Quando c’era la Lazzi!
A Firenze c’era la Lazzi, o meglio: diciamo che c’era una Lazzi, praticamente per ogni momento della vita.
E si diceva Lazzi per forza: niente pullman o corriera o autobus, perché quella era roba da cittadini, mentre la Lazzi la prendevano tutti quelli che venivano da fuori. Per essere più chiari, noi fiorentini la chiamiamo ancora Lazzi, anche se ormai non c’è più!
Chi non era fortunato come me, che in famiglia avevamo la macchina per andare al mare, prendeva la Lazzi per andare o tornare dalle vacanze a Viareggio o al Lido di Camaiore; ma prima di arrivare in Piazza Mazzini, la corriera doveva arrampicarsi in cima al Monte Quiesa, perché non c’era l’autostrada, c’era una strada sterrata tra gli olivi e c’erano certi precipizi ai lati, che facevano morire di paura, anche il passeggero più impavido.
Io, ad esempio quella strada, me la ricordo bene, perché la facevo una volta l’anno: infatti, ogni volta che finiva la scuola nel mese di giugno, tutta la nostra classe veniva invitata per una serena scampagnata a casa di un nostro compagno di classe in località Serravalle. Il viaggio era davvero sfiancante, tra il caldo, le curve e chi stava male di stomaco! Ma per chi riusciva a sopravvivere, questo viaggio-avventura aveva il sapore della vittoria!
Ad ogni buon conto, la Lazzi, non c’era soltanto per le gitarelle fuori porta di noi ragazzi o per i vacanzieri estivi: la Lazzi c’era per i pendolari che, abitando nei dintorni di Firenze, venivano ogni giorno in città per lavorare e ripartire alla sera. La Lazzi portava anche buona parte di miei compagni in città per poter frequentare la scuola ogni mattina. E poi, c’era quella che prendeva pure la sottoscritta nei lunghi mesi invernali tutte le domeniche mattina all’alba, quando era praticamente ancora buio pesto: vale a dire, la Lazzi per andare a sciare all’Abetone. C’era pure la Lazzi dei giovani innamorati i quali, in barba ai paesi di provenienza, pur di riabbracciarsi e scambiarsi un bacio, si sorbivano qualche ora di corriera, perché si sa … L’ amore non conosce distanze ne’confini!
E dire che di tempo ne è passato davvero tanto, perché proprio nel 2020 si sono celebrati i cento anni dalla fondazione.
La Lazzi fu infatti fondata da un contadino – boscaiolo – commerciante, piuttosto ricco, originario delle montagne pistoiesi, per la precisione del paese di San Marcello: il signor Vincenzo Lazzi. Più che un uomo, potremmo definirlo un genio dello scorso secolo!
Il signor Vincenzo possedeva un camion e dei carri che usava per lavoro, per trasportare i fusti degli alberi: accorgendosi che spesso i paesani gli chiedevano un passaggio per scendere fino a Pistoia, Vincenzo pensò di fare un cambiamento: così comincio’ ad usare i camion per trasportare gli alberi e le corriere… invece, pensò di usarle per le persone. Ed ecco che nacque la Lazzi!
Vincenzo, avviò l’impresa alla grande e partì con quattro autobus che fece con le sue mani e con quelle di un paio di operai. Per realizzarli comprò, alla fine della prima guerra mondiale, quattro camion militari dismessi; li smontò, ci fece una copertura, ci avvitò dei sedili all’interno, ingrandì gli accessi, realizzando delle porte a vetri , e l’autobus fu fatto!
Pronti, attenti, via …. si parte!
Una gran bell’avventura, che ha accompagnato la storia della famiglia Lazzi per cento anni, da Vincenzo ad Angelo, Franco, Luciano, Ferruccio, Francesca e Alessandro, una storia che sarebbe durata ancora, se la politica non fosse entrata di mezzo anche in questi affari.
Con l’avvento delle Regioni, l’impresa Lazzi passò dalla gestione privata ad una sorta di società assistita, sottoposta a prezzi politici, corse obbligatorie, insomma tutte quelle cose che hanno ingrassato i costi, gonfiato la burocrazia e rovinato l’Italia, ma questo è un altro discorso. Fatto sta che la Lazzi, è stata davvero una grande famiglia ed una grande invenzione commerciale!
Adesso abbiamo la tramvia, i treni veloci, i Flixbus, e chi più ne ha più ne metta!
Ma vaglielo a spiegare ai nostri giovani, come era bello salire in corriera per fare il viaggio della vita … quando c’era la Lazzi!
Fa piacere che ci sia qualcuno che ricorda la Lazzi. Anche per me fa parte della mia infanzia e giovinezza. È vero, la politica ha decretato la fine di questa gloriosa impresa.