Donne di casa Medici

Camilla Martelli nei Medici, granduchessa mancata

Il ritratto è di una giovane donna bruna dal visetto lungo ed i ricci raccolti in una coroncina, il collo incorniciato dalle rouche di una camicia bianca, la mano leggera e candida tiene aperto un libriccino. Quello che incuriosisce lo sguardo dello spettatore è però il colore acceso e bizzarro della giornea che indossa: un taffeta’ di seta in una tinta di un desueto color ciclamino che non passa certo inosservata. L’esile figura del dipinto pare essere quella di Camilla Martelli immortalata nel 1570 dal pittore della corte medicea Alessandro Allori, anche se la certezza matematica della critica ad oggi ancora non c’è.

La storia di questa damigella inizia con la morte nel 1562 della tanto amata granduchessa di Toscana, Eleonora di Toledo, che lascia il marito Cosimo I nella costernazione per la sua scomparsa. Questa unione infatti, oltre che politica, era stato anche un matrimonio riuscito sentimentalmente, un fatto assai raro nelle corti di quel periodo!

Dopo la morte della moglie, Cosimo aveva cercato consolazione vivendo qualche avventura amorosa; la più rimproveratagli dai figli, quella con Leonora degli Albizzi, era stata la relazione dalla quale era nato Giovanni, il futura architetto di casa Medici, la cui sorte sarà legata ad un’altra storia di matrimonio di cui vi parlerò nel prossimo articolo.

Lasciata Eleonora, ecco entrare in scena Camilla Martelli!

Potrebbe, questo rapporto che si consoliderà in un matrimonio, essere il malinconico ritratto di un potente ormai condannato sul viale del tramonto. Nel segno del decadimento fisico di un uomo che per lungo tempo aveva invece mostrato una forza che ogni corte italiana o straniera gli aveva  riconosciuti, Camilla deve avere rappresentato per lui quasi un’estrema difesa, un ultimo sogno ancora da vivere su questa terra.

Ritratto di Cosimo I

E’ il 1567 e un anno dopo la Martelli da’ alla luce Virginia; Cosimo è incantato dalla di lei giovinezza e nel 1570 la sposa, come a tacitare la propria coscienza e ubbidire a quanto gli è stato richiesto dal Papa Pio V il quale, venuto a conoscenza della relazione, ha chiesto al granduca di legittimare col matrimonio quel suo rapporto con la donna che altrimenti risuonerebbe oltremodo immorale se continuato ad essere vissuto così, come sta accadendo.

«Vo’ cavare lei e me di peccato» scriverà  Cosimo al figlio Francesco, «E chiarire al mondo che è mia moglie. Lo fo per la quiete dell’anima e del corpo…».

Ma non ci sarà quiete per lui: né per l’anima, né per il corpo.

Camilla, una volta sposata, si mostra insoddisfatta del suo ruolo che lei si aspettava assai più onorifico. Il fatto è che Cosimo, per attutire il risentimento dei figli e in particolare di Francesco, non ha concesso alla Martelli il titolo di granduchessa e le fa vivere una vita appartata tenendola fuori da ogni festa o celebrazione ufficiale. Camilla, insomma, non è più che l’amante che era prima delle nozze e così la considerano tutti quanti, sia la corte che la nobiltà fiorentina. 

In questo clima non certo favorevole all’unione dei due non va dimenticato che alcuni cronisti comunque ci narrano che la coppia Cosimo e Camilla sapeva godere anche di ore di buona unione e spesso i due si recavano nella villa di Poggio a Caiano (tanto amata dal Magnifico), per godere di ore tranquille, lontani dalla malevolenza di Palazzo Pitti. 

Ma a contrasto di queste notizie idilliache, ecco una realtà ben diversa: Camilla è perennemente adirata e trascura il marito ammalato: né si lascia commuovere dalle sue lacrime, né dai suoi lamenti.

A quale delle due verità credere? Non è facile dirlo. Forse, la scelta più equilibrata sta nello scorgerne  proprio i due contrastanti aspetti, distinguendoli. Una donna troppo giovane per un uomo che vecchio proprio non si poteva dire, ma che comunque ormai era gravemente malato, questo sì. Gravi disturbi circolatori avevano minato il suo fisico e  la sua mobilità si era ridotta assai; non  riusciva più neppure a parlare. A peggiorare le cose, le sue condizioni si aggravarono ulteriormente agli inizi del 1574. Quindi, nell’aprile di quell’anno il granduca Cosimo de’ Medici moriva. 

Per Camilla ora il domani si fa scuro. Francesco I, il figlio di Cosimo, gli ordina di ritirarsi nel Convento delle Murate. Ma lei non vuole adattarsi a questa condizione di vedova reclusa e le suore che lo ospitano devono subire le ire di questa bella ventinovenne che non nasconde le proprie speranze di potersi di nuovo sposare.

Le sue lamentele sono  insistenti;  inoltre,  per le suore delle Murate risulta assai difficile  il poterla accontentare nei suoi mille capricci, tanto che loro stesse si rivolgeranno  al granduca Francesco I chiedendo di trasferire la Martelli in un altro convento, quello di Santa Monica vicino alla Chiesa del Carmine, convento dove Camilla era stata da fanciulla per essere educata. 

Ma anche questa nuova sistemazione non la calma e pertanto, nulla cambia; chiede  di essere libera e di potersi muovere come vuole senza restrizioni di sorta. Alla fine la donna verrà accontenta.

 Morto Francesco I (suo irriducibile nemico), Ferdinando I, il cardinale che aveva scelto di essere granduca di Toscana, le permette infatti di lasciare il convento e di abitare la Villa di Lappeggi, alla periferia di Firenze. 

In realtà , pare che le cose cambiarono bene poco, se dapprima Camilla sembrò essere soddisfatta, poco dopo ricominciarono le sue crisi isteriche. Si decise allora che ella avrebbe dovuto  rascorrere quello che le restava da vivere rinchiusa nel convento di Santa Monica. 

Una volta riportata qui, per la polverina non ci sarà più pace: presto comincerà a dare forti segni di squilibrio mentale. Le suore dovette impegnarsi parecchio a starle il più possibile vicino. Si può avere pensato che la sorte le concedesse poco tempo ancora da vivere, ma le cose andarono ancora diversamente: Camilla Martelli morirà infatti nel 1634. Lei aveva quasi novant’anni e sulla Toscana regnava Ferdinando II.

Camilla Martelli aveva pagato duramente la sua ambizione di legarsi a un principe.

E purtroppo, anche sua figlia Virginia morirà in pazzia.

Questa è la triste storia di Camilla Martelli nei Medici.

La cosa migliore che noi posteri possiamo fare è sicuramente quella di non soffermarci troppo a giudicare né lei, né tanto meno sua cugina, Eleonora degli Albizzi, domandandoci se queste due donne siano state due “circi” ammaliatrici di un uomo troppo attempato per loro, oppure semplicemente due pedine usate dalle rispettive famiglie per conquistare un po’ di potere e gloria sacrificandone le loro giovani vite con storie torbide.

Molto più probabilmente esse furono donne uguali a molte altre del loro tempo, semplicemente educate ad obbedire ai propri genitori ad ogni costo e ad accettare il matrimonio proposto purché conveniente. È triste doverlo ammettere, ma  per loro non ci fu scelta: era giusto perché così era da  sempre successo. 

Author Image
Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

0 0 votes
Voto all'articolo
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Wordpress Social Share Plugin powered by Ultimatelysocial
WhatsApp