Le vostre storie,Storie dal passato

Una principessa in Convento

Le Murate, Firenze

Il convento delle Murate era molto più ampio e bello di quanto non lasciasse presagire dal di fuori. Certo, vi si seguiva la regola benedettina, ma le donne che vi entravano facendo voto di castità, obbedienza e povertà erano tutte appartenenti alle migliori famiglie fiorentine e non si poteva certo pretendere che delle nobildonne rinunciassero a tutto quello cui erano abituate fin dalla nascita, quindi, per forza di cose, il terzo voto, quello di povertà, era poco osservato.
I mobili che si potevano trovare nelle celle delle suore, celle ampie e luminose, non avrebbero sfigurato dentro i palazzi nobiliari della città, e suppellettili preziose, anche se austere, abbellivano ogni ambiente, le sale comuni dedicate al ricamo od alla musica e lettura, erano quanto di meglio si potesse desiderare ed infatti le suore delle Murate erano famose per la loro cultura e per l’educazione che sapevano impartire alle giovani che venivano ammesse come allieve.
Il chiostro principale ampio e soleggiato, faceva pensare più al giardino di una casa gentilizia che a quello di un convento, mentre su di un altro un po’ arretrato e più piccolo, ma magnificamente tenuto, si affacciavano gli appartamenti che il monastero metteva a disposizione delle nobildonne che vi desideravano soggiornare per i motivi più disparati.
La giovane conversa bussò timidamente alla porta di uno di questi appartamenti ed alla voce che la invitava a farsi avanti, entrò e depose il vassoio che teneva fra le mani su di un tavolino che era un piccolo capolavoro di intarsio di pietre dure.
La donna non più giovane che era seduta a ricamare vicino alla finestra, le rivolse un sorriso che le illuminò il viso ancora bellissimo, mentre con voce dolcissima la ringraziava.

Ricciarda Malaspina

Certo, si disse la giovane suora, le storie che circolano sulla nostra ospite, in parte devono essere vere, perché se è così bella adesso che è anziana, davvero quando era giovane doveva aver fatto girare un bel po’ di teste maschili.
Quasi le leggesse dentro i pensieri, la dama, posò il raffinato ricamo al quale stava lavorando, mentre i suoi occhi si perdevano dietro ai ricordi che ne affollavano la mente.
Apparentemente aveva avuto tutto dalla vita. Nasceva in una delle famiglie più ricche e nobili, i Cybo. Uno dei suoi bisnonni era stato Papa Innocenzo VII e l’altro, il Magnifico Lorenzo. Forse era proprio in virtù di questa sua discendenza che lei a Firenze si sentiva quasi di casa.
Era nata in una condizione che non poteva dirsi migliore, ma purtroppo aveva avuto una madre tremenda, che odiava il marito che le avevano imposto e di conseguenza pure i figli.
Una donna terribile Ricciarda Malaspina, che era arrivata al punto di contestare la successione al ducato di Massa al figlio primogenito, Giulio, con conseguenze disastrose.
Dopo averlo spinto all’aperta ribellione, il povero ragazzo disperato a causa di questa virago che si ritrovava per madre, si era messo a cospirare a destra e manca, finendo invischiato in un complotto contro l’Imperatore che lo aveva fatto arrestare.
La sua terribile madre non aveva mosso un dito per aiutarlo, anche se aveva scritto una lettera a Carlo V, una lettera che non era proprio una domanda di grazia, e Giulio era stato decapitato a soli 23 anni.
L’orrore di quell’avvenimento non l’aveva più lasciata. Quanto male aveva seminato sua madre, un male che sembrava infettare le vite di tutti loro.
Anche nei suoi confronti, primogenita ed unica femmina, sembrava provare un rancore tenace, quasi timorosa che la bellezza di sua figlia, potesse insidiare la sua.
Appena adolescente, l’aveva sbrigativamente mandata al convento delle Murate, con la scusa di farle impartire un’ottima educazione, mentre i suoi genitori si scannavano sui nomi dei partiti giusti per lei.

Il castello Malaspian di Massa

Non ci stava male in convento, ma aveva sedici, diciotto anni e fremeva di vita; esasperata aveva chiesto che la facessero sposare con chi volevano, ma in fretta perché non ne poteva più di questa vita.
Era andata così in sposa a Gianluigi Fieschi e non si era trovata male con un marito giovane ed innamorato.
Poi il fato ci aveva messo lo zampino e quello stupido di Giannettino Doria si era furiosamente innamorato di lei, rendendosi ridicolo e facendo giungere la voce al suo focoso marito che addirittura lei gli avesse elargito i suoi favori.
Gianluigi non aspettava altro ed aveva organizzato una congiura contro i Doria, che però era fallita e lui stesso era caduto in mare, affogando a causa del peso dell’armatura.
A poco più di vent’anni, maledicendo la sua bellezza che le aveva procurato tanti dolori, si era ritrovata sola e di nuovo era stata richiusa nel convento fiorentino da sua madre che diceva di volerla al sicuro.

Chiappino Vitelli, Marchese di Cetona

Ma questa volta non era più una bambina e non era stata tranquilla ad aspettare, anche perché sapeva che sua madre intendeva relegarcela per sempre, così da non dover sborsare la dote necessaria, e così si era data da fare, mettendo di mezzo il Duca Cosimo che le aveva sottoposto diversi buoni partiti.
E lei aveva scelto…non il più bello, come si avrebbe potuto immaginare, perché il povero Chiappino Vitelli non era certo un Adone, grassoccio e tracagnotto e con un viso che muoveva più al riso che alla passione.
Ma aveva saputo parlare al suo cuore, forse perché come lei proveniva da una famiglia funestata da lutti e tradimenti fra i suoi genitori e questo dolore antico che si portavano dentro li aveva uniti.
Purtroppo era un soldato, un soldato che amava la guerra ed era spesso via a combattere, ma lei lo aveva sempre aspettato con amore.
Figli però non erano arrivati e dopo venticinque anni di matrimonio si era ritrovata nuovamente vedova e sola.
Della sua famiglia d’origine, restava solo il fratello Alberico che era subentrato al padre come signore di Massa e lei aveva compreso che contro il destino non si poteva andare.

Era tornata così al convento delle Murate, quel convento che da giovane le aveva instillato tanto orrore, ma che ora le appariva come un sogno di pace, un luogo dove poter essere se non felice, almeno serena.
Non aveva preso i voti, la vita monastica non faceva per lei, ma risiedeva come ospite pagante in uno degli appartamenti preparati allo scopo.
Leggeva, ricamava, scriveva sonetti che erano molto apprezzati anche alla corte medicea e fra i letterati, parlava con le suore che le raccontavano delle tante ospiti illustri che avevano soggiornato sotto quel tetto e forse quella vita non le fece male, visto che si spense all’età, venerabile per l’epoca, di settantun anni, bella fino alla fine e finalmente in pace dopo tutte le tempeste della vita.

Le Murate, Firenze
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Antonella Bausi

Antonella Bausi nasce a Firenze nel 1956. Laureata in filosofia, bibliotecaria presso l’Istituto tecnico Leonardo Da Vinci, ha da sempre nutrito una forte passione per la storia tutta, per Firenze in particolare, e per la scrittura in generale.

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