Contessina, il cuore di Cosimo
A proposito delle prime donne, le antesignane di casa Medici, sappiamo ben poco e ce ne rammarichiamo: per Piccarda Bueri, moglie di Giovanni di Bicci (il fondatore della grandezza economica dei Medici di Cafaggiolo), come per sua nuora Contessina Bardi, abbiamo per certa soltanto la loro stagione, compresa tra il 1386 (anno del matrimonio di Piccarda con Giovanni) e il 1473, anno di morte di Contessina.
Quasi un secolo diviso tra le due donne entrate in casa Medici; un secolo nel quale la ricchezza, la fama, il potere politico della famiglia si accrebbero grandemente. E se la fortuna di un uomo è legata anche a quella che è la compagna della sua esistenza, possiamo essere certi che Piccarda prima, e Contessina poi, devono avere recitato una loro parte importante nelle vicende di quegli anni medicei.
Furono ambedue di nobili famiglie; forse maggiori per nome e ricchezze i Bardi ma di grande stirpe anche i Bueri.
Di Contessina de’ Bardi Lotta, detta Contessina, si sa poco, ma di certo fu una donna fuori dal comune per l’epoca. Il nome le fu dato in onore della contessa Matilde di Canossa; ella fu la moglie di Cosimo di Giovanni de’ Medici (detto Il Vecchio) nonna di colui che sarà Lorenzo detto Il Magnifico (a sua volta lui chiamerà così una delle sue figlie).
Una donna che vivrà il XV secolo non ai margini, come ci si aspetterebbe, bensì al centro della vita politica dei Medici. Nata attorno al 1390 (non vi è certezza di una data precisa, lo storico Arnaldo Pieraccini l’ha fissata attorno al 1400, presumendo che, al momento del matrimonio, la Bardi avesse diciotto anni circa) da Alessandro di Sozzo de’ Bardi, conte di Vernio, e da Emilia (o Cammilla), figlia di Raniero di Galdo Pannocchieschi, conte d’Elci, Membro dei Bardi, la sua famiglia, un tempo ricchissima, entrò in bancarotta in seguito al mancato risarcimento dei prestiti finanziari concessi al Re d’Inghilterra, Edoardo III. Nonostante la crisi finanziaria, i Bardi riuscirono a mantenere una condizione agiata investendo soprattutto in terreni, castelli e fortilizi sui confini settentrionali della Repubblica di Firenze, dei quali erano i padroni. Inoltre, erano comunque rispettati come illustre famiglia e godevano di una certa importanza come feudatari e uomini d’arme di professione, doti che sembrarono interessare molto ai Medici.
Questi ultimi, infatti, all’occasione avrebbero potuto disporre di un braccio armato di cui avvalersi nella strategia di costruzione e di mantenimento – anche forzato – del consenso che avrebbe portato alla loro egemonia politica.
Contessina andò sposa a Cosimo, il quale così s’inseriva nell’ambito delle casate più aristocratiche della città, certamente prima del 1416, anno in cui le nacque il primo figlio Piero; più probabilmente intorno al 1415, anno in cui Cosimo si recò a Costanza per il concilio al seguito di Giovanni XXIII.
La Bardi non partecipò mai alla vita politica fiorentina se non per quelle funzioni di rappresentanza che le spettavano per la sua stessa posizione, né è mai stata nominata nelle biografie di Cosimo. La principale fonte che la interessa è invece il suo carteggio, conservato nell’Archivio di Stato di Firenze.
Si tratta di trentacinque lettere dirette per lo più ai familiari stretti: il marito Cosimo, i figli Piero e Giovanni, le nuore Lucrezia Tornabuoni, moglie del primogenito, e Ginevra degli Alessandri, moglie di Giovanni. Da esse risulta che i suoi principali interessi si rivolgevano alla cerchia dei familiari, cui era legata da tenero affetto, che seguiva nel corso delle loro frequenti assenze da Firenze mediante una fitta corrispondenza, e tra i quali aveva accolto anche un figlio, Carlo, che Cosimo aveva avuto da una schiava circassa di nome Maddalena.
La tenerezza che ebbe sempre nei confronti dei figli non le impedì tuttavia di esigere da loro una precoce e fattiva partecipazione al lavoro, mettendoli in guardia dal disperdere in altro modo le loro energie, esortandoli ad impratichirsi nel banco che i Medici avevano in quella città: «Tu dovresti avere caro di stare così, solamente per stare a botegha e per imparare qualche cosa… Avrei pure caro sapere se voi fate nulla al banco, tu o Piero, e se Cosimo adopera Piero a nulla. Fà che tu me lo scriva». Perciò, se anch’ella si disinteressò degli affari pubblici, non così dovette essere con gli affari privati come dimostrano, oltre a questa, molte altre lettere.
Seguì da vicino l’educazione dei figli, per cui, anche se non compare, ella non dovette essere del tutto estranea all’ambiente della cultura umanistica particolarmente protetto da Cosimo, nel quale furono allevati Piero e Giovanni e che diede in casa Medici col nipote Lorenzo il Magnifico, i suoi migliori frutti.
Possiamo affermare che Contessina col marito ebbe un buon rapporto, basato su toni affettuosi, caratterizzati da un’intesa perfetta: lei impegnata nel gestire la vita domestica, lui la politica interna ed estera di Firenze. Oltre alle tipiche mansioni di padrona di casa, Contessina aiutò, col suo portamento austero e aristocratico, il marito Cosimo nell’accogliere personalità d’alto rango nel nuovo palazzo di famiglia.
Momenti di grande impegno, ma lei seppe bene come comportarsi. Visse in una residenza dove gli incontri importanti non mancarono mai: grandi mercanti e plenipotenziari stranieri si alternarono alla sua tavola ad artisti già celebri o nel domani celebrati: dal figlio del Duca di Milano Francesco Sforza, Galeazzo Maria a Donatello, da Benozzo Gozzoli (che nel 1458 dipinse nella cappella del palazzo affrescando Il viaggio dei re Magi) all’architetto dello stesso palazzo di via Larga, Michelozzo; e ancora Marsilio Ficino, il Platino, i Della Robbia, e molti altri ancora. L’intelligenza delle lettere, delle arti e della filosofia passò da casa Medici, è un dato di fatto.
Il rapporto col marito non si incrinò neanche davanti al rapporto extraconiugale di lui con la schiava comprata a Venezia, Maddalena, dalla cui unione nascerà il figlio illegittimo Carlo, accolto e allevato da Contessina nel palazzo di famiglia al pari della prole legittima: altre donne nella sua posizione, lo avrebbero molto probabilmente bandito insieme all’amante del marito; essa stessa avrebbe potuto ingrandire la fila delle mogli costrette a restare legate al marito pur disprezzandolo.
Invece Contessina non fu neppure questo, perché, dalle lettere che rimangono, pare fosse sinceramente affezionata a Cosimo e lo fu tutta la vita, nonostante tutto.
Gli ultimi suoi anni furono attraversati da una serie di lutti familiari che la colpirono profondamente. Nel 1459, infatti, morì alla tenera età di otto anni, il nipote Cosimino, figlio del secondogenito Giovanni. Lo stesso Giovanni morirà quattro anni dopo la morte del figlio, nel 1463. Un anno dopo, nel 1464, morirà anche il marito di Contessina, all’età di settantaquattro anni. Sopravviverà anche al primogenito Piero, detto Il Gottoso, successo al padre nella Signoria di Firenze, che morirà nel 1469.
La Bardi rimase fino all’ultimo un punto di riferimento per i nipoti e i vari parenti, tanto che il nipote Lorenzo il Magnifico chiamò la sua figlia più piccola Contessina in suo onore.
L’anziana Contessina si spense a Firenze nell’autunno del 1473, nove anni dopo la scomparsa di Cosimo, suo marito.
Un matrimonio indovinato il loro, un’unione per molti aspetti perfetta, accompagnata da una vita felice, con la ricchezza e la gloria di rappresentare il meglio tra le famiglie fiorentine.
Contessina visse una vita appartata, lo abbiamo ribadito in più occasioni, ma quasi certamente fu contenta di essere illuminata dalla luce del marito: ne seguì trepidante i giorni difficili e fu felice con lui nei giorni fortunati. Che poi furono tanti.
Interessante descrizione della biografia di Contessina, di cui non conoscevo molto. Vorrei sapere dove si può visitare la sua tomba.