Donne di casa Medici

Livia Vernazza, una Medici contestata

Giovanni, il figlio che Cosimo I ebbe da Eleonora degli Albizzi, occupa in questa storia di Donne di Casa Medici, un suo spazio particolare, soprattutto in virtù della storia d’amore che lo legò a una donna, Livia Vernazza.

La figura di Giovanni in quanto uomo, nella “non troppa luce” che al tempo rischiarava le figure maschili di casa Medici, finalmente brillò per doti naturali di intelligenza e di carattere. I molti anni di studio sommati all’amore che egli nutriva per la conoscenza in genere, fecero di lui un buon matematico, un ingegnere civile e militare, un architetto, un pittore e persino un musicista. 

Fin da giovanissimo, la famiglia lo aveva destinato a compiere qualche piccola missione. Si era trattato allora soltanto di andare al seguito di qualche ambasceria a rappresentare Firenze. Ma lo scopo era ben altro: i Medici intendevano avvertire chi lo riceveva, ricordando loro che lo stato fiorentino aveva ancora un futuro se c’ erano al suo interno persone come lui. 

Il giovane dalle grandi promesse venne pertanto anche istruito per divenire un esperto militare e, poco piu che ventenne, venne mandato a farsi le ossa nell’esercito di Farnese, nelle Fiandre dove era scoppiata una rivolta contro la Spagna. E’ il 1588 e Giovanni si distingue per la sua prontezza e per il suo coraggio. Gli verrà per questo concesso un grado militare: lui studia strategia e si prepara ad essere, dopo i pochi esempi di un  comandante di eserciti che sia mai nato in Casa Medici, un uomo fatto “per la guerra”. Nel 1597 eccolo infatti a difendere in Francia il castello di If,  come generale dell’artiglieria, che comanda le truppe della Toscana. 

Livia Vernazza (Genova, 26 gennaio 1590 – Firenze, 6 agosto 1655)

Individuato questo suo talento lo si usa più che si può, e lui sta all’impegno. Dal 1601 al 1615 il suo nome apparirà dovunque vi siano eserciti e conflitti militari. Passa da Enrico IV che lo vorrebbe trattenere a Parigi affidandogli altri incarichi militari, a Venezia, città  che gli assegna il comando generale delle sue truppe e che lo destina a difendere il territorio della Repubblica. 

Egli viene anche ricordato in qualità di progettista del Mausoleo dei Medici presso la chiesa di San Lorenzo, così come intervenne come architetto-ingegnere per alcune opere di modifica nel porto di Livorno. 

Amava scrivere; anche se alcune sue parti sono rimaste incompiute, lo si ricorda per avere lasciato delle opere, fra cui “Aforismi politici e militari” dove con uno stile molto alla Guicciardini egli ripercorre le tappe della sua vita con intelligenza e chiarezza.

A Firenze vive in un suo palazzo posto in Via del Parione, dove riceve gli amici e si circonda degli artisti che lui stima. I mezzi per mantenersi un tenore di vita di quel rango non gli provengono certo dei compensi ottenuti come generale o come architetto: Cosimo I, suo padre, aveva infatti deliberato che gli fosse concesso a vita un appannaggio di notevole misura. Ma nel Palazzo Medici di via del Parione, Giovanni non teneva soltanto raduni letterari e artistici. La casa era frequentata anche da certi suoi amici gaudenti, che insieme a lui cercavano di addolcire l’esistenza con delle feste -che qualche cronista ha senza mezzi termini catalogato come orge  che effettivamente non erano poi tanto dissimili dai vari raduni che a quel tempo si tenevano in buona parte dei palazzi nobiliari fiorentini. 

Fu esattamente durante uno di questi ritrovi dal sapore più che mondano, che Giovanni fece la conoscenza di Livia Vernazza, una giovane genovese la quale, dopo una serie di vicende avventurose, aveva intrapreso una vita discutibile professando il mestiere della prostituta. Una fra le tante che a Firenze erano schedate nell’elenco che le guardie addette al buon costume, tenevano sempre aggiornato; una sorta di schedario cui era stato dato come nome quello apparentemente meno adatto per un libro del genere: “Libro dell’ Honestà”. Ricalcava lo stile e il contenuto di tutti gli altri elenchi cinquecenteschi, che erano stati compilati a Roma e a Venezia per effettuare un controllo sulle cortigiane. 

Livia, al tempo in cui conobbe Giovanni era giovanissima e di una straordinaria bellezza; lui invece era ormai vicino alla cinquantina: chissà che cosa mai gli passò per la mente; forse il voler dare appagamento ad un semplice capriccio, o forse il desiderio di voler dedicare soltanto un po’ di tempo a questa donna, che invece poi gli giurerà di essersi innamorata di lui.

Di fatto per lui, che era un vero e proprio guerriero, la cosa si trasformò in una mera resa d’armi. A Firenze si gridò allo scandalo: un Medici che viveva con una  prostituta, che per di più giocava a fare la padrona del palazzo di via del Parioli! 

A quel tempo, il clima di corte tendeva ad essere particolarmente bigotto, e infatti Cosimo II fu decisamente risoluto e fermo nell’ordinare a Giovanni, di porre fine alla relazione scandalosa, liquidando la donna al piu presto. Ma Livia si era ormai impadronito del cuore del maturo generale e architetto, né lui poteva più rinunciare così facilmente a lei.

I trascorsi di Livia erano stati duri e dolorosi fin dall’infanzia; un matrimonio combinato in fretta e furia con un garzone che lavorava col padre che faceva il materassaio e poi, dopo che era fuggita dal marito con un uomo di cui si era invaghita, aveva sperimentato pure la prigione. Ora che la buona sorte le si era finalmente mostrata, non era certo sua intenzione arrendersi e sparire. E poi, anche lei come il suo amante, aveva la tempra e la grinta di una combattente. 

Così, Giovanni  la scelse, rinunciando in cambio alla sua permanenza a Firenze. Insieme si trasferirono a Venezia dove Giovanni venne accolto di con ogni onore e fu insignito del grado di “governatore generale delle armi“. La Repubblica ricompensava così un suo difensore; un soldato che aveva combattuto per lei. 

A Venezia, Livia e Giovanni vivono giorni sereni. Lui chiede che il matrimonio di lei, quello contratto quando aveva tredici anni, venga dichiarato nullo. La curia di Genova accetta, motivando la sentenza emessa col fatto che nell’occasione di quelle nozze, a Livia sarebbe stata fatta violenza fino a obbligarla.

Giovanni ora può anche convolare a nozze con la sua amata, ma in Casa Medici non si accetta certo la cosa con serenità. Non perché moralmente viziata, ma principalmente per ragioni patrimoniali ed economiche: una volta infatti che Giovanni avesse avuto un figlio dalla donna, sarebbe divenuto anch’esso un Medici e un domani avrebbe potuto persino accampare dei diritti per la successione, se non per il trono, certamente per quei beni di famiglia da dover spartire fra tutti. 

A Firenze, allora, si inizia a macchinare qualcosa di machiavellico; si fa rapire l’antico marito della Livia, il quale viene convinto con le buone e con le cattive maniere, a fare opposizione presso la curia genovese contro la sentenza di annullamento matrimoniale.

Poi, come in un  romanzo d’appendice, i colpi di scena si susseguono. Quel che più intimorisce è il  timore che la nascita di un erede si profili all’orizzonte. I sospetti si fanno verità. In effetti Livia è già in dolce attesa, aspetta un figlio di Giovanni. 

E’ il maggio del 1621: la donna vede avverato il suo sogno, dare alla luce un erede all’uomo che ama (e, detto fra noi, pare amarlo sinceramente). Ma il destino, si sa, gioca brutti scherzi agli umani e lo fa quando meno se lo aspettano.

Ecco che improvvisa sopraggiunge la morte per Giovanni de’ Medici. 

È il 19 luglio sempre del 1621, nel febbraio è scomparso anche Cosimo II. Ormai, a Firenze comandano -in attesa che il giovanissimo Ferdinando, figlio primogenito di Cosimo I e di Maria Maddalena d’Austria, abbia raggiunto l’età di governare- Cristina di Lorena e Maria Maddalena; Livia non ci mette troppo a capire che, d’ora in poi, la vita per lei e suo figlio sarà parecchio difficile.

E Firenze tenterà di tutto per renderle l’esistenza impossibile. 

Gli eventi non si fanno neppure attendere; il figlio di Livia è nato da pochi giorni quando da Firenze giunge a Venezia un funzionario di corte per invitare Livia a tornare, garantendole buona accoglienza ed un aiuto sia per lei che per il figlio. Dopo un po’ di indecisione lei si fida.

Nessuno avverte la giovane madre che nel frattempo Cristina di Lorena sta facendo istruire un processo contro di lei accusandola di stregoneria. Livia viene descritta come una donna che avrebbe esercitato le sue arti di maga per più scopi, non ultimo quello di ammaliare Giovanni de’ Medici, che ne avrebbe sperimentato il potere cadendo nelle reti di questa maliarda.

La  situazione è di terribile gestione. Se la donna torna Firenze sarà sicuramente imprigionata, ma se rifiuta di andare c’è il rischio di essere data in mano al Santo Uffizio, e di essere condannata a morte come strega. La poverina è pertanto costretta a scegliere il male minore.

Arrivata  a Firenze verrà rinchiusa dentro al Forte Belvedere -proprio quell’edificio che era stato in parte sistemato da Giovanni come architetto- mentre Cristina di Lorena ottiene il diretto intervento del Papa Gregorio XV affinché la chiesa annulli la sentenza della curia genovese, e dichiari ancora valido il primo matrimonio di Livia.

Così facendo al figlio di Giovanni e di Livia non resta alcun dirittto di poter fare parte dell’asse ereditario di Casa Medici. Le due donne di Palazzo Pitti  hanno inequivocabilmente vinto la partita.

Livia otterrà soltanto di vedere addolcita la sua prigione, venendo trasferita in una villa nei pressi di Montughi.

Morirà nel 1655. 

La sua avventura aveva avuto momenti esaltanti: la figlia di un materassaio che aveva fatto innamorare di sé un Medici…. Deve essere stata questa l’unica vera consolazione per la genovese.

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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