Firenze,Il ricettario della nonna

I trastulli toscani

Il celebre gastronomo Pellegrino Artusi li definì i dolci o meglio i “trastulli” speciali della Toscana, gli adulti rimangono inebriati dal loro dolce profumo, mentre i bambini si incantano di fronte al curioso funzionamento della macchina che li produce.
Stiamo parlando dei brigidini, dolce tipico toscano che potete trovare ad ogni sagra paesana in ogni periodo dell’anno, insieme al croccante, allo zucchero filato.

La tradizione vuole che queste deliziose cialde color giallo arancio dall’inconfondibile gusto di anice (di cui io ammetto di essere golosissima!), abbiano origine nella località di Lamporecchio, paese della provincia di Pistoia, situato tra le pendici occidentali del Monte Albano e il Padule di Fucecchio. 

Si racconta infatti, che proprio qui sorgesse un convento di monache devote a Santa Brigida, una religiosa mistica svedese vissuta nel XIV secolo.

Queste donne di fede, anche note come Brigidine, svolgevano la mansione di addette alla preparazione delle ostie per la comunione. Per la loro realizzazione occorreva servirsi di ferri arroventati. Infatti era con l’uso di questi attrezzi che, una volta portato a cottura, si poteva manipolare l’impasto di farina destinato alla Santa Messa.

Da qui in poi, la tradizione si confonde con la leggenda: ad esempio, non c’è dato sapere se la ricetta dei brigidini sia stata creata volutamente o se invece la cosa sia accaduta per puro caso, magari a causa di una distrazione involontaria da parte di una novizia, oppure con l’intento di realizzare un nuovo dolce. 

Un’altra  ipotesi sostiene che fu Santa Brigida medesima  ad introdurre questa Cialda di origine svedese tra le sue consorelle.

Comunque siano andate le cose, è inutile negarlo: questi dolcetti all’anice ricordano nella loro forma sottile proprio quella delle ostie.

Quindi, il caso volle che le nuove cialde, tanto friabili e davvero gustose, si diffondessero, ben oltre i confini del convento pistoiese, in tutta Italia, nel giro di pochissimo tempo.
Ai giorni d’ oggi, i vecchi stampi  sono stati soppiantati da nuovi macchinari che, tramite l’uso di pistoni ad aria compressa, in pochi secondi sfornano queste deliziose cialde, confezionate sul momento dai venditori ambulanti in quei tipici sacchetti lunghi e stretti.

Un successo che continua ancora oggi, e mantiene viva la tradizione del brigidino e a far venire l’acquolina in bocca a più di un avventore, a prescindere dalla sua età anagrafica!

questa la ricetta originale di Pellegrino Artusi, se avrete voglia di cimentarvi in cucina!

Ingredienti


Per 50 pezzi /porzioni

240 g farina

120 g zucchero a velo

10 g semi di anice stellato

2uova

liquore di anice

sale q.B.

 

Procedimento:

Step 1

Per la ricetta dei brigidini dell’Artusi, mescolate le uova con lo zucchero a velo, un pizzico di sale, 1 cucchiaino di liquore e i semi di anice schiacciati in polvere. Aggiungete la farina, amalgamandone metà per volta (se l’impasto risulta troppo colloso, aggiungetene 1/2 cucchiaio).

Step 2

Alla fine otterrete un impasto simile a una pasta frolla, ma un po’ più morbido. Modellatelo in piccole noci; stendetele con il matterello su un piano infarinato, in uno strato molto sottile.

Step 3

Cuocete i dischi di impasto nella cialdiera ben calda per 1-2 minuti. In alternativa, appoggiateli su una placca coperta con carta da forno e infornateli a 180 °C per 5-6 minuti, finché non saranno leggermente dorati. I brigidini, chiusi in scatole ermetiche e conservate in ambiente asciutto, durano fino a tre settimane.

Buon Appetito! 

 

 

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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