Ponte a Santa Trinita
Della serie… In giro per Firenze…Ponte Santa Trìnita.
Il ponte Santa Trìnita è un ponte di Firenze. È stato descritto da Giovanni Spadolini, che a Firenze è nato, come uno dei più bei ponti di tutta Italia e come fra i più eleganti d’Europa.
Unisce piazza Santa Trinita a piazza de’ Frescobaldi, con due importanti palazzi a ciascuna testa di ponte: il palazzo Spini Feroni a nord e il palazzo della Missione a sud.
Al pari della vicina basilica di Santa Trinita e dell’omonima piazza, la pronuncia del nome del ponte ha mantenuto l’accento sulla prima “i”, secondo l’uso latino.
Fu costruito in legno nel 1252, grazie al podestà Filippo Ugoni con il patrocinio della famiglia Frescobaldi, prendendo il nome dalla vicina Basilica di Santa Trìnita (con l’accento spostato sulla prima sillaba), ma crollò dopo pochi anni, nel 1259 sotto il peso della folla che assisteva ad uno spettacolo sull’Arno. Fu riedificato in pietra, ma cedette sotto la spinta della grande piena del 1333 che risparmiò solo il ponte alle Grazie. La successiva riedificazione fu lenta e durò un cinquantennio, dal 1356 al 1415.
La nuova distruzione del 1557, sempre per via di un’alluvione, portò alla costruzione della struttura odierna. La progettazione, su incarico di Cosimo I, fu ad opera di Bartolomeo Ammannati, su disegno di Michelangelo, il quale suggerì la moderna linea delle tre arcate, rifacendosi ai suoi studi, già messi in pratica nelle tombe delle Cappelle medicee e nella scalinata del vestibolo della Biblioteca Medicea Laurenziana. Questa linea curva è un’innovazione che anticipa la moda del barocco ed ha anche un importante risvolto tecnico, perché ha una notevole resistenza statica; ha la forma di un arco di catenaria, la versione capovolta cioè della figura che disegna una catena sospesa per i suoi due capi, e che somiglia a una parabola.
La realizzazione ebbe luogo fra il 1567 e il 1571, in pietra forte di colore bruno giallognolo. Oltre che alla già citata linea degli archi, il ponte deve la sua eleganza anche ai piloni di sostegno, che hanno una sezione orizzontale ad angoli acuti per evitare ai tronchi di rimanere impigliati ai cartigli bianchi sugli archi ed alle quattro statue allegoriche che ne decorano gli angoli e che raffigurano le quattro stagioni: collocate nel 1608, sono opera di Pietro Francavilla (Primavera), Taddeo Landini (Inverno) e Giovanni Caccini (Estate e Autunno) e celebravano le nozze di Cosimo II con Maria Maddalena d’Austria.
Fino ai primi decenni del Novecento, l’11 novembre, per la festività di san Martino, sul ponte e sulla parte iniziale dell’attigua via Maggio si svolgeva la caratteristica fiera dei “trabiccoli”, le cupole fatte di assicelle di legno usate per scaldare o asciugare panni o lenzuola con uno scaldino. La “fierucola di San Martino”, animata dai richiami dei venditori, era fatta di piccolo commercio e artigianato povero.
Il ponte fu distrutto dai tedeschi in ritirata il 4 agosto del 1944. Su idea dell’antiquario fiorentino Luigi Bellini venne creato un comitato “Come Era e Dove Era” per la sua ricostruzione, così da restituirlo a Firenze. Nel 1952 fu chiamato l’architetto Riccardo Gizdulich per la direzione dei lavori di ricostruzione, insieme all’ingegnere Emilio Brizzi. Il ponte ricostruito fu inaugurato il 16 marzo 1958.
Un agente di commercio fiorentino, Giuseppe Fantacci, nel 1958 lanciò una spregiudicata campagna di «marketing» per restituire a Firenze la testa della Primavera, una delle statue che si ergono sul ponte stesso. La testa era infatti stata trafugata prima che finisse la seconda guerra mondiale, lasciando di fatto la statua mutilata. L’idea di Fantacci fu quella di coinvolgere l’azienda per cui lavorava – l’americana Parker, azienda produttrice di penne, allora con una sede a Firenze- a promuovere un’iniziativa, sponsorizzata, sul quotidiano La Nazione per ritrovare la testa della statua.
Con il titolo «Chi ha visto questa donna?», la notizia uscì sulla stampa di tutto il mondo. Ne parlarono i giornali di Singapore, Sudafrica, Australia, Argentina, Eritrea, Rodesia, Thailandia.
Le quattro statue vennero ripescate nell’Arno una volta terminata la guerra, ma in un primo momento non venne, come detto in precedenza, ritrovata la testa della Primavera. Negli anni sessanta lo stesso antiquario Bellini affisse un bando promettendo una ricompensa di 3000 dollari per il ritrovamento della testa, che venne alla fine trovata dai “renaioli” nel 1961.
La testa scomparsa ha fornito lo spunto per il film Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee (2008).