Donne di casa Medici,Firenze

Piccarda, il pilastro dei Medici

Semplici consorti, mogli ignorate dalla storia, relegate a far “masserizia”. 

Non sappiamo molto di loro, talvolta neppure la data di nascita. Ma i pilastri della Famiglia furono loro: Piccarda e Contessina, Lucrezia e Clarice. Le donne di casa Medici. 

Quattro dame alle radici della dinastia fiorentina che moltiplicarono beni, allacciarono rapporti e digerirono tradimenti e figli illegittimi portando in dote cognomi su cui il patrimonio dei mercanti divenuti banchieri si arrampicarono per nobilitarsi e allargare i propri orizzonti. Per mirare sempre più in alto.

La prima donna che si incontra aprendo il grande libro della storia della famiglia de’ Medici è lei, Piccarda Bueri, purtroppo dimenticata anche dalla toponomastica cittadina.

Come accade spesso per le donne – madri, mogli, sorelle, compagne di uomini illustri – la sua figura è rimasta nell’ombra e il poco che sappiamo di lei ci è pervenuto dalle fonti epistolari conservate presso l’Archivio di Stato di Firenze. 

Piccarda Bueri (Verona, seconda metà del XIV secolo – Firenze, 19 aprile1433)

Piccarda era di nobile famiglia fiorentina, nata a Verona forse nel 1368, perché è certo che appena diciottenne, nel 1386, torna a Firenze.

A quel tempo, la città toscana è  in vivace fermento, sia nella vita politica che nelle attività artistiche.
Il potere si sta lentamente concentrando nelle mani di poche famiglie di mercanti e banchieri, la torre di Giotto svetta imponente sulla piazza del Duomo e la chiesa di Santa Maria del Fiore ha ancora una grande cavità priva di copertura, là dove si innalzerà la cupola di Brunelleschi.

Ma Piccarda è giunta a Firenze per uno scopo: sposare Giovanni di Bicci de’ Medici, primo esponente di spicco del ramo centrale della famiglia fiorentina. Piccarda è giovane, bella, intelligente e, come vogliono le tradizioni, dedita alla cura della famiglia. Giovanni, al contrario, non è ricco e nemmeno un esponente di spicco della politica: semplicemente, è immatricolato all’Arte del Cambio e lavora nella filiale del Banco di Roma del parente Vieri di Cambio.
Il matrimonio con questa giovane donna di diciotto anni è una vera rampa di lancio che consente all’intraprendente banchiere di divenire socio del Banco grazie all’investimento di millecinquecento fiorini che riceverà in dote dalla moglie. Sarà questa la base della ricchezza e del conseguente potere della famiglia Medici.

E poiché è questo il caso di dire che la cospicua dote gli giovò parecchio egli, dopo avere investito nell’acquisto della filiale romana del banco dello zio Vieri de’ Medici, sarà in grado di ingrandirsi ulteriormente con i patrimoni di altri soci e quindi porterà tutto a Firenze: è così che verrà fondato quel Banco Medici destinato a fare la grande fortuna della famiglia.

La buona sorte di una stirpe tanto illustre e famosa, come ben potete vedere, è pertanto indissolubilmente legata a questa figura femminile. Eppure, sebbene il loro sia stato un matrimonio di interessi voluto dalle famiglie, l’unione tra queste due figure dovette essere felice: fu anche coronata dalla nascita di Cosimo, che erediterà la ricchezza paterna divenendo il primo signore di Firenze, e di Lorenzo, che aveva attitudini artistiche. Ne è una testimonianza quel tenero e molto intimo nomignolo che Giovanni le aveva dato: Nannina. 

Piccarda si occupava della casa e dell’educazione dei figli, ma, durante le prolungate assenze del marito da Firenze, non disdegnava gli affari del banco mediceo, abile com’era nel fare “masserizia“! Fu anche una donna di grande carità: aiutava gli indigenti e i malati, forniva di dote le ragazze povere, faceva beneficenza agli ospedali e ai conventi. 

Rimase vedova nel 1429 e le ultime parole di Giovanni ai figli furono per lei: «Io vi raccomando la Nannina a me donna, a voi madre».

Di nobile discendenza, dotata di una bellezza straordinaria, devota, abile ospite, elegante signora della suntuosa casa in via Ricasoli: questo è dunque il parziale ritratto di una donna straordinaria, tanto affascinante quanto abile nell’affiancare il capostipite della casa, così come ci viene delineato dal Marsuppini il poeta, retore e amico di Cosimo e Lorenzo, in una lettera consolatoria scritta proprio per la sua morte.
Infatti, sebbene l’elogio della defunta sia sottoposto alle regole e ai tòpoi di genere, come i paragoni con le figure classiche del mito impongono, tuttavia esso rimane un prezioso documento per far conoscere una figura di cui altrimenti si saprebbe poco altro.

Piccarda morì il 19 aprile del 1433. Riposa accanto alle spoglie di Giovanni, in un sarcofago impreziosito dalle sculture di Donatello nella chiesa di S. Lorenzo, da noi a Firenze.

Firenze, Sagrestia Vecchia, Basilica di San Lorenzo, tomba di Giovanni di Bicci de’ Medici e Piccarda Bueri

 

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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ANNAMARIA PAZIENZA MEISEL

MI STO APPASSIONANDO alla STORIA dei MEDICI ed a FIRENZE TUTTA !
BEVO OGNI NOTIZIA con avidita’ e di PICCARDA in effetti non sapevo molto…GRAZIE quindi…ed aspetto altre NOTIZIE !!!!——– BUONA DOMENICA ——–

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