Viale Giuseppe Mazzini
Della serie… In giro per ⚜️Firenze…Viale Giuseppe Mazzini.
Viale Giuseppe Mazzini è una strada di Firenze, che devia dai Viali di Circonvallazione e che con essi fu costruito da Giuseppe Poggi ai tempi in cui la città era capitale d’Italia. La strada alberata, che va dal viale Antonio Gramsci a via Mannelli, serviva anticamente da snodo verso il Campo di Marte, ruolo oggi assai ridimensionato (esiste solo un passaggio pedonale sopra e sotto i binari) dopo che il passaggio fu tagliato dalla ferrovia e la Stazione di Firenze Campo di Marte. Lungo il tracciato si innestano via Carlo Botta, via Giovanni Bovio, via Francesco Domenico Guerrazzi, via Daniele Manin, via Emanuele Repetti, via Masaccio.
Quando nacque, tra il 1865 e il 1870, il viale (con significative varianti sia nel tratto iniziale sia nel tratto finale) fu inizialmente denominata Stradone Militare, quindi intitolata con delibera della giunta comunale del novembre 1877 viale del Campo di Marte. Serviva a raggiungere l’antica piazza d’armi: conoscendo tale scopo è comprensibile oggi la sua ampia carreggiata alberata, abbellita sui lati da villini alto-borghesi, che stona invece col suo scontrarsi, pressoché mozzo, sulla stretta strada che costeggia ora i binari e con le pertinenze della stazione di Campo di Marte, con la facciata non su questo asse.
L’attuale denominazione – definito il tracciato nei termini attuali – fu assunta nel gennaio del 1901 sempre con delibera della giunta comunale, in omaggio del patriota, pensatore e agitatore politico Giuseppe Mazzini (1805-1872). Fino al 1983 ci si è riferiti con lo stesso titolo anche al breve tratto che collega, in fregio ad un piccolo giardino, il viale al viale Bernardo Segni, in questa data intitolato via Natan Cassuto, in ricordo del medico e rabbino fiorentino (1909-1945) morto in un lager nazista.
Il tracciato del viale ha origine nel progetto di ingrandimento della città messo a punto da Giuseppe Poggi negli anni di Firenze Capitale (1865-1871), ed ha uno stretto rapporto sia con l’area individuata nella variante del piano regolatore del 1866 come deputata alla realizzazione della piazza d’Armi con la nuova caserma di Cavalleria (cioè la zona ancor oggi chiamata Campo di Marte), sia con la soppressione della vecchia via ferrata Aretina che andava a lambire i viali proprio laddove il viale Antonio Gramsci incontra il viale Giuseppe Mazzini. Qui si trovava infatti la stazione di Porta alla Croce, coi binari che correvano lungo l’attuale via Scipione Ammirato. Il collegamento tra la caserma e l’anello dei viali (fondamentale per assicurare l’intervento celere delle truppe in caso di sommosse popolari) era stato individuato nell’attuale viale dei Mille che, tramite il viale Don Minzoni permetteva di raggiungere l’allora piazza Camillo Cavour (piazza della Libertà) e quindi il cuore della città. L’obiettivo imponeva, tra l’altro, come richiesto dal genio militare, un’ampiezza dell’arteria tale da consentire che la truppa potesse marciare in plotoni.
Sempre secondo il progetto originario di Giuseppe Poggi laddove è oggi il viale Giuseppe Mazzini doveva essere invece tracciata una strada di dimensioni correnti, funzionale a servire una delle molte zone residenziali previste. In realtà la costruzione della nuova caserma di Cavalleria, per vari motivi, fu rimandata a lungo e quindi sospesa con il trasferimento della Capitale a Roma nel 1871.
Ugualmente, la stazione ferroviaria di Porta alla Croce che serviva la vecchia via ferrata Aretina e che doveva essere demolita per l’arretramento dell’intera linea in termini molto prossimi agli attuali, fu rimandata per contrasti con l’amministrazione delle ferrovie. Fu a questo punto (1875 circa) che si pensò di tracciare qui un viale di collegamento con la piazza d’Armi, con un’ampiezza funzionale alle necessità dei plotoni. La stazione di Porta alla Croce (che sostanzialmente occupava l’area determinata dalla biforcazione tra il viale Giuseppe Mazzini e il viale Bernardo Segni) fu demolita solo nel 1896, il che spiega il ritardo nell’urbanizzazione della zona che infatti si caratterizza per villini e palazzine erette nei primi decenni del Novecento e oltre.
Il viale documenta nella sua attuale configurazione le travagliate vicende riassunte, nel suo troncarsi bruscamente, nonostante l’ampiezza della carreggiata resa ancor più evidente dall’alberatura posta in fregio, all’altezza del muro dell’attuale linea ferroviaria lungo via Mannelli, così come già inizialmente previsto da Giuseppe Poggi anche se in relazione a un ben più modesto asse stradale. Nonostante tale incongruenza il viale è oltremodo interessato dal traffico veicolare, sia come arteria per raggiungere l’attuale stazione ferroviaria del Campo di Marte sia come innesto con il tracciato di via Masaccio.
All’imbocco con viale Gramsci si trova un monumento a Giuseppe Mazzini con una statua in bronzo che lo ritrae, opera di Antonio Berti. Sulla base si legge: “L’EUROPA DE POPOLI SARÀ UNA”- GIUSEPPE MAZZINI
1986
FIRENZE CAPITALE DELLA CULTURA EUROPEA OPERA DI ANTONIO BERTI- A CURA DEL COMUNE DI FIRENZE E DELLA ASSOCIAZIONE MAZZINIANA ITALIANA
Edifici principali
Villa Dandini de Silva: viale Giuseppe Mazzini 2-4, angolo via Carlo Botta e viale Antonio Grasci 26, acquisita dalla Cassa di Risparmio di Lucca.
Villino Ventilari: tra le numerose architetture di pregio, eclettiche e Liberty, spiccava il villino Ventilari, in angolo con via Guerrazzi, abbattuto nel 1950 per creare un altro edificio ben più anonimo.
Asilo degli Orfani dei marinai: Un’altra memoria scomparsa è quella dell’Asilo degli Orfani dei marinai, già all’angolo con via Mannelli, istituito nel 1897 su iniziativa di un comitato presieduto dal duca Leone Strozzi e animato dallo scrittore Jack Bolina e dal capitano di marina Carlo Bargellini; quando fu soppresso, negli anni cinquanta, venne istituito al suo posto l’istituto professionale Aurelio Saffi e poi la scuola media Masaccio.
Lapidi
Con l’esclusione delle dediche sul monumento a Mazzini, la via non contiene lapidi. Nella vicina via Emanuele Repetti si trova però una memoria di Carlo Emilio Gadda:
IN QUESTA CASA VISSE DAL 1940 AL 1950 IL MILANESE INGEGNERE
CARLO EMILIO GADDA SCESO MANZONIANAMENTE A FIRENZE A IMPARARVI LA LINGUA E A RISCATTARVI LA VOCAZIONE LETTERARIA E QUI IN ANNI BUI CONFORTATO DA SCELTE AMICIZIE SCRISSE LA GRANDE MACCHERONEA DEL ‘PASTICCIACCIO’
IL COMUNE DI FIRENZE 1994