Diavoli e vento
La cattedrale di Santa Maria del Fiore, Palazzo Vecchio, le Cappelle Medicee, il Campanile di Giotto …e chi più ne ha più ne metta: se dovessimo metterci ad elencare tutti i monumenti e le attrazioni di Firenze – parlo solo di quelle principali – staremmo qui per giorni. Perché Firenze, nonostante le dimensioni piuttosto ridotte e a misura d’uomo, ha tanto da offrire. Non è che sia stata soprannominata la Culla del Rinascimento così a caso! E non è considerata una delle principali città d’arte d’Italia per sbaglio.
Ma se chiese e musei dovessero alla lunga stufare, in alternativa si può andare alla ricerca di chicche e curiosità assai meno popolari, eppure altrettanto interessanti e utili a capire meglio la nostra città. Per esempio, all’ angolo di Via Vecchietti con Via degli Strozzi vi è una piccola scultura bronzea raffigurante un diavolo dallo sguardo grottesco e dalla posa beffarda.
Questa è la fedele copia di un’opera del Giambologna, pseudonimo di Jean de Boulogne, famoso scultore fiammingo che operò molto a Firenze; l’originale, dopo essere stato esposto nella Terrazza di Saturno in Palazzo Vecchio, è possibile vederla oggi al Museo Bardini.
Il diavoletto di questa nostra storia non si trova certo messo lì a caso. Anche questa volta abbiamo una leggenda che ci racconta di lui. Ma partiamo dall’inizio, come si usa fare in tutti i racconti che si rispettino.
Correva l’anno 1578 quando Bernardo Vecchietti, proprietario del palazzo su cui il diavoletto primeggia, intese commissionare il suddetto bronzetto, nonché la ristrutturazione dell’intero palazzo al Giambologna che personalmente già stimava per le sue opere e conosceva in quanto aveva avuto il piacere di riceverlo ed ospitarlo nella sua precedente dimora.
Palazzo Vecchietti era posto in una delle strade più centrali della città (l’attuale Via de’ Vecchietti): infatti in quella zona la famiglia possedeva da tempo case e torri. Di fronte al palazzo vi erano anche una piazzetta ed una chiesa (San Donato dei Vecchietti), che poi sparirono col riordinamento del centro. I Vecchietti, ricordati anche da Dante Alighieri in un cantico del Paradiso (XV, 115-117), erano, infatti, una delle più antiche e importanti famiglie fiorentine , già dal medioevo.
La facciata lungo Via dei Vecchietti, l’unica rimasta immutata dopo gli interventi ottocenteschi, presenta ancora oggi un impianto tardo-rinascimentale con finestre inginocchiate al pian terreno e timpanate, con marcapiano, ai piani superiori.
Il cortile interno è di notevole interesse, con due loggette sovrapposte, al primo e secondo piano: la prima loggetta è tutta decorata a graffito: se non avete mai avuto occasione di visitarlo, vi consiglio vivamente di farlo perché è davvero un palazzo di notevole pregio.
Giambologna fu colui che dunque modellò il palazzo e pure il diavoletto portabandiera, protagonista della nostra storia odierna.
Il pregevole manufatto ricorda le origini nordiche dello scultore, il gusto delle grottesche che aveva studiato nel suo soggiorno romano e le decorazioni gotiche presenti delle cattedrali.
Per realizzare la scultura l’artista si ispirò al Canto dei Diavoli ( il crocevia di strade creato da Via degli Strozzi e la zona del Mercato Vecchio, scomparso sul finire Ottocento per fare spazio all’attuale Piazza della Repubblica) dove, secondo una leggenda popolare, nel passato era avvenuto un fatto miracoloso.
Si raccontava che nel 1245 un monaco domenicano, tale Pietro di Verona (divenuto poi San Pietro Martire, 1205-1252), predicasse in Firenze: un giorno, mentre svolgeva la sua missione nei pressi del Mercato Vecchio, gli apparve un cavallo nero, imbizzarrito, che genero’ il panico tra la folla che si era radunata intorno al santo e quindi disperdendola. Pietro intuì subito che quella poteva essere solo opera del diavolo, giunto lì sotto le vesti di un quadrupede per ostacolarlo, impedendogli di predicare.
Così il monaco, per niente intimorito, ripetendo un gesto sacro, alzò la mano e tracciò nell’aria il segno della croce contro il cavallo. Questo, improvvisamente come aveva cominciato, interruppe la sua corsa, indietreggiò e corse via; poi, una volta fu giunto all’angolo dove adesso sorge il Palazzo Vecchietti, l’animale scomparve in una nuvola di zolfo.
L’episodio è ritratto nell’affresco trecentesco sulla facciata della Loggia del Bigallo, in Piazza San Giovanni, pregevole opera della mano artistica di Rossello di Jacopo Franchi.
A ricordo del miracolo, qualche secolo più tardi, Bernardo Vecchietti volle che venissero realizzati i due reggistendardi in bronzo da collocare proprio nel punto in cui avvenne l’episodio (purtroppo uno dei due satiri è andato disperso quando il palazzo subì una parziale demolizione a seguito di alcune opere di sventramento del fabbricato, durante il periodo di Firenze Capitale 1865-1871).
Per taluni ovviamente la leggenda non finì così come ve l’ho raccontata: alcuni narrano che il satiro ( questa volta manifestatosi con le sembianze di un turbine di vento) si nascose per aspettare il passaggio del prete e vendicarsi. Ma il sant’uomo, più astuto di lui, a sua volta si nascose nella Porta dei Canonici, riuscendo a seminarlo, passando dalla parte opposta ed infine scappando dall’altra uscita.
Il diavolo, rimasto vittima dello scaltro depistaggio operato dal clericaleggiato, da allora non si è mai dato pace e brama la sua vendetta , pertanto ancora oggi è li che aspetta il prete, sempre mimetizzato nel suo rifrullo di vento!
Noi fiorentini sappiamo quanto Piazza del Duomo, al lato con Via dello Studio, sia sempre molto ventosa ed in quel punto, infatti, i nostri vecchi usavano dire : “è tutta colpa del rifrullo del diavolo se tira vento! “
Grandi saggi , i nostri antenati , i quali erano certamente a conoscenza dell’ arcano aneddoto: ma adesso, che ne siete a conoscenza anche voi, ricordate di stringervi ben, bene nei vostri cappotti quando passerete da quelle parti, perché il rifrullo del diavolo si fa sentire in ogni stagione !