Via Por Santa Maria
Via Por Santa Maria è una strada del centro storico di Firenze, che va dall’angolo di Ponte Vecchio, Lungarno Acciaiuoli, Piazza del Pesce, Lungarno degli Archibusieri, fino a Piazza del Mercato Nuovo angolo Calimaruzza. Lungo il tracciato si innestano: Borgo Santi Apostoli, Via Lambertesca (canto de’ Girolami), Via delle Terme, la volta dei Mercanti e Via Vacchereccia.
La strada è una delle più antiche della città, risalente all’epoca romana come prolungamento del cardo al di fuori della prima cinta muraria. All’altezza di via Vacchereccia (o secondo altri all’incrocio tra borgo Santi Apostoli e via Lambertesca) si trovava l’antica Porta di Santa Maria, che permetteva l’accesso all’antenato del Ponte Vecchio dalla città e viceversa. Il nome della porta era legato alla presenza della chiesa di Santa Maria Sopra Porta e, contratto, finì per dare il nome anche alla strada.
La posizione della strada, in asse con il Ponte Vecchio e in direzione del centro commerciale, civile e religioso della città, la resero presto centrale nel sistema viario, di modo che la possiamo immaginare da sempre ambìta soprattutto come area di commerci e di relazioni sociali.
In età medievale erano state erette lungo la via le case e le torri delle più importanti famiglie fiorentine: Amidei, Infangati, Baroncelli, Fifanti, Gherardini, Girolami, Guidi, Scolari, Tignozzi, Baldovinetti. All’ombra di queste torri accadero alcuni dei più gravi episodi delle lotte tra guelfi e ghibellini, come la sanguinosa vicenda di Buondelmonte de’ Buondelmonti.
Oltre alle abitazioni di importanti famiglie, si erano concentrate lungo la strada numerosissime le botteghe. Analogamente a quanto avevano fatto i mercanti della vicina Calimala, anche i negozianti e gli artigiani di via Porta Rossa e di via Por Santa Maria all’inizio del Duecento si riunirono in un’Arte (corporazione), che includeva i più vari mestieri, dai venditori di ritagli di stoffa (baldrigai), ai cappellai, agli specchiaioli, ai rivenditori di oggetti da acconciatura fino agli orefici. Solo a metà del secolo si unirono i setaioli profughi da Lucca, prendendo gradualmente un peso sempre maggiore tra gli altri associati, tanto da farla diventare, nel XIV secolo, l’Arte della Seta, pur mantenendo sempre l’antico stemma con la porta d’argento o di rosso (seconda alcuni simboleggianti rispettivamente la Porta di Santa Maria e la Porta Rossa).
Col salto di qualità dei setaioli, che ormai rappresentavano un’Arte maggiore tra le più redditizie della città, l’arteria divenne nel tempo sede di botteghe di livello più alto, congiungente i due poli del commercio cittadino più prezioso: la loggia del Mercato Nuovo (per la mercatura dei tessuti pregiati di seta, lana, lino e pellicce) e il ponte Vecchio (per l’oreficeria).
Non si deve però immaginare una via aristocratica, ma sempre e comunque brulicante della più svariata popolazione. Per questo, e per evitare la zona ancora peggiore di Mercato Vecchio, le carrozze dei nobili non vi si avventuravano e il granduca, quando doveva attraversare la città, deviava in via Tornabuoni e via Maggio pur di non attraversare questa strada e il ponte Vecchio.
Accanto alla torre degli Amidei, Mariotto Albertinelli aprì la prima trattoria del Pennello, poi trasferendosi perché troppo vicino ai birri che abitavano la torre.
Nell’Ottocento si allineavano sulla strada molti negozi di merceria: «tutte le fiorentine acquistavano rocchetti di refe e sigarette di sete; nastri e galloni; trine e bottoni, quasi esclusivamente in Por Santa Maria, strada tutt’altro che aristocratica, tutt’altro che bella, tutt’altro che caratteristica, per quanto fra i camuffamenti architettonici si distinguessero ancora qualcuna delle torri più famose» . In effetti, oltre alle fotografie del tempo, un rilievo con l’alzato di tutti gli edifici in fregio alla strada realizzato nel 1938 per progettare gli allestimenti da realizzare in occasione della visita a Firenze del Fuhrer, conservato presso l’Archivio storico del Comune di Firenze, ci restituisce l’immagine di una via con la maggior parte degli edifici riconfigurati nell’Ottocento, segnati al terreno da una successione praticamente ininterrotta di sporti adibiti ad attività commerciali, fermo restando alcune presenze antiche quali la torre dei Girolami.
Tale situazione, comunque, fu del tutto compromessa a seguito dell’esplosione, nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1944, delle mine poste dall’esercito tedesco in ritirata per rallentare l’avanzata degli alleati, che rasero al suolo l’intera cortina degli edifici, fatta eccezione per alcune limitate porzioni che permisero successivamente il restauro (con ampie integrazioni) della torre degli Amidei e della torre dei Baldovinetti.
Negli anni della ricostruzione, tra le inevitabili polemiche, si optò per un progetto nel quale, pur evitando come proposto da alcuni la ricostruzione degli edifici sulla base della documentazione fotografica, si mantenne alle architetture articolazioni di massa ed elementi distintivi propri della tradizione antica (sporti, gronde alla fiorentina, uso della pietraforte), pur all’interno di un disegno che complessivamente è da giudicarsi moderno e che ricuce, senza traumi, la zona storica con quella novecentesca. «Si preferì la situazione di compromesso e il compromesso non dà mai come risultato la bellezza. Non è detto però che la nuova via Por Santa Maria sia orribile, come si sente dire e come si sente ripetere più per pigrizia che per convinzione. Il giusto verdetto è questo: si è perso una bella occasione per fare una cosa bellissima. Si poteva fare una cosa quasi sublime. Si è fatto invece una cosa mediocre. Ma anche nelle cose mediocri, a Firenze c’è ancora tanto buon senso, da dare al mondo una lezione di buon gusto».
Ancora oggi via Por Santa Maria è, assieme al Ponte Vecchio, la via più segnata dal traffico pedonale e ancora, come un tempo, assieme ai molti nuovi negozi, rimangono alcuni esercizi tradizionali, eredi delle mercerie ottocentesche.