Il musicista assassino
In occasione della festa delle donne vorrei ricordare che l’autore di uno dei più eclatanti femminicidi del sedicesimo secolo, era nato, proprio per uno scherzo del destino l’otto di marzo.
E’ vero che allora la festa delle donne non esisteva, ma guarda caso quest’essere brutale era andato a nascere proprio in questa data.
Era un nobile napoletano, con sangue spagnolo e milanese nelle vene perché era nipote, da parte di madre di San Carlo Borromeo.
In effetti fu per ossequiare l’illustre parente che la madre chiamò Carlo il nascituro, anzi Carlo Gesualdo che per eredità era anche principe di Venosa.
Avete indovinato di chi parlo vero? Di colui che è riconosciuto come un innovatore nel campo della musica barocca, uno che con le sue note era capace di far versare lacrime di commozione.
Peccato che oltre a queste avesse fatto versare sangue e sangue in abbondanza e si fosse dimostrato un assassino dotato di una ferocia da far rabbrividire.
Dunque il nostro amico nasce, in una nobilissima famiglia e già fin da ragazzo mostra di avere un carattere contorto.
Poco male, avranno detto in famiglia, è il secondogenito e quindi destinato alla carriera ecclesiastica. Se non che il fratello maggiore ha la malaugurata idea di morire e così in quattro e quattr’otto, visto che deve produrre eredi per il casato, lo fanno sposare con una cugina di primo grado, tanto con le aderenze che hanno in famiglia, una dispensa ecclesiastica è roba da nulla.
La cugina si chiama Maria d’Avalos, è maggiore di lui di quattro anni ed è già vedova, ma siccome ha avuto due figli dal precedente matrimonio, dà garanzie di fertilità. Il problema che è bellissima, colta, raffinata, insomma la donna più corteggiata di Napoli.
Il matrimonio va male fin da subito. Appena il tempo di sfornare un erede ed il nostro principino, inizia a trattare male la moglie, quando addirittura non le mette le mani addosso.
Donna Maria, con il suo sangue ribollente non sta certo a farsi maltrattare e tempo pochi mesi si fa l’amante che è nientepopodimeno il Principe Fabrizio Carafa, di altissima nobiltà ed anche, almeno pare, un gran bel fusto.
Per un bel po’ i due riescono a tenere nascosta la tresca, poi, si sa come vanno queste cose, tutta Napoli e dintorni viene a sapere che la testa di Carlo Gesualdo è adorna di un palco di corna da far invidia ad un cervo.Ovviamente l’onore offeso reclama sangue e vendetta e, si può star sicuri che questa arriverà.
Il principe finge di partire per la caccia, dando così modo alla moglie di avvertire il suo amante che la strada è libera, ma dopo un paio di giorni di amplessi infuocati, ecco che il vendicatore dell’onore familiare arriva con una manica di sgherri, sorprende i due nel letto belli avvinghiati, e fa una strage.
E’ tanto furioso che, dopo aver liquidato il Principe Carafa, si dice abbia infierito sul corpo della moglie, colpendola più volte là dove era il nido dei suoi illeciti piaceri, in una smania di distruzione degna di uno spirito folle.
Non paga per i suoi peccati perché si sa, l’onore offeso reclama vendetta, anzi si dice che ha fatto benissimo ad agire così e se i Carafa alzano la voce è solo perché nell’omicidio, Gesualdo si è fatto aiutare da uomini di basso ceto che hanno osato alzare la mano su di un nobile.
Poi si pente, certo, fa penitenza e si mette a scrivere musica, ma intanto questa povera donna di nemmeno trent’anni è sottoterra.
Questo increscioso episodio risale al 1590. Quanti anni ci sono voluti da allora perché il delitto d’onore non fosse più giudicato con molta, ma molta indulgenza ed anzi considerato quasi un merito?
Vi avverto…se qualcuno si azzarda a dire … “ma erano i tempi..” e cose simili, mi arrabbio..
Il determinismo è una deriva pericolosa, specialmente nei confronti di noi donne. Se si va di questo passo si arriva ad assolvere quei padri, appartenenti a culture patriarcali che arrivano ad uccidere le loro figlie perché vogliono vivere all’occidentale e rifiutano matrimoni combinati, perché appunto la loro cultura lo ammette.
La violenza e l’omicidio sono sempre qualcosa di orribile e quindi, per favore, cerchiamo di far finire questa mattanza femminile.