Donne di casa Medici,Rubriche

Marguerite Louise d’Orleans, granduchessa ribelle

Occhi color turchese, presenza elegante, carnagione chiara come si addice a una aristocratica: sono queste alcune delle caratteristiche fisiche di Marguerite Louise d’Orleans, la giovane francese che fu destinata a divenire Granduchessa di Toscana.

Lei ha sangue reale nelle vene. Il padre Gastone vorrebbe per sua figlia nozze regali, aspira al nipote, il futuro Re Sole figlio di suo fratello Luigi XIII, ma ottiene un rifiuto. La famiglia Medici appare un buon ripiego, sarà il cardinale Mazzarino a sostenere personalmente queste trattative soprattutto dopo la morte di Gastone nel 1660.

Come tutti i matrimoni del tempo, anche questo si rivela essere meramente un matrimonio combinato. Non un matrimonio d’amore, anzi solamente un contratto, una volta firmato occorre che sia formalmente rispettato da ambo le parti: eppure nonostante la “procedura”, come abbiamo visto nell’osservare i profili di molti personaggi femminili storici, non era raro che tra i predestinati coniugi nascesse una qual sorta di sentimento o di stima, motivati dalla ricerca di interessi comuni. 

Ebbene, questo non fu certo il nostro caso. Tra Marguerite Louise d’Orleans e colui che diverrà Cosimo III non ci fu mai amore, né stima, né rispetto; ci fu un vero e proprio odio implacabile (soprattutto dalla parte della giovane dama francese) che non smise mai di consumarsi fino alla fine, tanto da pensare che se la vita di Marguerite Louise, da un certo punto in poi non fu vissuta, fu intenzionalmente tale, più che altro per far dispetto al marito.

Margherita Luisa d’Orleans (Blois, 28 luglio 1645 – Parigi, 17 settembre 1721)

Marguerite Louise d’Orleans era nata il 28 luglio 1645 nel Castello di Blois, dalle seconde nozze di Gastone duca d’Orléans con Margherita di Lorena-Vaudémont, sorella del duca Carlo IV di Lorena, sposata segretamente da Gastone a Nancy il 31 gennaio 1631 contro il volere del fratello, il re di Francia Luigi XIII. Marguerite-Louise era perciò cugina del sovrano Luigi XIV. I suoi nonni paterni erano Enrico IV, re di Francia, e Maria de’ Medici, nostra vecchia conoscenza.

Il padre Gastone viveva una sorta di esilio nel castello e avrebbe desiderato per sua figlia delle nozze regali. Cosimo de’Medici (futuro Cosimo III), figlio di Ferdinando II, granduca di Toscana, e della religiosissima Vittoria della Rovere. Il cardinale Pierre de Bonsi, che rappresentava a Parigi il granduca di Toscana Ferdinando II, fu incaricato dei preliminari per il matrimonio, ma prima gli furono richieste dettagliate informazioni che riguardavano l’aspetto fisico e il carattere della diciassettenne figlia del duca d’Orléans. La risposta fu sorprendentemente positiva: Marguerite-Louise era bella e buona, paziente e remissiva. E sarà su quest’ultima citata sua dote che più tardi dalla reggia di Pitti si potrà accusare il Bonsi di essere stato cattivo informatore, o per non conoscere la reale situazione, o in malafede. Nell’uno e nell’altro caso che fosse, quanto aveva riferito circa il carattere della nobile fanciulla era stato determinante per convincere il granduca Ferdinando II che Marguerite-Louise sarebbe stata la moglie ideale per suo figlio Cosimo, che non possedeva eccezionali doti di carattere.

Il contratto di nozze richiese lunghe e non facili trattative e fu firmato nel gennaio del 1661, senza che Marguerite-Louise nascondesse d’essere contraria a trasferirsi in Toscana, affermando che per lei lasciare Parigi e ciò che tale città le offriva era cosa che non avrebbe accettata se non le fosse stata imposta con la forza. La verità era che Parigi, oltre agli svaghi, la interessava perché si era innamorata del principe Carlo di Lorena. La situazione era difficile: mentre il Bonsi garantiva da Parigi che le cose stavano andando per il meglio,  si andava invece sempre più facendo forte la resistenza di Marguerite-Louise ad accettare un matrimonio con un Medici. La ragazza sosteneva che tutta quanta la Toscana non valeva un solo quartiere della sua Parigi e aveva trovata un’alleata in sua madre Maguerite di Lorena. 

Da Firenze, Ferdinando II cercò l’aiuto del re di Francia Luigi XIV; gli si chiedeva d’intervenire per domare la ribelle fanciulla. E il re intervenne. Sarebbe stato meglio se Marguerite Luise gli avesse disobbedito. Ma lei disse che si piegava alla volontà del sovrano. E fu cosi che in casa Medici si svolse la storia del peggior matrimonio che mai ci fosse stato in famiglia.

In città, si seppe che i preparativi già messi in atto per festeggiare le nozze del figlio del granduca non erano stati sprecati. Ci si poteva preparare a sfilate e giorni di gioia. Tutti avrebbe partecipato: popolo e nobiltà, anche se in modi diversi.

Marguerite-Louise non aveva avuto il potere di opporsi: l’intera faccenda rientrava in un piano troppo più grande di lei che riguardava interessi dinastici e preziose alleanze politiche. Fu così che nell’aprile del 1661, venuto a mancare anche Mazzarino, si giunse al matrimonio. Il contratto di nozze fu firmato nella stanza del re Luigi XIV, al Louvre, dove si svolse anche il matrimonio per procura. Ad esso seguirono grandi festeggiamenti a corte; la qualcosa forse, rincuorò un po’ Margherita, obbligata dopo quattro giorni a partire per l’Italia.

La sposa si imbarcò a Marsiglia su una galera agli ordini del principe Mattias, fratello di Ferdinando II. La nave era accompagnata da una piccola flotta composta da altre cinque imbarcazioni. Era la tarda primavera del 1661; il matrimonio per procura era stato celebrato il 17 aprile. Luisa pianse tutte le sue lacrime nel lasciare il suo adorato Carlo di Lorena, il quale altrettanto soffriva per la sua partenza. I due giovani avevano cercato di vivere il loro amore fino all’ultimo momento, tanto che Carlo l’aveva accompagnata lungo tutto il viaggio da Parigi a Marsiglia.

Cosimo de’ Medici, 1660, Justus Sustermans, pittura a olio, Galleria Palatina

Quando le navi uscirono dal porto alla volta della costa toscana, Luisa credette di soffrire le pene dell’inferno: stava lasciando la sua terra e l’uomo che amava. Deve essersi giurata che, primo o poi, avrebbe assaporato il gusto della vendetta; il suo cuore si disperava ma la sua mente lucidamente ponderava che coloro i quali l’avevano costretta a tutto questo erano Ferdinando II e suo figlio Cosimo, che lei aveva dovuto accettare come marito.

Il 12 giugno 1661 la nave entrò nel porto di Livorno. Era per Marguerite-Louise il primo impatto con una terra che mai avrebbe amato. Anzi, odiato con ogni sua forza. Livorno accolse la sposa francese con grande ricchezza di apparati; per l’occasione la città intera fu illuminata nella notte da centinaia di fiaccole e alle finestre delle vie dove passò il corteo che accompagnava la sposa, furono ovunque appesi arazzi e drappi di seta.

Tre giorni dopo Marguerite-Louise entrava in Firenze attraversando lo splendido giardino di Boboli: il giardino di Palazzo Pitti, il suo giardino ormai. La accompagnavano il marito Cosimo, il  suocero Ferdinando II, e un corteo di un centinaio di persone, fra cortigiani e servi. Le cronache del tempo riferiscono che la sposa francese non fu vista mai sorridere. Forse stava già recitando nel suo ruolo, da ora il preferito: quello dell’eternamente scontenta della vita.

Il 20 giugno 1661 furono celebrate le nozze nel duomo di Firenze; prima della cerimonia i fiorentini poterono assistere alla sfilata del corteo che dalla Porta San Gallo accompagnava la sposa fino alla cattedrale; circa duecento partecipanti tra nobiltà e clero. Marguerite-Louise sedeva su una lettiga scoperta tirata da bianche chinee mentre alcuni giovani appartenenti alle migliori  famiglie fiorentine del tempo tenevano alto un baldacchino di seta trapunta d’argento per proteggere la sposa dai caldi raggi di un sole estivo.

Vi risparmio i sommessi e malevoli sussurri che corsero a Pitti fra i cortigiani in merito alla prima notte di nozze. Cosimo si era dimostrato uno scadente amante; lo dicevano pure le cameriere personali di Marguerite-Louise. Evidentemente cose apprese dalla loro padrona che già aveva messo in moto una inesorabile macchina di protesta. E’ molto probabile che qualcuna delle dame francesi facenti parte del seguito della principessa insinuasse nella sposa il pensiero che questo principe fiorentino, per la verità un po’ goffo nel comportamento, non potesse davvero essere paragonato a un Carlo di Lorena. Tutto è possibile, d’altronde è pur vero che qualche “esperimento” prematrimoniale,  probabilmente, Marguerite-Louise l’avesse già compiuto …  con il bel duca francese!

Ad ogni buon conto, questo clima di non felice imeneo non impedì che seguissero a quello delle nozze giorni e giorni di festeggiamenti: balli, pranzi, corse di cavalli barberi, si danzò nelle strade e nelle piazze. Insomma, sembrò trapelare quasi una sorta di rinvio alla guerra che Marguerite Louise aveva già in testa di scatenare.
Giusto appunto, sembrò.

Di fatto, la crisi fra marito e moglie cominciò a manifestarsi molto, ma molto presto;  troppo diverse le educazioni, le aspettative, i desideri, i sogni dell’uno come dell’altra. La giovane sposa non sopportava la vita a Palazzo Pitti; scriveva continuamente alla madre e al cugino Luigi XIV lamentandosi di tutto. E mentre litigava  con il marito, facendo scenate plateali, manteneva vivo un costante carteggio anche con il suo amato Carlo di Lorena. 

Ora Ferdinando capiva bene quanto le informazioni avute dal suo plenipotenziario a Parigi che illustravano la “docilità” di Marguerite-Louise fossero completamente false. Egli aveva scelto per il figlio Cosimo la moglie meno adatta. Non gli restava che sperare nel fatto che, tra una discussione e l’altra, i due mettessero al mondo un po’ di quella prole che occorreva ai Medici per continuare un domani a regnare.

Per quietare la situazione, o meglio l’animosità della tenace francesina, cominciarono a giungere da Parigi  missive che consigliavano pazienza e ragionevolezza; arrivarono prelati, consiglieri, e ambasciatori per cercare di indurre Marguerite a mantenere un contegno consono al rango che rivestiva. Intervenne pure il papa Alessandro VII nel tentativo di indurre la giovane a vivere a corte anziché preferire le numerose ville medicee dove fra balli, passeggiate e lunghe cavalcate Marguerite pareva divertirsi assai di più del dovuto. 

Lo scandalo rimbalzò da un salotto all’altro, da una reggia all’altra, preoccupando moltissimo i granduchi di Toscana Ferdinando II e Vittoria della Rovere che volevano perlomeno assicurata la discendenza per la famiglia. Fortunatamente, nonostante le tensioni sempre crescenti, la coppia metterà al mondo due bambini, Ferdinando e Gian Gastone, e una bambina, Anna Maria Luisa. 

Per trovare una tregua tra i due coniugi, Ferdinando II convince il figlio Cosimo a lasciare Firenze per compiere un viaggio di rappresentanza;  in cuor suo spera che l’assenza prolungata possa essere un rimedio. Tra il 1667 e il 1669 Cosimo va in Tirolo, Germania, Olanda, Spagna, Portogallo e Inghilterra e ottiene pure un favorevole riscontro.  Ma nel 1670 il granduca lascia questa terra. A seguito della morte del padre, Cosimo deve fare rientro a Firenze per essere incoronato granduca col titolo di Cosimo III.

È a questo punto che per Marguerite Louise d’Orleans le cose peggiorano, e di molto. Lei vorrebbe far parte della vita politica dello Stato, ma trova subito la feroce opposizione della suocera che convince il figlio a non consentire al suo ingresso nella Consulta: la sfida diviene totale e senza possibilità di ritorno. Una lotta aperta fra due primedonne in scena a dire le battute più a effetto; ma Vittoria aveva dalla sua il vantaggio d’essere circondata da cortigiani fedeli e poi di sapere giuocare sull’ accondiscendenza del figlio che la vedeva come una sua difesa da una moglie che lo aveva fatto, e lo faceva, dannare. 

Ovviamente, a Palazzo Pitti la vita si fa sempre più impossibile. A fare sperare in una tregua ecco nascere, il 24 maggio 1671, il secondo maschio dato alla luce da Marguerite-Louise. Breve tempo di pace, poi di nuovo la francese sogna Parigi e insiste presso Luigi XIV. Dice di essere gravemente malata; il re le manda da Parigi un suo medico di fiducia. Risultato della visita: la granduchessa era sana e vegeta. Visto fallito quest’ultimo espediente, decide la fuga da Pitti: non sarà Parigi la sua meta, ma la Villa di Poggio a Caiano. 

Margherita Luisa d’Orleans, granduchessa di Toscana, in un ritratto secentesco di scuola fiorentina

Il marito accetta la cosa quando già è avvenuta; dal 1672 al 1675 Marguerite vive in una sorta di esilio volontario reso ancor più gravoso dalle numerose imposizioni e dalla stretta sorveglianza impostalo dal granduca, al punto che Luigi XIV si sente costretto a intervenire ribadendo che a una nobildonna francese di sangue reale non si possono imporre simili limitazioni.Tuttavia il Re Sole stesso comincia a essere piuttosto seccato dalle continue lamentele della cugina e non sopporta più le assillanti richieste di far ritorno a Parigi, nonché le minacce di fuga.

La cosa va avanti ancora per due anni. Marguerite Louise d’Orleans ormai è arrivata all’odio puro nei confronti di Cosimo. Ritiene il suo contratto matrimoniale nullo perché considera di essere stata forzata alle nozze e scrive al marito: “Vi dichiaro per tanto che non posso più vivere con voi: io fo la vostra infelicità, e voi fate la mia. Vi prego adunque di acconsentire a una separazione per mettere in calma la mia coscienza e la vostra, e vi manderò il mio confessore affinché ve ne parli. Attenderò in questo luogo gli ordini del Re che ho supplicato di permettermi d’entrare in un convento di Francia. Vi raccomando i miei figli”.

E finalmente, la sua supplichevole richiesta di far ritorno in Francia trova il favore di Cosimo e del Re Sole. Nell’estate del 1675 Marguerite lascia Firenze per fare ritorno a Parigi. Lei ha vinta la sua battaglia.

Dovrà però risiedere in un convento a Montmartre. Un problema assolutamente risolvibile per la cocciuta granduchessa francese, la quale troverà presto il modo di farlo divenire un suo privato palazzo dove fare salotto, sistemare la propria servitù e ricevere visite. Godrà pure d’un vitalizio da parte del marito senza disdegnare -come racconta Maria Pia Paoli- di dedicarsi: “al gioco, alle feste, agli amori con personaggi di rango inferiore, all’abitudine di indossare abiti maschili, alle frequenti gite ai castelli di Sainte-Mesme e Alençon o verso località termali, dove curare autentiche o presunte indisposizioni, ai litigi con la sorella, duchessa di Montpensier”.

Si chiude così la storia di un matrimonio.

Testarda, tenace, fiera delle sue origini francesi tanto da non accettare di vivere nella corte fiorentina, questa fu Marguerite Louise d’Orleans una donna che si ribellò caparbiamente alle convenzioni e alle regole scritte dagli uomini, una donna che non accettò mai il destino preparatole da altri.

Ribelle per natura, combatté una guerra che alla fine, non vinse. Ma ci provò con tutte le sue forze. 

Morì a Parigi nel 1721.

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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Beatrice Bryan

Per quei tempi Margherita Luisa dimostrava un gran coraggio ‘

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