# Qua nessuno è fesso! #
Premessa
A Napoli c’è stato un tempo in cui l’emergenza rifiuti ha infangato e dato modo a chi non ci ama, di deturpare la nostra immagine. Io la magnifico sempre pur sapendo che tante cose non vanno, ma credo che non è solo un nostro problema.
Il quartiere che mi ha ispirato é popolare, ma noto e l’ ho visitato in tempo di emergenza rifiuti.
Spero che il racconto piaccia e non venga frainteso.
Buona lettura😘
Siamo alle solite! Mi guardo intorno, cerco idee, pensieri… qualsiasi cosa a cui attaccarmi per far correre la fantasia, per esprimere la mia napoletanita’ e poter soddisfare quel naturale bisogno di condivisione di ogni cosa possa procurare un sorriso.
“Che ce vulit fà! ” …è la nostra natura! E io dico… é la nostra fortuna!
Ma mi sto perdendo nei pensieri…ah si ci sono!
Siamo alle solite come dicevo.
Mentre sorridevo tra me e me, per una scena a cui assistevo, in un attimo una marea di idee hanno preso forma nella mente per un racconto e prim’ancora di formularlo, già desideravo procurarvi un sorriso.
Affacciato alla finestra dal mio dentista*, in attesa di entrare, ho notato un grosso gabbiano (ma bello grosso) banchettare, svolazzando tra il tetto di un auto nuova blu metallizzato in sosta ed uno stracolmo cassonetto, di rifiuti di genepesca, argento satinato.
“Sta facendo la spesa”, ho pensato. Perche’ proprio come si usa fare in certi mercati si sceglieva, con calma, il rifiuto più grosso, dicimm o’ meglio articolo… esattamente un lercio pannolino, scambiato forse per un’appetitosa scella(ala) di baccalà.
Oggi, lo so’, vederli non é una novità…ma forse in una discarica, non in un borgo cittadino (parlo di via dei Vergini* per chi la conosce, nel pieno centro storico) tra un via vai di auto e persone!
Non mi era ancora capitato…
Indifferente a tutto, ha inchiavicato[^] il tetto blu metallizzato dell’auto ed ha sparso in strada gli scarti di seconda scelta, allontanando persino i naturali rappresentanti della fauna territoriale (e palumm)[^] che si tenevano in disparte, per non averci a che fare.
Mah…é proprio cambiato il mondo!
Ho visto gatti rincorrere cani, sorci enormi scacciare gatti, umani litigare per il contenuto di un contenitore di spazzatura!
Ed ora un gabbiano reale, nel centro storico a far da padrone -‘ncopp ‘a nu’ cuofan ‘e munnezza.
Ecco… questa é stata l’ispirazione per il consueto pensiero ironico in dialetto.
…naturalmente.
E GABBIAN NUN SO’ FESSI
Affacciat’ a fenesta, per ingannare l’ attesa…
guardavo un gabbiano miez’a munnezza, che facev ‘a spesa!
Tranquillo zumpava tra na macchina e nu’ cassonetto…
e indisturbato se facev’ o’ banchetto.
Puro o’ palumm ca là cummannava…
se mantenev ‘a distanza e impotente se dannava.
Ma ormai ciavimma rassigna’…
si hanno truvato, pe’ colpa nosta o’paraviso dint’a città.
O’ mare ‘ntempesta é nu ricordo luntano…
che gabbian ca’ s’azzuffano facenn o’baccano.
E GABBIAN NUN SO’FESSI,
megli’a scarta’ tranquilli dint’a na cesta…
ca’ pesca’ ca concorrenza miez o’mare ‘ntempesta.
(Morale del gabbiano)
Pecch’è mmeglio nù pannulino dint’a munnezza scatato…
cà n’alice fresca miez o’ mare friddo e agitato.
PURTROPPO IL PARADISO GLIELO ABBIAMO REGALATO NOI COL NOSTRO INFERNO.
Per capirci:
[^] inchiavicato = sporcato…
fare una chiavica
[^] palumm = s.m. colombo
Nota biografica:
(*) Borgo dei Vergini o anche detto borgo Barocco, zona cittadina nei pressi del ben noto rione Sanita’ che ha dato i natali al grande Toto’.