Le vostre storie,Luoghi

Una vecchia fatina

Stamattina sono andata a fare una lunga passeggiata in direzione di  Villa della Petraia. I luoghi sono belli, in qualsiasi stagione, la luce è tenue e morbida, i colori preziosi e calmi al tempo stesso; i profumi autunnali hanno lo stesso incanto di quelli della primavera, sono solo più raccolti, più sommessi.

Ad un certo punto camminavo sotto un muro di cinta sovrastato da cipressi ed il loro odore, amarognolo e pungente mi ha riportato indietro alla mia infanzia, a me piccolina per mano a mio padre che mi raccontava le storie di questi luoghi, luoghi che inducono alla riflessione al ritorno al passato.

Ad un certo punto sono passata da via della Querciola e mi è tornato in mente un capitolo del libro Benedette toscane del compianto Giorgio Batini. Il capitolo si intitola “La bionda dai capelli turchini”. Curioso vero? Si perché in queste righe Batini ci racconta della bambina che ispirò la figura della Fata dai capelli turchini nel libro di Collodi, Pinocchio.

Villa La Petraia, affresco

Già, perché fu proprio in questa strada che abitò, prima da fanciulla e poi da moglie e madre, Giovanna Ragionieri, colei che con i suoi racconti di ingenua bambina, ispirò Carlo Lorenzini, alias Collodi.

Giovanna, allora bimbetta, era la figlia del giardiniere che curava un po’ i parchi ed i giardini delle ville circostanti, fra le quali quella dove abitavano Paolo Lorenzini e famiglia. Paolo Lorenzini era direttore delle manifatture di Doccia e fratello maggiore dello scrittore, Carlo che praticamente si trovava a soggiornare spesso presso di lui.

Il giardiniere, Michele, mi sembra si chiamasse, spesso si portava dietro la bambina che era uno splendore, bionda con occhi azzurrissimi e piena di vivacità. Spesso la piccola dava una mano alla moglie del signor Paolo nelle faccende di casa, chiacchierando ininterrottamente ed i suoi racconti venivano assorbiti dal nostro scrittore.

Collodi era abituato ai bambini, aveva scritto diversi libri per l’infanzia, molto apprezzati e sicuramente riuscì a traslitterare piccoli episodi e luoghi che riguardavano la borgata di case arrampicata su per le strade di Castello, trasportandole nel libro capolavoro che gli avrebbe poi dato fama imperitura.

Personaggi equivoci che abitavano nel borgo diventavano il “Gatto e la Volpe”, l’arrivo del burattinaio diventava “Mangiafuoco”, la trattoria dei bevitori di paese divenne “l‘Osteria del Gambero rosso” ed un luogo dove un albero scheletrico si ergeva solitario, divenne la “quercia degli impiccati”.

Insomma mettendo insieme i racconti di una bambina curiosa e la fantasia di uno scrittore geniale, venne fuori qualcosa che ancora non perde il suo fascino. Poi ad un anno di distanza i due fratelli morirono, la villa venne chiusa e la bella bambina, ormai diventata una bella ragazza, si sposò con un bravo giovane del posto ed ebbe cinque figli. Condusse un’esistenza semplice ed umile, aiutando il bilancio familiare con lavori di sartoria ed avrebbe sicuramente concluso un’esistenza tranquilla ed oscura se nei primi anni Sessanta qualcuno non fosse andata a ripescarla e riproponendola all’attenzione di tutti.

Era già anziana, novantenne, ma sempre lucida e dolce. Accettò con gratitudine i piccoli doni che vennero portati; rispose, finché le fu possibile, alle letterine che tanti bimbi le scrivevano perché scrivere alla Fata di Pinocchio era una cosa da sogno e forse fu veramente felice quando Johnny Dorelli le portò una radio e le cantò la canzone “Carissimo Pinocchio”.

Poco tempo dopo si infermò e quietamente morì nel sonno a novantaquattro anni, ma fino all’ultimo continuò a chiedersi come mai i suoi biondissimi capelli fossero diventati, nella fantasia di Collodi, tanto azzurri da sembrare turchini.  

 

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Antonella Bausi

Antonella Bausi nasce a Firenze nel 1956. Laureata in filosofia, bibliotecaria presso l’Istituto tecnico Leonardo Da Vinci, ha da sempre nutrito una forte passione per la storia tutta, per Firenze in particolare, e per la scrittura in generale.

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