Le vostre storie,Storie dal passato

I primi compagni di San Francesco

Era già tardi, fra poco le campane avrebbero suonato il vespro e la donna ancor giovane e ben vestita, cercava di affrettare il passo, rimproverandosi per essersi attardata troppo nella casa della sua parente ma, d’altronde, sua cugina aveva partorito da poco, c’era da dare una mano e non aveva potuto esimersi.

Si affrettava, un po’ perché suo marito l’avrebbe sicuramente accolta con rampogne, se non di peggio, ed un po’ perché non stava bene che una donna si attardasse a buio per strada, senza contare i pericoli che si potevano nascondere nell’oscurità. Quasi a dar voce ai suoi pensieri più reconditi, notò due uomini poveramente vestiti che la precedevano di poco. Non avevano un aspetto pericoloso, anzi, andavano umili e sottomessi, ma non si poteva mai sapere.
Ma chi stavano cercando quegli uomini, si chiese Monna Costanza, si erano fermati proprio davanti a casa sua… ed ora? Cosa doveva fare? Entrare in casa ignorandoli o chiedere loro ragione di questo loro vagare?

Prima che potesse decidere, uno dei due uomini le si avvicinò umilmente e con voce educata le si rivolse.
Perdonate Madonna, è casa vostra, questa che vedo innanzi a me?
Certo”, rispose Monna Costanza, “ma cosa desiderate?
Oh nulla Madonna, non vogliamo darvi disturbo, solo vedete, inizia a calare la sera e fa freddo ed ho visto che casa vostra ha un bel porticato sotto il quale vi è pure un forno. Ora, se non vi è di troppo disturbo, vorrei pregarvi di concederci di alloggiare qua sotto, in modo che sia io che il mio compagno si possa godere del tepore che sicuramente permane”.
Il discorso fu sciorinato in un linguaggio cortese che più non si poteva, con bella proprietà, e Monna Costanza, rimasta interdetta non poté che acconsentire alla preghiera, tanto più che era uso, in quei tempi difficili, dare una mano ai viandanti.
Ma certo, poveretti, sistematevi vicino al forno… io non so se sarà possibile, ma chiederò al mio sposo darvi qualche coperta, un po’ di cibo e…
No, no, non incomodatevi Madonna e grazie siano rese al vostro buon cuore, ma noi siamo usi alle privazioni, vedete, noi siamo, forse avrete sentito parlare di noi, siamo i confratelli di Francesco d’Assisi e siamo stati mandati da lui per predicare qui a Firenze, io sono Frate Egidio e lui frate Bernardo”.
La donna scosse il capo sconcertata, aveva sì sentito parlare di quel Francesco che aveva fatto scandalo anni addietro, lasciando dietro di sé onori e ricchezze per vivere in completa povertà, ma non sapeva che i suoi confratelli fossero stati mandati a Firenze.
Poveretti”, disse fra sé scuotendo la testa, mentre faceva loro cenno di accomodarsi, “a Firenze non troveranno buona accoglienza, i fiorentini sono rissosi, superbi, avari… figurarsi se daranno retta alle farneticazioni di questi due e speriamo che mio marito non li scacci”.
Non aveva ancora fatto un passo, che dalla casa uscì suo marito che aveva ascoltato il dialogo e che si rivolse burbero e spiccio ai due pellegrini, che umilmente gli stavano rinnovando le loro richieste.
Non posso impedirvi di alloggiare nel portico, ma badate bene di non rubare nulla, nemmeno un ciocco di legno o peggio per voi…sarete anche frati ma io non mi fido, per me siete tutti vagabondi pronti ad uccellare il prossimo e soprattutto le donne credulone”, concluse spingendo in casa con malagrazia la povera donna.
Quanto a te”, lo sentirono imprecare, “sia maledetto il tuo cuore di burro…no, no, non voglio sentir parlare di coperte o cibo, ancora grazie che conceda loro di alloggiare nel portico, non mi fido, non sono come te…e prega che non sparisca nulla, sennò domani mattina l’avrai a che fare con me”.

I due frati si rannicchiarono così vicino al forno e tolto un pezzo di pane dalle loro bisacce si apprestarono a consumare la magra cena, rendendo grazie a Dio di aver trovato un riparo perché un vento di tramontana cominciava a soffiare.
L’alba si alzò livida, facendo presagire una giornata fredda ed i due frati, destati da un sonno che non era certo stato profondo, si fecero il segno della croce, ringraziarono Dio di ciò che aveva loro dato e si avviarono verso la chiesa più vicina per ascoltare la Santa Messa.

Anche Monna Costanza che aveva trascorso una notte insonne pensando a ciò che avevano dovuto soffrire i due religiosi, si era diretta verso la Chiesa, trascinandosi dietro un riluttante e brontolante marito.
Qui giunti i due coniugi videro i due frati che seguivano l’Officio Divino con una devozione esemplare e la donna dentro provò grande soddisfazione perché aveva avuto ragione a giudicarli due brave persone.
All’uscita dalla chiesa, c’era Messer Guidolotto Guidolotti, uomo di grande carità che ogni mattina, insieme alla moglie Bernardesca, finita la messa, era solito distribuire elemosine ai poveri.
Vedendo i due frati che apparivano in condizioni miserevoli, l’uomo porse loro delle monete, ma entrambi con volto lieto e ridente scossero il capo.
Gran mercé Messere, ma noi abbiamo fatto voto di povertà, povertà è la nostra sposa, secondo i dettami del nostro amato fratello Francesco e non possiamo accettare danari da nessuno”.
Monna Costanza, non poté esimersi da dare un’occhiata di sguincio al marito che appariva perplesso e sussurragli con palese soddisfazione…. “Ladri eh? Stavolta mio caro sposo, mi sa che non avete visto giusto”.

Si avvicinò ai due fraticelli e scusandosi per la cattiva accoglienza del giorno prima, li invitò a seguirli nella sua casa, ma anche stavolta intervenne Messer Guidolotto che ad ogni costo volle portarli a casa sua per poter aver lumi su come distribuire le sue ricchezze e contribuire così alla diffusione della parola del giovane di Assisi del quale già si narravano meraviglie.

E da questi due primi compagni di San Francesco, Egidio e Bernardo, si svilupperà anche a Firenze l’ordine francescano e lo stesso Santo qualche anno dopo questo episodio si recherà nella città del fiore, trovandovi sì tanti vizi, ma anche tanta fede sincera, al punto che sarà proprio a Firenze che il secondo ordine francescano, quello delle Clarisse, troverà spazio con il convento di Monticelli.

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Antonella Bausi

Antonella Bausi nasce a Firenze nel 1956. Laureata in filosofia, bibliotecaria presso l’Istituto tecnico Leonardo Da Vinci, ha da sempre nutrito una forte passione per la storia tutta, per Firenze in particolare, e per la scrittura in generale.

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