Via della Pergola
Della serie…in giro per Firenze⚜️!
Via della Pergola è una strada del centro storico di Firenze, tra via Sant’Egidio e via Laura. Vi si innestano via della Colonna, via degli Alfani e via Nuova dei Caccini, oltre al minuscolo vicolo della Pergola, che conduce al giardino di palazzo Marzichi-Lenzi.
Quando la strada si trovava ancora fuori dalle mura era caratterizzata da ampi orti, tra i quali l’Arte della Lana aveva fatto costruire un tiratoio che, per la presenza di un vicino pergolato d’uva, venne detto “tiratoio della Pergola”.
Nel 1652 al suo posto sorse il Teatro alla Pergola dell’Accademia degli Immobili, che è ancora oggi il teatro storico di Firenze per antonomasia e l’architettura più importante della via. I tre tronconi della via anticamente avevano altrettante denominazioni: da via Sant’Egidio a via degli Alfani aveva il nome attuale, “via della Pergola“, poi fino a via della Colonna “via d’Orbatello” (per l’ospizio di Orbatello) e infine, “via fra gli Orti” o “fra i due Orti“, fino a via Laura e oltre, poiché fino al 1786 la strada si prolungava fino via del Mandorlo, quando venne chiusa per ampliare l’orto del monastero di Santa Maria degli Angiolini.
Divisa tra la sua vocazione residenziale, teatrale e ospedaliera (per la presenza di un fianco dell’ospedale di Santa Maria Nuova), la via non ha pressoché negozi, col teatro che magnetizza gran parte della frequentazione. Un tempo il carattere della strada era ben diverso, come ricordano alcuni appunti di Telemaco Signorini nel libretto Caricature e Caricaturisti: «Dalla parte del teatro una lunga fila di pioli di pietra, uniti fra loro da spranghe di ferro, la percorreva in tutta la sua lunghezza…» e su questa spranga sedevano spesso i pittori macchiaioli «dando la berta e chi passava o continuamente celiando in modo da mettere l’allarme nelle pacifiche famiglie di quella strada».
In particolare il Signorini ricorda le burle che Michele Gordigiani escogitava a spese dei vetturini:
«Ebbe la felice idea di legare in cima a un palo uno di quei lampioncini di cristallo rosso che vengono messi alle strade dove si accomoda il lastrico. All’uscita del teatro si appostava a una cantonata e colla sua pertica in mano, la sporgeva per far vedere il lampione ai vetturini – Accidenti a i’ lastrico! – sentivi gridare dal fiaccheraio – O se dianzi un c’era nulla! Gira Nanni, fa adagino d’un arrotare! – e il Godigiani correva col suo palo all’altra cantonata e di nuovo gli piantava in faccia il solito lanternino. – O Dio beato! …o che lavoro egl’i è stasera… o che c’è il lastrico anche qui… o di doe si va via ora? – Ma chi andava via, e di corsa, era lui che, temendosi scopereto, gettava palo e lampione e se la dava a gambe.»
Io mi perdo in queste immagini con tanta nostalgia e la speranza di tornare presto a rivivere questa stupenda citta’