei fu la prima scopritrice.
Grazie Laura!