Le vostre storie,Racconti

La mia campagna – Intruduzione

“…sorgeanmi intorno i miei colli

cari, selvaggi colli…”

Giosuè Carducci

Introduzione

Roma, Liceo Mamiani, Seconda C. Il primo giorno di scuola il professore d’Italiano, B., mi guardò e mi disse: «Lei è nuova, signorina. Da dove viene?». «Da Firenze» risposi.

Inarcò le sopracciglia e spalancò gli occhi, come stupito. Forse si aspettava, pensai, che venissi da un’altra scuola di Roma e non da un’altra città.

«Da Firenze?». Aveva pronunziato “dafffirenze” con tre effe. Udii nella classe qualche risatina soffocata. Capii che mi stava facendo il verso: «E, dica, come si chiama?».

Pronunciai anche il mio cognome come si pronuncia dalle mie parti… Sì, va bene, lo sapevo che noi toscani facciamo il raddoppiamento fonosintattico… E allora? Ero già sulla difensiva.

«Senta, signorina.. dafffirenze… ed è, per caso parente (sic) dell’omonimo poeta?»

“Andiamo bene!” pensai, ma capii subito che non mi conveniva mortificarlo davanti a tutti. «Parente… beh… morì all’inizio del 700.. ma risalendo “per li rami…” diciamo che la famiglia è quella». 

«Bene, bene» scuoteva la testa e sembrava che volesse dire male, male. «Quest’anno faremo il ‘600 e forse ne parleremo. Comunque si tratta di un poeta minore – io annuivo- protetto dai regnanti e, quindi, sopravvalutato dai suoi contemporanei – seguitavo ad annuire- membro dell’Arcadia». Lo interruppi: «…ed Accademico della Crusca» 

«Oh, perbacco n-disse- questo proprio non lo sapevo! Lo sa che è una bella responsabilità per lei?». Lo disse con un piccolo sogghigno ed io pensai: «Meglio che non sappia che ce ne sono stati altri due nella famiglia, sennò chissà cosa pretenderà da me!». Da quel giorno in poi ironizzò sempre sul mio cognome, tra gli sghignazzamenti dei compagni e non mi dimostrò mai la minima simpatia.

Con il professor B. cessai di essere “la più brava” in italiano scritto. Ma non fu certamente colpa di queste schermaglie iniziali. La verità è che trovai, in quella classe, una ragazza assai più brava di me in italiano, la quale univa ad un ottimo stile un’erudizione mostruosa: i suoi riferimenti, nei temi, ai grandi classici della letteratura straniera mi riempivano di ammirazione. Accettavo serenamente tanta superiorità. Pensavo sì di possedere, rispetto a lei, una maggior dose di arguzia ma mi rendevo conto che, nei temi in classe, non avei mai avuto l’occasione di metterla in mostra… Così lei prendeva sempre otto ed io  “tra il sei e il sette”.

Approdai in terza liceo senza infamia e senza lode. Finché, un giorno, ci assegnò un tema (“Meglio era sposar te, bionda Maria!”) tratto da un verso di “Idillio maremmano” del Carducci. I commentatori ritenevano che la “bionda Maria” fosse una fanciulla di Castagneto, il paese dove il poeta aveva vissuto negli anni della sua gioventù. 

Chinai la testa sul foglio e scrissi, scrissi, scrissi… 

Scrissi che non ero d’accordo con quella tesi e ne spiegai ampiamente i motivi. 

Arrivò il giorno della restituzione dei temi che comportava, da parte del professore, un commento sulla forma e sul contenuto nonché la comunicazione del voto. Restituì i temi a tutti i miei compagni. Mancavo solo io…Mi guardò e disse: « Ho qui davanti il suo tema, al quale dovrei dare nove. Ma le darò otto perché non è farina del suo sacco!»

E, davanti alla mia faccia esterrefatta, proseguì: «Lei ha capito benissimo, lei ha copiato, non so da dove, ma ha copiato, almeno in parte. Vede, lei scrive bene, correttamente, con proprietà di linguaggio, ma i suoi temi, di solito, sono ben diversi da questo; dirò di più, c’è un’enorme differenza con i suoi temi precedenti! In questo ho trovato, addirittura, degli spunti di ispirazione “crociana”». 

Cominciai ad alzare la voce. Anche lui. Litigammo. 

Forse sarei finita in Presidenza se Anna e Chiarella non fossero venute in mio soccorso. Una delle due si alzò e disse: «Guardi, professore, che la nostra compagna non ha mai copiato. Noi eravamo già da prima, alla scuola media, sue compagne di classe… è stata sempre brava in italiano scritto!».

«E’ vero! -rincarò l’altra- e poi ha una casa ed un podere a Castagneto, dove va ogni anno, fin da quando era piccola! Per forza che il tema l’ha fatto bene! Lei conosce i luoghi, le situazioni, i personaggi!». 

La “rivelazione” sembrò calmarlo perché smise di urlare, ma seguitava a scuotere la testa e io capii che, nonostante tutto, non era per niente convinto. Infatti, quasi a dargli ragione, i miei successivi temi non si discostarono dall’aurea mediocrità, così come i precedenti.

Sono passati tantissimi anni e non ho ancora dimenticato il dispiacere e l’umiliazione sofferti nel veder mettere in dubbio, non dico la mia capacità ma, addirittura, la mia lealtà.

Caro Professore, io non copiai nulla, nemmeno un concetto, nemmeno una frase. Bella scoperta che gli altri temi non erano così ben fatti! Come avrei potuto fare bene, anzi benissimo, i temi che lei ci assegnava, come quello sulla concezione morale del Parini, o quello sulla concezione politica dell’Alfieri o ancora quello sull’estetica del d’Annunzio?Cos’altro avrei potuto fare, in questi casi, se non rielaborare quanto studiato sulle varie letterature? Cosa avrei potuto aggiungere di mio? Come avrei potuto fare un tema veramente “sentito”? 

Ma se lei mi tira fuori il Carducci e m’invita a parlare di Castagneto… allora è proprio il caso di dire che lei mi invita a nozze! Perché Castagneto rappresenta per me buona parte degli anni più belli della mia vita. 

Mi ascolti, professore, mi segua! Le spiegherò cos’è stato Castagneto per me. Si convincerà finalmente, almeno spero, che era tutta farina del mio sacco….

 

… Arrivederci a domani con il 1° episodio! 

 

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Maura Pucci da Filicaja

Maura Pucci da Filicaja vive a Roma da quando era bambina, ma nasce a Firenze novantadue anni fa. Madre di cinque figli affettuosi e nonna di ben dieci splendidi nipoti, è una signora che nutre da sempre grandi interessi. Due sonno state le passioni costanti che l’hanno accompagnata nella vita: la musica e la lingua italiana. Da quest’ultima deriva il suo più alto piacere, quello della scrittura. Come ella sostiene, famiglia e passioni sono state il “motore attivo” della sua longevità…

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Giuliana Lensi

Che piacere leggere questo scritto! Mi chiedo se questa bravissima signora abbia scritto qualche saggio o qualche romanzo. Se no…..che peccato! Se sì…comunicate, per favore, quali.
Giuliana

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