Donne di casa Medici

Giovanna d’Austria, la sposa infelice

Giovanna d’Asburgo, meglio nota come Giovanna d’Austria, per nascita arciduchessa d’Austria

Giovanna d’Asburgo, meglio nota come Giovanna d’Austria nacque a Praga nel rigido gennaio del 1547, ultima di 15 figli del futuro imperatore del Sacro Romano impero, Ferdinando d’Asburgo, e di sua moglie, Anna Jagellone, figlia del re d’Ungheria e Boemia Ladislao II, sorella del futuro imperatore Massimiliano II.

La prole numerosa garantiva agli Asburgo legami con le casate più potenti del secolo come Jagellone, Este, Wittelsbach, Gonzaga, e di conseguenza sempre maggiore influenza.

Per questo anche la piccola Giovanna d’Austria dovette rispondere a suddetta logica: ella non era certo priva di pretendenti, nonostante il suo aspetto fisico fosse poco gradevole. Curva in avanti, per via d’una deformazione della colonna vertebrale, piuttosto bassa di statura, il viso appuntito e lungo, gli occhi sporgenti, la ragazza  non era davvero quel che si può definire una bellezza della natura, ma portava come dote un pesantissimo titolo nobiliare e questo la rendeva estremante interessante agli occhi di molti!

Anche  per le ambizioni di scalata sociale a cui puntavano i Medici, Giovanna d’Austria era un’ ottima candidata: il matrimonio con una principessa asburgica poteva rappresentare un successo fondamentale nell’ascesa della casata. Per questo motivo Cosimo I non perse tempo e iniziò le trattative per darla in sposa al figlio Francesco il quale, invece, non aveva nessuna intenzione di unirsi a lei.

Ma a quei tempi (e noi lo rimarchiamo sempre, vero?), i sentimenti dovevano cedere il passo alla Ragion di Stato e anche in questo caso non si poteva certo fare eccezione, in quanto un’unione con la principessa asburgica poteva definirsi pure un grande successo diplomatico

Le trattative per ottenere la mano di Giovanna d’Austria, andarono assai per le lunghe, durando oltre due anni, ma Cosimo, grazie alla sua proverbiale e incrollabile tenacia, riuscì – seppure con molta fatica – a prevalere su tutti gli altri rivali, raggiungendo nel 1565 il tanto desiderato assenso di Massimiliano II a dare in sposa sua sorella minore.

La gioia della famiglia Medici raggiunse il culmine: una Asburgo dell’austera corte di Vienna, figlia dell’Imperatore del Sacro Romano Impero, sarebbe divenuta la signora di Firenze!

A questo punto si rendeva necessario abbellire la città, renderla degna di una simile parentela.

E come fare se non attraverso l’arte, ovvero la materia in cui Firenze eccedeva, trovando ben pochi rivali con cui competere? A tal fine, si convocarono immediatamente gli artisti più in voga del momento: tutta la città doveva essere parata a festa, perché stava per essere celebrato il matrimonio che avrebbe rappresentato l’evento del secolo, se non altro dalle nostre parti!

La sposa giunse nei paraggi di Firenze il 16 dicembre e venne ricevuta con grandi onori presso la villa di Poggio a Caiano, la residenza medicea voluta da Lorenzo Il Magnifico e realizzata da Giuliano da San Gallo. Per festeggiare il suo arrivo, alla popolazione venne offerto vino in abbondanza, distribuito in maniera assai originale dalla fontana del cosiddetto Mascherone (una fontana a forma di maschera che ancora oggi troneggia sull’angolo tra via Lorenzo il Magnifico e via de’ Cancellieri): gli abitanti del paese accorsero tanto numerosi sotto le mura della villa da suscitare l’impressione di un vero e proprio assedio.

Quindi, il 18 dicembre, Giovanna fece il suo ingresso trionfale in Firenze attraverso la Porta al Prato.

Trovò ad accoglierla uno sfarzo incredibile: archi di trionfo, statue e fontane che adornavano l’intera città. Per organizzare l’evento, erano stati incaricati  due wedding planners (come li chiameremmo al giorno d’oggi!) davvero d’eccezione: Giorgio Vasari e Vincenzo Borghini i quali, con l’aiuto di Giovanni Caccini, progettarono dei magnifici apparati.

In Borgo Ognissanti furono collocate due statue di Francesco della Cammilla rappresentanti la “Toscana” e l’“Austria”: addirittura, le case che non avevano facciate sufficientemente di pregio furono coperte con grandi pannelli dipinti da Carlo Portelli e Santi di Tito, mentre sull’attuale piazza Goldoni, vennero posti una serie di archi e statue, che rappresentavano l’Imeneo, di buon auspicio matrimoniale. Le statue furono scolpite da Battista Lorenzi (allievo del Bandinelli), mentre per le altre decorazioni  venne prescelta l’abile mano di Alessandro Allori. Inoltre, ovunque si organizzarono giostre, spettacoli, tornei e mascherate.

L’aspetto urbano, oltre che ad essere modificato con addobbi e scenografie, vide anche la costruzione permanente di nuove strutture. È per questa straordinaria occasione che venne infatti realizzato il Corridoio Vasariano, un percorso sopraelevato atto a collegare la residenza del Granduca al palazzo del governo.

Questa decisione comportò, di conseguenza, anche lo spostamento del mercato delle carni che abitualmente si teneva sul Ponte Vecchio: per evitare l’odore nauseante, la compravendita venne traslocata in un altro luogo e sostituita con botteghe di orafi e gioiellieri, caratteristici ancora oggi di questa parte della città.

Il cortile di Palazzo Vecchio fu decorato con stucchi e pitture a secco che riproducevano centri urbani dell’Impero austriaco in onore della sposa: Praga, Vienna, Innsbruck, Costanza e, per concludere l’omaggio, venne affissa un’iscrizione in latino sulla parete est per dare il benvenuto alla sposa e a tutto ciò che il suo ingresso in città rappresentava: «Caesaris invicti augusti pulcherrima proles».

Insomma, l’evento del matrimonio inaugurò una nuova stagione nello spettacolo di corte, destinato a divenire per la sua imponenza, un modello di riferimento per tutte le celebrazioni future. Fu questa l’occasione in cui venne portata in scena pure la commedia La Cafonaria di Francesco D’Ambra, il cui cuore sono i ricchi intermezzi con la storia di Amore e Psiche affidati alle scenografie di Bernardo Buontalenti. Un vero trionfo!

Giovanna era pronta per iniziare la sua nuova vita.

Invece, il matrimonio risultò fin da subito tutto fuor che felice. I due sposi avevano caratteri molto diversi, così come differenti erano i loro interessi, ma sopra ogni altra cosa pesava il fatto che Francesco fosse innamorato da tempo di un’altra donna: Bianca Cappello, una nobildonna di origini veneziane che, da circa due anni, aveva conquistato il suo cuore.

Quali aspettative avesse nutrito la povera fanciulla, nessuno lo saprà mai. Con molta probabilità, ella sperava di trovare quella considerazione che nella corte di suo padre, con i suoi quattordici fra fratelli e sorelle, non aveva mai ricevuto; o forse no. Qualunque siano stati i suoi desideri parve a tutti evidente che la sua vita, una volta entrata in Firenze, non fu lieta: è spesso capitato che le ragioni di stato abbiano suggellato unioni matrimoniali senza curarsi dei reali sentimenti provati dai diretti interessati. E questa relazione ne rappresenta l’esempio lampante.

Francesco I era un personaggio molto inquieto, sempre votato alla ricerca intellettuale, alle scienze occulte e all’arte, e trovava la moglie poco interessante, non molto colta né elegante, affetta com’era da una malformazione alla colonna vertebrale. Si racconta che egli sopportasse a malapena la sua presenza, sebbene l’evidenza ci suggerisce che non si sottrasse mai ai suoi doveri coniugali!

Giovanna rimase spesso incinta e il suo ventre fu generoso. Eppure non riusciva a dare alla luce il tanto desiderato erede maschio, colui che era destinato a portare avanti la casata medicea. Di conseguenza, la sua posizione a corte appariva sempre più debole e sempre più in ombra rispetto alla grande rivale, l’onnipresente Bianca, che ormai passeggiava spudoratamente al braccio di Francesco. E pure il giovane Medici, non faceva mistero della sua passione amorosa.

Il suo unico protettore fu Cosimo I, suo suocero, sebbene pure con lui, non mancarono motivi di attrito, in particolare quando questi si risposò con la giovane Camilla Martelli, una dama nelle cui vene non era possibile trovare alcuna traccia di sangue nobile.

 

Francesco e Bianca vissero la loro storia d’amore con aria via via più spavalda, attirando le chiacchiere di tutte le corti europee (pure la Cappello era infatti una donna sposata). Ma forse Giovanna, più che essere indispettita per l’infedeltà del marito, della quale si dice se ne curasse il giusto, era delusa perché ferita nell’orgoglio di principessa che non veniva trattata all’altezza del proprio rango. Ci rimangono alcune lettere nelle quali essa si lamenta con il suocero Cosimo I e poi con il cognato, il cardinale Ferdinando de’Medici, che si rivelò un suo alleato e fece un duro fronte contro Bianca Cappello, la quale fu esiliata da Palazzo Pitti: ma questo fu soltanto un minimo ostacolo per i due amanti, che spesso soggiornavano insieme in una delle tante ville medicee.

Giovanna partorì ben sei figlie femmine, delle quali solo due arrivarono all’età adulta (una su tutte, la famosa Maria de’ Medici, regina di Francia di cui parleremo prossimamente). Per il diritto dinastico esse erano escluse dalla successione granducale.

Come moglie di un Medici e come arciduchessa d’Austria, Giovanna ottenne soltanto qualche piccolo successo diplomatico, aiutando a dissipare l’attrito tra la corte medicea e quella asburgica, che in quegli anni andava maturando.

Peraltro, anche il favore del Granduca e la sua influenza politica non durarono molto perché, a causa di una rapida decadenza fisica, Cosimo morì, lasciando il figlio libero di gestire a suo piacimento la vita privata.

Forse l’anno più infausto della triste e infelice vita di Giovanna può essere considerato il 1576, quando si pensa che la sua rivale abbia dato alla luce un bambino, Antonio, figlio illegittimo, ma pur sempre un maschio. Sembra, perché la storia di questo fanciullo è avvolta dal mistero: si racconta anche che fosse una gravidanza simulata e che il bambino fosse figlio di una serva.

Ad ogni modo, che si sia trattato di un intrigo o meno, Giovanna deve aver vissuto non poca angoscia nell’animo: nonostante il ruolo di potere, restava una donna straniera, che non amava vivere a Firenze: a propria volta, anche la nostra città non l’accettò mai né, tanto meno i fiorentini mai l’apprezzarono.

Invano la principessa richiese al fratello di tornare a Vienna, perché trascurata dal marito; naturalmente prevalse la ragion di Stato e la sua richiesta non fu mai nemmeno presa in considerazione.

L’anno successivo Giovanna partorì per la settima volta: questa volta finalmente nacque un maschio, il tanto desiderato erede legittimo. Filippo il suo nome: ma purtroppo con lui la vita non fu  particolarmente generosa perché, ancora infante, all’età di soli quattro anni il piccolo morì. Un ennesimo dispiacere da sopportare, a cui la madre, però non poté assistere: infatti, la povera Giovanna, nuovamente gravida, perse la vita in seguito a una caduta dalle scale del palazzo Ducale nel 1578, dando alla luce un bambino morto.

Le sue esequie si tennero con grande fasto, come quando era convolata a nozze. Le sue spoglie trovarono sepoltura nella chiesa di San Lorenzo, come si addice a ad una Medici, nella cripta delle Cappelle Medicee.

Il suo corpo era ancora caldo quando il marito si risposò, a solo un mese di distanza, con la sua amante, la quale nel frattempo era diventata vedova.

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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