Isabella, la stella dei Medici
La brillante storia della casata de’ Medici di Firenze ha visto spesso le donne al centro dell’attenzione, in maniera del tutto positiva, ricoprendo anche un ruolo importante, sebbene raramente decisivo dal punto di vista politico. La loro importanza è stata qualvolta attestata in ambito letterario o più in generale, culturale; basti pensare ad esempio a Lucrezia Tornabuoni, madre di Lorenzo de’ Medici, ricordata da molti per essere stata una grande poetessa.
Spesso queste figure sono uscite di scena in modo sereno, altre volte tragicamente, altre volte ancora la loro dipartita è stata oggetto di ricostruzioni discordanti da parte degli storici. Molte di esse furono così amate che la loro morte fece tanto scalpore da delineare l’inizio di vere e proprie leggende riguardo plausibili omicidi.
Un caso particolarmente noto ed attestato è quello inerente la figura di Isabella de’ Medici.
Isabella Romola de’ Medici, nota semplicemente come Isabella de’ Medici, nacque a Firenze il 31 agosto 1542 da Cosimo I e da Eleonora di Toledo, i duchi di Firenze. Fu una donna dotata di una bellezza fuori dal comune, nonché una delle più colte della sua epoca. Terzogenita di casa, crebbe tra Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti. Per rinsaldare il legame con lo Stato Pontificio, iniziato ai tempi di Lorenzo e Clarice, venne destinata in sposa a Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano. Infatti il giovane, essendo rimasto orfano dei genitori, era già signore di un piccolo ma strategico stato.
I patti preliminari del matrimonio furono firmati a Roma l’11 luglio 1553 quando il futuro sposo aveva dodici anni: il ragazzo venne pertanto portato a Firenze e cresciuto insieme ai figli di Cosimo e tre anni dopo venne firmato il vero e proprio contratto con Isabella, la prima duchessa consorte di Bracciano. La sposa aveva tredici anni, lo sposo ne aveva appena compiuti quindici.
La cerimonia religiosa venne celebrata in forma privata a Firenze mentre quella ufficiale si svolse nel Castello Odescalchi di Bracciano, una splendida rocca dall’aspetto quasi fiabesco posta alle spalle di Roma. Per l’occasione Giacomo del Duca, allievo del grande artista Michelangelo Buonarroti, realizzò una serie di interventi artistici tutt’ora visibili.
Nonostante i lavori fatti alla fabbrica per l’intenzione di giovanissimi coniugi di stabilirvi la propria dimora, la coppia, per volontà di Cosimo I, continuò invece a vivere a Firenze e, a causa dei successivi eventi, non si trasferì mai a Bracciano, lasciando come loro residenze principali il Palazzo Medici di via Larga e Villa Baroncelli, a Poggio Imperiale.
Dal matrimonio nacquero due figli: Francesca Eleonora e l’erede Virginio.
Bella, elegante, intelligente e colta, educata alla musica, alla poesia, alle arti, allo studio del greco e del latino, nonché alle lingue straniere (parlava spagnolo e francese), Isabella è stata definita dai contemporanei la Stella dei Medici, una stella che cercò di illuminare Firenze e la corte medicea come in passato aveva fatto il suo antenato, Lorenzo il Magnifico.
I suoi interessi furono sempre molteplici: amava la cultura in senso lato, la musica e la poesia in primo luogo. Negli anni Sessanta e Settanta del Cinquecento intorno a lei si mosse il mondo intellettuale fiorentino e moltissimi artisti, letterati, musici e poeti le dedicarono le loro opere come vera Signora di Firenze e patrona delle arti. Ma ella fu anche una donna estremamente moderna per i suoi tempi, impegnata nel sostenere e valorizzare il contributo intellettuale femminile e nel difendere l’autonomia della donna all’interno dell’ambito familiare.
Un carattere allegro e vivace che amava la vita all’aria aperta, la caccia, i cavalli e l’equitazione, le feste, i balli, i divertimenti. Al tempo stesso una donna complessa, forte, determinata, conscia del proprio ruolo e dotata di un’acuta intelligenza politica e di capacità diplomatica, perfetta erede morale di suo padre.
Nella villa di Cerreto era sua consuetudine invitare amici e alleati, organizzare battute di caccia e intessere una rete di relazioni grazie anche alle quali il padre ottenne il titolo di Granduca.
Particolarmente dopo la morte prematura delle due sorelle Maria e Lucrezia, nonché della madre Eleonora, Isabella divenne il cuore della corte medicea, la figura femminile di riferimento della famiglia. Ruolo questo che le fu ampiamente riconosciuto anche dalle altre corti, al punto di sostituirsi al padre in alcune visite ufficiali e di seguirlo, prima in ordine di importanza fra i quattro figli, quando nel 1569 egli ricevette il titolo di Granduca di Toscana da parte di Pio V.
Ma il destino di Isabella era segnato: provata da una lunga malattia alle vie urinarie che le causava continue emorragie e febbri, ella morì appena trentatreenne, nella notte fra il 15 e il 16 luglio 1576 nella villa di Cerreto Guidi. Il padre Cosimo era mancato nel 1574.
Fu esattamente quando Isabella si spense che si accese la leggenda, alimentata nel tempo soprattutto dalla letteratura romantica. La cosiddetta Leggenda Nera di casa Medici ispirò nel corso dei secoli, scrittori, poeti e scienziati, dall’elisabettiano Noah Webster al romantico Alexandre Dumas, da Domenico Guerrazzi a Gaetano Pieraccini.
Soltanto recentemente è stato possibile riscoprire la verità e restituire a Isabella l’onore cancellato dalla calunnia.
Si perché nel leggendario, Isabella de’ Medici venne definita una seduttrice di ineguagliabile bellezza, una donna dall’aspetto sublime ma anche dall’animo nero. Ogni qualvolta il marito Paolo Giordano Orsini si assentava per guerre o per ragioni di stato, la sua carrozza correva al Castello Odescalchi di Bracciano, dove, nella Camera Rossa, riceveva i suoi numerosi amanti. Dopo una notte di passione, li faceva accomodare in una stanza adiacente, e in quella oscurità i poveri uomini finivano vittime di un trabocchetto: cadevano in un pozzo a rasoio oppure i loro corpi sparivano nella calce viva, dissolvendosi per sempre. Tuttavia, uno soltanto possedeva il suo cuore: Troilo Orsini, il cugino dell’ignaro marito. Si racconta che tra i due fosse nata una relazione clandestina. Schiacciato dal peso dei sospetti, però, Paolo Giordano si finse un prete confessore e, nella cappella privata della famiglia presso la Villa Medicea di Cerreto Guidi, ascoltò la verità direttamente dalla bocca della moglie. Quindi, la sera stessa la raggiunse nella sua camera, e pose fine alla sua vita strangolandola con un nastro rosso. Fu così che morì una delle donne più sanguinarie e lussuriose che la storia ricordi.
Ma questa è solo una leggenda…
Le innumerevoli dicerie, i torbidi racconti che accesero l’immaginazione collettiva, senza considerare la decadenza in cui di lì a poco sarebbe precipitata la casata Medici, fecero sì che nei secoli a seguire, la sua prematura scomparsa sia stata attribuita all’assassinio intentato per mano del marito medesimo, probabilmente anche con l’assenso di Francesco I de’ Medici, il fratello di Isabella. Soprattutto, fecero scalpore le presunte relazioni che entrambi i coniugi avrebbero vissuto al di fuori del proprio matrimonio.
Ma studi e ricerche recenti hanno svelato una storia diversa da quella conosciuta allora: grazie ad una copiosa corrispondenza intercorsa fra Isabella e suo marito Paolo Giordano, conservata nel carteggio dell’archivio Orsini a Roma, è stata fatta luce sulle loro figure, riconsegnandole con veridicità alla storia. E dalle numerose lettere (quelle di Paolo sono 384, quelle di mano di Isabella sono 165) scritte nell’arco di vent’anni dal 1556 al 1576, emergono un amore ricambiato, un solido legame matrimoniale ed una lunga malattia, vera motivazione della morte di Isabella: ecco perché, a soli 34 anni, la sorella di due granduchi Francesco I e Ferdinando I, scomparve per cause naturali e non per mano del marito il quale, al contrario, si dimostrò sempre innamoratissimo di lei.
Intorno alla scomparsa di Isabella è da poco fiorita anche una seconda leggenda.
Chi ha avuto il piacere di visitare il Castello di Bracciano ed in particolare la Camera Rossa, ha ammesso di aver percepito la presenza della bella duchessa. Pare infatti che lo spirito della nobildonna aleggi ancora tra le mura della rocca.
Secondo i racconti locali, sembra addirittura che sia stato visto vagare lungo le sponde del Lago di Bracciano. A tal proposito, nel 1953, il fantasma della duchessa apparve ad alcuni attori intenti a girare un film all’interno dell’edificio. Il fatto ebbe una certa risonanza anche sui giornali americani.
Al giorno d’oggi, a ricordare la sua triste vicenda resta un cappio che penzola sinistramente dal soffitto della camera nuziale. Sulle pareti vi sono appesi i ritratti di entrambi i coniugi. paolo Giordano vi è raffigurato altero e con uno sguardo sprezzante. Isabella, invece con un viso dolce e giovanile, un sorriso enigmatico ed uno sguardo che sottolinea una profonda, inconsolabile tristezza, quello di una donna bella quanto colta che, tutto sommato, cercava solo un po’ d’amore.
Per questo a noi piace ricordarla con alcuni versi facenti parte della sua unica opera nota pervenuta, dei versi oltremodo originali in quanto, se letti al contrario, inneggiano alla vita:
«Lieta vivo et contenta
Dapoi che ‘l mio bel sole
Mi mostra chiari raggi come suole.
Ma così mi tormenta
S’io lo veggio sparire
Più tosto vorrei sempre morire»
Riposa in pace, bella Isabella!