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Quando Versailles divenne la reggia del Re Sole

Era il 7 maggio 1682  quando  Luigi XIV  decise: «La mia reggia sorgerà a Versailles !»

Il Regno di Luigi XIV rappresentò l’apogeo dell’assolutismo in Francia: analogamente all’assolutismo dei Tudor in Inghilterra, quello del Re Sole (cosi soprannominato perché tutto ruotava attorno alla sua persona, come i pianeti attorno al Sole) aveva l’appoggio ed esprimeva gli interessi dei ceti economicamente più dinamici, la borghesia medio-alta e la nobiltà di recente origine, la meglio definita noblesse de robe.

La facciata verso i giardini del castello fatto erigere da Luigi XIII. (incisione di Israël Silvestre)

Sotto di lui la Francia conobbe un periodo di grande splendore e, celebrata da una fiorente cultura artistico-letteraria nazionale (si pensi ai nomi di Molière, Racine, Jean de La Fontaine), domino’ la scena europea: fu per la Francia il Grand Siècle, come per la Spagna il ‘500 era stato El siglo de oro e  per l’Italia era stato il ‘400 con il grande Rinascimento. Ma questo splendore fu pagato da una situazione di guerra quasi continua, il cui peso fu sostenuto soprattutto dal ceto popolare-contadino, che venne altresì colpito da ricorrenti e penose carestie.

Comunque, la Francia acquistò nuovi territori a Est e a Nord-est, giungendo a quelle che sono le sua attuali frontiere ed il francese divenne una lingua parlata dai molti appartenenti all’ élite dell’Europa centro-orientale, inclusa la Russia.

Forse non tutti sanno che fu proprio la smania di grandiosità del Re Sole a trasformare una terra triste e paludosa nel cuore del regno di Francia, in espressione perfetta di splendore artistico e sfarzo, la medesima volontà che accomunò tutti i sovrani dell’Ancien Régime. Fu a Versailles  che si scrissero le più significative pagine della storia francese, dalla Rivoluzione del 1789 al primo conflitto mondiale.

Due ragioni portarono Luigi XIV nel 1661 a decidere l’ampliamento del castello, fatto costruire da suo padre Luigi XIII, a 20 km ad ovest di Parigi, nello sconosciuto borgo di Versailles.

 Da un lato l’obiettivo di dar vita ad un monumento simbolo del proprio potere che non avesse confronti con le altre residenze reali europee; dall’altro, la volontà di assicurarsi una residenza decentrata, lontana dai veleni e dai tumulti della capitale.

La reggia divenne anche il pretesto per indurre l’aristocrazia ad abbandonare i loro possedimenti e trasferirsi nel lussuoso palazzo. Così facendo, il re poteva avere il controllo su di essa, eliminandone il potere politico e offrendo in cambio, incarichi onorifici e pensioni. 

La Reggia di Versailles venne quindi costruita per esaltare la figura del monarca stesso: ne è dimostrazione la sua camera da letto, posta al centro dell’intera struttura.

Dopo di lui, vi abitarono altri due grandi sovrani, Luigi XV e Luigi XVI.

In principio, la Reggia nacque dalla semplice necessità di essere vissuta in modo più confortevole: Luigi XIII di Borbone, regnante di Francia nella prima metà del 1600, soffriva di agorafobia, ovvero aveva paura degli spazi che non gli erano familiari e pertanto volle che venisse costruita una dimora  in un luogo  isolato, confortevole ma ideale per andare a caccia in compagnia soltanto delle persone che  egli considerava fidate.

La costruzione della Reggia di Versailles.

Non immaginava certo che quel rustico circondato da fossati di protezione, di fattura tanto semplice da essere soprannominato Le château des cartes (il castello di carte), si sarebbe ingrandito a dismisura con i suoi discendenti e sarebbe diventato uno dei palazzi monumentali più famosi e visitati del mondo, un luogo intriso di storia e di leggenda che nell’immaginario collettivo viene associata soprattutto a Maria Antonietta, la consorte del re Luigi XVI. 

Dunque, dopo  la morte di Luigi XIII, (che aveva già iniziato a fare realizzare alcuni lavori  di ampliamento), il regno passò al figlio Luigi XIV, il futuro Re Sole, che  al tempo aveva solo 4 anni. Il padiglione venne dimenticato fino a quando il giovane re (che nel frattempo aveva compiuto 14 anni) cominciò a recarvisi per organizzare delle battute di  caccia.

Una volta maggiorenne, Luigi cominciò a cercare una reggia lontana da Parigi che al tempo   Era divenuta sporca, invivibile, ben diversa da quella di oggi. Quindi, dopo avere sposato Maria Teresa d’Austria, il sovrano fece vari tentativi per risiedere altrove: a Vincennes, a Saint-Germain-en-Laye e pure a Fointanbleu. Ma, alla fine, Luigi optò per la riqualificazione (si fa per dire!) del padiglione di caccia del padre.

La leggenda stava per prendere vita!

Una volta deciso che la nuova reggia sarebbe sorta solo e soltanto a Versailles, nonostante le critiche della nobiltà e degli intellettuali francesi che la consideravano una pazzia ed una provocazione, Luigi ingaggiò il miglior architetto dell’epoca Louis Le Vau e 30mila operai!

Solo questi, a quel tempo, costarono 95 milioni di livres (per tutto il progetto il re ne investirà complessivamente  circa un milione e centomila!)

Poiché egli voleva avere presso la sua nuova residenza tutti gli addetti al governo, il re chiese a Le Vau di prevedere nel progetto anche la realizzazione di  due ali separate in cui ospitare, da un lato  i suoi ministri e dall’altro i suoi ambienti privati. 

Un’altra delle condizioni fondamentali che pose al progettista fu che la reggia dovesse  risultare un’opera magnifica, poiché quello che maggiormente desiderava era suscitare  l’invidia degli altri sovrani d’Europa. Il Re Sole voleva che i visitatori restassero abbagliati dallo sfarzo e dal lusso. 

Tuttavia, secondo un aneddoto del 1715, l’ambasciatore di Persia in visita alla reggia non si lasciò impressionare tantofacilmente: «Che strani gusti ha questo re….Ha fatto costruire una reggia immensa rovinando la prospettiva di un così bell’aranceto». Ma, detto tra noi, suppongo che quando vide la Galleria degli Specchi, si dovette ricredere!

Alla  magnificenza della reggia contribuì anche l’operato di alcuni italiani. Per realizzare i giardini, infatti, il famoso architetto dei paesaggi André Le Nôtre chiamò in aiuto la famiglia di ingegneri italiani Francine, che si occuparono della parte idraulica delle numerose fontane e furono poi incaricati di svolgere la mansione di  Intendenti delle acque e delle fontane di Francia per lungo tempo.

Un ballo in maschera nella Galleria degli Specchi (1745) in un disegno di Nicolas Cochin

La prima festa che il Re Sole dette in questa grande e nuova residenza risale al 18 luglio 1668 e proprio come si usa adesso quando si organizzano eventi alla moda, ebbe un nome: Le Grand Divertissement Royal de Versailles.

Piccolo scoop: pare che in quell’occasione, il re presentò anche la sua nuova amante, Madame de Montespan!

I lavori proseguirono  con la costruzione dell’Enveloppe, l’edificio che circonda il castello: dopo la morte di Le Vau i lavori passeranno di mano all’architetto Jules Hardouin-Mansart che realizzò la parte più grandiosa, in pietra a faccia vista, di concezione  e ispirazione del tutto italiana. 

Per espandere la reggia e per fare spazio alle residenze che i nobili si facevano costruire intorno, al fine di non allontanarsi mai troppo dalla corte, fu  addirittura reso necessario radere al suolo il villaggio di Trianon. 

Più avanti, verrà stravolto anche il progetto iniziale del giardino per fare spazio alla Galleria degli Specchi: i 357 specchi ivi contenuti con relative specchiere, furono  tutti realizzati  da artigiani veneziani e, siccome a quel tempo Venezia ne deteneva la formula segreta per la fabbricazione,  gli operai emigrati vennero tutti condannati a morte per averla esportata in Francia.

Attorno al corpo centrale sorsero poi altre costruzioni di gran pregio, tra cui Il Piccolo ed il Grande Trianon (che, con il passare del tempo, diventerà il luogo in cui Luigi soggiornerà  sempre più spesso per isolarsi dal resto dei cortigiani).

All’inizio degli anni Ottanta il monumentale complesso era in gran parte ultimato e pronto ad ospitare ben 10mila persone: tante infatti seguirono Luigi XIV, quando lo stesso decise di insediare qui la sua corte. 

Era il 7 maggio del 1682.

Da questo momento Versailles divenne il centro politico del regno più potente d’Europa: qui si riuniva il gabinetto dei ministri e si organizzavano i vertici con gli altri capi di Stato.  Un’immagine davvero prestigiosa!

RIicevimento del Grand Condé a Versailles dopo la sua Battaglia di Seneffe. Il Condé avanza verso Luigi XIV con rispetto mentre corone d’alloro coprono il suo passaggio e le bandiere strappate al nemico sono in mostra su entrambi i lati dello scalone. Questo fatto segnò la fine dell’esilio del Condé dopo la sua partecipazione alla Fronda.

L’aspetto meno prestigioso stava nel fatto che la reggia  fosse divenuta un mondo a parte, lontanissimo dai problemi della popolazione, Un luogo in cui imperava il lusso più sfrenato, mentre gli abitanti pativano fame e miseria.

Alla presenza del Re gli aristocratici come i cortigiani erano tenuti al rispetto di un’etichetta rigorosa, a compiere gesti rituali pressoché sacri, in altre parole Luigi XIV gradiva essere venerato come un dio, il dio del Sole. Ecco perché la reggia divenne l’espressione architettonica del re medesimo, la rappresentazione simbolica del sole e dei Suoi pianeti, un palese paragone tra Luigi XIV e l’astro.

Fortunatamente, la Corte di Versaillesnon fu  soltanto un regno di piaceri frivoli, intrighi e divertimenti.  Essa ha  giocato un ruolo chiave nel progresso scientifico: il re era un appassionato di scienza e collezionava molti strumenti, la qual cosa permise esperimenti rivoluzionari  ed importanti scoperte, soprattutto in ambito medico-chirurgico, nel settore aerospaziale, nell’elettricità, nell’astronomia e pure nella cartografia.

La costituzione di un Serraglio Reale aiutò a progredire verso frontiere inesplorate gli studi  in campo zoologico: la vivisezione degli organismi animali e le numerose scoperte scientifiche che ne conseguirono, portarono alla creazione delle scuole di veterinaria.

L’amore del Re Sole per la frutta e la verdura consentì anche grandi progressi nella botanica e nell’agricoltura, progressi a cui diede seguito Luigi XV. Il suo giardino fu il più ricco Orto Botanicod’Europa, arrivando a comprendere oltre  400 specie diverse, provenienti da tutto il mondo, tra cui ananas, vaniglia e  caffè

Mentre Luigi XV e Luigi XVI fecero collezione di strumenti scientifici (che vennero distribuiti tra musei e istituzioni scientifiche dopo la Rivoluzione), il Re Sole collezionò oggetti d’arte. Proprio di fronte alla Reggia, nella Piazza d’Armi, sorge la Piccola Scuderia del Re, un vero scrigno di tesori nascosti. La galleria al giorno d’oggi, ospita calchi, sculture e oltre 5000  opere d’arte straordinarie, provenienti dalla Scuola delle Belle Arti, dalla Sorbona e dal Museo del Louvre.

Tra gli eventi storici di maggior rilievo che si tennero a Versailles occorre certo ricordare il Vertice degli Stati Generali che ebbe luogo prima dello scoppio della Rivoluzione del 1789 ed il trattato del 1919 che pose fine alla Prima Guerra Mondiale e sancì la nascita della Società delle Nazioni, antesignana dell’ONU. Trasformata in museo nel 1837, la reggia entrò sotto l’egida dell’UNESCO nel 1979.

Con  le sue 2300 camere distribuite su oltre 60.000 m², la  Reggia di Versailles  è il castello più grande del mondo; pensate che più di sette milioni di persone visitano ogni anno gli Appartamenti Reali, il Trianon, la Sala degli Specchi, il Grand Canal ed i sontuosi giardini progettati da André Le Nôtre, dove, con la buona stagione, si svolgono ancora  gli spettacoli delle Grandes Eaux.

Molti e importanti i personaggi che hanno calcato il medesimo parquet su oggi transitano folle di turisti: da Luigi XV (colui che completò gli appartamenti con preziosi arazzi e arredi), al suo successore Luigi XVI fino al grande Napoleone Bonaparte.

Oggi la reggia è un museo ma anche una residenza del Presidente francese: vi vengono ricevuti i capi di Stato stranieri ed organizzati  importanti eventi politici.

Insomma, la Reggia di Versailles continua a vivere e a riflettere di luce propria; la grandeur  a cui Luigi XIV, le Roi Soleil,  la fece ambire, splenderà con lei in eterno!

 

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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