Mango e oro
Sono passati quasi otto anni da quel fatidico ultimo concerto a Policoro del 7 dicembre 2014 quando Mango, durante l’esecuzione di Oro, ultimo brano in scaletta per quella sera al Palaercole, venne colpito da un attacco cardiaco fulminante e fu costretto ad interrompere il live. Purtroppo le cure prestategli nel retropalco non bastarono e Pino morì prima dell’arrivo in ospedale, l’8 dicembre del 2014.
Pino Mango era nato a Lagonegro il 5 Novembre del 1954.
E’ stato, e mi piace pensare sia ancora, uno tra gli artisti più importanti cui la Basilicata abbia avuto l’onore di aver dato i natali; una terra alla quale lo stesso cantante era particolarmente legato, tanto da decidere di vivere con la sua famiglia proprio a Lagonegro.
Definito dalla critica «un autentico innovatore della musica leggera italiana», in effetti, la sua musica non è mai stata scontata. Instancabile sperimentatore, si è contraddistinto per la sua abilità ad accostare generi anche molto diversi tra loro: dal pop al rock passando per il soul.
Voce unica nel panorama italiano per timbro ed estensione, collaborò con grandi artisti tra cui: Mogol, Lucio Dalla, Franco Battiato, Claudio Baglioni, Bocelli e Renato Zero, in una lunghissima carriera durata oltre 40 anni.
L’amore per la musica, lo entusiasmò sin da bambino, fondando con il fratello maggiore, Michele, una cover band. Perseverò per anni, inseguendo il suo sogno musicale finche negli anni Settanta, un giorno a Roma fece la conoscenza di Renato Zero. La prima incisione, per la RCA avviene qualche anno dopo, nel 1976, con l’album La mia ragazza ha un gran caldo. Ma è nel 1984 che arriva il primo grande successo, Oro (scritta insieme a suo fratello Armando, importante compagno di avventura).
Nella metà degli anni ‘80 inizia la sua fase di sperimentazione che lo porta a scrivere quesi testi considerati dai più particolarmente innovativi; il 1985 segna anche la sua prima partecipazione al Festival di Sanremo dove riceve per la canzone: Il Viaggio, l’ambito premio della Critica.
Seguono negli anni successivi altri brani diventati celebri; da Lei Verrà (1987), a Bella d’Estate (scritta a quattro mani con Lucio Dalla) fino a Inseguendo l’Aquila.
Il suo talento, ormai affermato su scala nazionale, lo porta a scrivere negli anni ’90 altre memorabili canzoni come Monnalisa e Sirtaki (1990),e a proseguire nel sodalizio con Mogol.
E così, avanti tutta, anche nel nuovo millennio, fino a giungere al suo ultimo album, L’amore invisibile, uscito nel 2014, pochi mesi prima della sua morte; quel 7 Dicembre, quando durante l’esibizione di Oro, si sente male, si scusa e si accascia a terra di fronte al suo pubblico. Inutili tutti i tentativi di soccorso, Mango muore durante il tragitto in ospedale, tra gli sguardi attoniti e increduli dei suoi fans, dello staff, della sua famiglia. Muore, come forse ogni artista vorrebbe morire, su un palco.
Come in un cerchio tragicamente disegnato dal destino, Oro, la canzone che per prima ne aveva consacrato il successo, si è trasformata, nella canzone che ha anche chiuso prematuramente la sua carriera e la sua vita.
La sua musica rimarrà eterna, impressa nei cuori e nelle menti di chi lo ha apprezzato come uomo e come artista, uno dei molti scomparsi, ahimè, troppo presto.