Aneddoti e antichi rimedi,Le vostre storie

Firenze e lo zuccotto


Bernardo
Buontalenti, lo stesso al quale si deve anche l’invenzione del gelato, in onore della regina Caterina deMedici
inventò un dolce a cui fu dato il nome di “Elmo di Caterina” perché furono realizzati utilizzando come stampo proprio un piccolo elmo, inuso all’epoca dalla fanteria dell’esercito fiorentino e chiamato, popolarmente, zuccotto.

Il mio babbo Dino fu il primo in Toscana ad avere le macchine da stampaggio per la materia plastica nel 1954 ed in pratica l’unico limite all’utilizzo di questi nuovi materiali era la propria fantasia.

Oggi ci siamo abituati alla plastica ma allora era un mondo molto semplice, la plastica si divideva in morbida e dura, colorata o naturale fino a che, ad un certo punto, venne fuori che la plastica dura, il polistirolo, poteva anche essere trasparente.

Il mio babbo aveva una piccola fabbrica in Via della Fonderia, dove ora c’è la concessionaria Brandini e, tornando a casa, ogni tanto portava uno zuccotto della pasticceria Conti in Via del Ponte Sospeso.

 

Pensò di sostituire il “contenitore a rendere” di alluminio, facendone uno in plastica trasparente e poi ne portò una dozzina in quella pasticceria per prova e dopo qualche giorno tornò a sentire com’era andata ma la risposta del Conti fu sconcertante: tutti i clienti avevano riportato gli zuccotti perché non riuscivano a tagliarli non comprendendo bene che c’era un involucro rigido trasparente da togliere.

Dopo di ciò, però, il successo fu pressoché immediato e per anni la ditta ne fece a centinaia di migliaia, iniziando di fatto l’industria dei contenitori alimentari usa e getta.

Siccome, nonostante ci fossero dei brevetti, tutti si presero la briga di copiare questi prodotti, mio padre decise di cambiare settore e iniziare con i giocattoli, ma questa è un’altra storia, quella della MUPI che perlomeno di nome molti conoscono…

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Sandro Sposimo

Proprietario di una fabbrica di giocattoli, ha ricoperto incarichi dirigenziali in varie aziende nazionali e ha operato con molte università americane. L’amore per Firenze glielo ha trasmesso un suo insegnante delle scuole medie che la domenica portava tutta la classe a spasso per chiese e musei.

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