In giro per Firenze,Le vostre storie

Via dei Leoni

Della serie…In giro per ⚜️Firenze…Via dei Leoni.
Via dei Leoni è una strada del centro storico di Firenze, posta tra piazza del Grano (nella zona dove convergono via de’ Neri e via della Ninna) e piazza di San Firenze (via de’ Gondi e borgo de’ Greci). Se da un lato è per l’intero tratto chiusa dalla mole della fabbrica del Palazzo Vecchio, dall’altro si apre a via Vinegia (tramite un’arcata) e a via del Corno. A Firenze esiste anche una via del Leone, in Oltrarno, il cui nome è però legato, in tutta probabilità, all’insegna di un’osteria.
Nomi precedenti: Via dei Lioni, via del Leon Vecchio.

Il tracciato della via è molto antico, e segue quello della prima cerchia di mura della città, ovvero del fossato (fosso di Schiaraggio o Scheraggio) che vi scorreva di lato. La denominazione attuale si spiega per la presenza, dal lato del Palazzo della Signoria, prima che questo fosse ampliato da questo lato tra il 1588 e il 1596, del serraglio in cui venivano allevati i leoni, animali sacri a Marte e simbolo del Popolo di Firenze, “che si riconosceva dal suo Marzocco, leone posato con lo stemma fiorentino nella branca, e il cui nome, appunto, deriva da Marte“.
Oltre al serraglio, su questo lato della strada, avevano inoltre sede le case del Capitano e del Vessillifero di Giustizia, che vennero poi inglobate nel palazzo pubblico, restando però visibili alcune tracce delle preesistenze.
Trasferito il serraglio nel 1550 nelle stalle di Piazza San Marco, la zona conservò tuttavia nella denominazione della strada memoria dei fatti, inizialmente con la variante di via del Leon Vecchio.


La presenza dei leoni è attestata a Firenze dal Duecento, inizialmente tenuti in Piazza San Giovanni dove in seguito sarebbe sorta la Loggia del Bigallo, poi nei pressi di San Pier Scheraggio (sul luogo poi di edificazione della Loggia dei Lanzi) e quindi, dalla metà del Trecento circa, dietro il palazzo dei Priori. Questi allevamenti esotici erano relativamente comuni nelle città medievali, specialmente se legati all’animale araldico cittadino: a Pisa ad esempio si tenevano le aquile nella Torre della Muda, mentre a Roma si tenevano lupe vive presso il Laterano; a Parigi esiste ancora la rue des Lions che ha la medesima origine della strada fiorentina.

La storia più celebre legata a questo serraglio di leoni ebbe però luogo al tempo in cui esso si trovava in piazza San Giovanni, presso la torre del Guardamorto, come racconta Giovanni Villani. Apertasi una porta della gabbia per mala custodia del guardiano, ne uscì un leone che si mise a scorrazzare per la città, seminando il panico. Più o meno all’altezza di Orsanmichele trovò un bambino da solo, e lo prese tra le sue branche, ma la terrorizzata madre del fanciullo riuscì a salvarlo avvicinandosi all’animale senza venirne ferita né lei né il piccolo, che quindi si salvò indenne. Orlanduccio, così si chiamava, venne per questo prodigio adottato dalla Signoria, e divenne il capostipite della famiglia da allora detta dei “Leoni“.


Villani ricorda anche che quando nacquero due leoncini, al tempo del serraglio presso San Pier Scheraggio, e che, contrariamente a quanto riportato nei bestiari, non perirono per la cattività, vi furono grandi festeggiamenti quale segno di buona fortuna per il Comune.
Un altro aneddoto, ricordato dal Bargellini, è quello di un priore degli Anziani che raccolse un vecchio cancello “della chiusa del leone” abbandonato nei pressi di piazza della Signoria e lo mandò alla propria villa, venendo però poi multato per appropriazione indebita di bene pubblico.

Così Goro Dati, ai primi del Quattrocento, descrisse la situazione al tempo del trasferimento in un edificio in muratura nell’attuale via dei Leoni: “Detro al palazzo della Signoria è una gran casa con gran cortile, dove stanno assai leoni, che figliano quasi ogni anno e ora quando mi partii ve ne lascia ventiquattro, tra maschi e femmine”. Così tanti animali richiedevano misure eccezionali di custodia, che era considerata un privilegio: era infatti normalmente affidata a un personaggio di famiglia nobile, con alle spalle almeno trenta anni di regolarità tributaria, che doveva anche necessariamente portare la barba, segno di serietà e autorità.

La morte di un leone era invece considerata un segno nefasto: si ricordava ad esempio come la notte in cui perì Lorenzo il Magnifico due leoni del serraglio si sbranarono tra loro.

La via, pavimentata a lastrico, svolge un ruolo determinante nella viabilità del centro storico, ponendosi in asse tra via del Proconsolo e via de’ Castellani, che collegano piazza del Duomo con il tracciato dei lungarni.
Sulla strada si affacciano alcuni palazzi ma con facciate secondarie. A parte quella di Palazzo Vecchio, sormontata da un grande stemma Medici, vi si trovano un lato di Palazzo Columbia-Parlamento, in angolo con piazza San Firenze e della Torre dei Filipetri, in angolo con piazza del Grano. Nell’antichità, al di sotto di Palazzo Vecchio e via dei Leoni, si trovava l’antico Teatro romano di Firenze.

La via non presenta lapidi, tuttavia sul fregio del portale posteriore di Palazzo Vecchio si trova l’iscrizione “COSMVS MEDICES – FLOREN. DVX II MDL” (Cosimo I de’ Medici, secondo duca di Firenze 1550). Cosimo era infatti il secondo duca dopo Alessandro de’ Medici e diventerà il primo dei granduchi solo nel 1569.
Vi è apposto lo stemma mediceo, entro un’estrosa cornice disegnata probabilmente da Bernardo Buontalenti: comprende la corona ducale, l’anello di diamante (antico emblema mediceo) e un mascherone baffuto.
Edifici principali: Palazzo Vecchio, Casa della Compagnia del Sacramento di San Remigio, Torre dei Filipetri, Palazzo Mancini.

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Andrea Giovanni Iacopini

Andrea giovanni Iacopini nasce a firenze nel 1955. Geometra con la passione per le storie fiorentine è amante degli animali, della musica anni 70/80, di cinema e della squadra Viola. Si definisce un ottimista per natura.

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Ugo

Grazie per la esposizione e presentazione di ciò che è storia Fiorentina, non sempre conosciuta.

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