Ponte Vecchio (parte I)
Della serie… In giro per ⚜️Firenze…Ponte Vecchio (prima parte)
Ponte Vecchio è un ponte storico che scavalca il fiume Arno a Firenze. Il ponte collega via Por Santa Maria (angolo lungarno degli Acciaiuoli e lungarno degli Archibusieri) a via de’ Guicciardini (angolo borgo San Jacopo e via de’ Bardi).
La denominazione fu conferita a quello che era il più antico ponte fiorentino nel momento in cui fu costruito il Ponte alla Carraia, detto allora “Ponte Nuovo” in contrasto con il Pons Vetus. Oltre il valore storico, il ponte nel tempo ha svolto un ruolo centrale nel sistema viario cittadino, a partire da quando un ponte più antico in questo punto (o in prossimità) collegava la Florentia romana con la via Cassia Nuova voluta dall’imperatore Adriano nel 123 d.C.
In epoca contemporanea, nonostante sia stato chiuso al traffico veicolare, il ponte è percorso da un notevole flusso pedonale generato sia dalla notorietà del luogo stesso che dal fatto che collega luoghi di elevato interesse turistico sulle due rive del fiume: piazza del Duomo, piazza della Signoria da una parte con l’area di palazzo Pitti e di Santo Spirito nell’Oltrarno.
Il ponte appare nell’elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
Distrutto più volte dalle alluvioni, il ponte attuale risale al 1339-1345 circa, e fu per secoli la seconda struttura più antica a varcare il fiume in città, dopo il Ponte di Rubaconte, anteriore di quasi un secolo. Tuttavia quest’ultimo, già pesantemente ricostruito nel XIX secolo, venne fatto saltare in aria nel 1944: da allora il Ponte Vecchio è tornato ad essere il più antico ponte cittadino.
Preesistenze:
Il primo attraversamento sull’Arno doveva trovarsi in corrispondenza di un antichissimo guado, leggermente più a monte dell’odierno ponte, sulla prosecuzione del cardo maximo delle attuali via Roma-via Calimala, ovvero nell’attuale piazza del Pesce. Doveva risalire a poco dopo la fondazione della città, ovvero alla metà del I secolo a.C., e avere un andamento obliquo rispetto alla corrente, per meglio sostenere la spinta delle piene. Sondaggi effettuati nell’alveo del fiume alla fine degli anni cinquanta hanno infatti rinvenuto due larghe fondazioni in calcestruzzo riferibili in tutta probabilità al primo ponte romano.
Tale passerella dovette essere consolidata e allargata verso il 123, quando Adriano promosse la costruzione della via Cassia Nuova, che attraversava la città e che corrispondeva verosimilmente, sulla sponda sud, alle vie de’ Bardi e di San Niccolò. Il ponte aveva già forse piloni in muratura, mentre la travatura doveva essere, come di consueto, in legno. Il primo ponte romano dovette andare distrutto verso il VI-VII secolo, per l’incuria e le guerre dell’epoca barbarica, oltre che per probabili danni legati ad alluvioni.
Difficile è ipotizzare quanti ponti altomedievali siano stati travolti dalle frequenti inondazioni dell’Arno e quanti ricostruiti. Tra le scarse tracce documentarie ne esiste una del 972 in cui il vescovo Sichelmo conferiva a padre . – Domenico d’Orso la chiesa di Santa Felicita “non lunge da capo di ponte de fluvio Arno“. Giovanni Villani parlò di un ponte costruito sotto Carlo Magno, verosimilmente in legno, ed è forse nel IX o X secolo che l’attraversamento ebbe la posizione attuale.
Il primo ponte:
Sicuramente un ponte nelle attuali posizioni venne rifatto dopo un crollo del 1177, come riportano Giovanni Villani e Marchionne di Coppo Stefani, legato alla prima alluvione del fiume Arno di cui si abbiano notizie certe (avvenuta il 28 ottobre o, secondo una fonte più tarda, il 4 novembre). In quell’occasione venne travolto e ripescato il mozzicone di statua detta di Marte, a cui accenna anche Dante (Inferno XIII, 144), più verosimilmente di un re barbaro, forse Teodorico o Totila, poiché Villani la ricorda come “equestre“.
Studi novecenteschi sui resti nelle testate e nei piloni dimostrano che esso poggiava su residui più antichi, come travi in rovere della seconda metà del X secolo, e che aveva cinque arcate.
Danneggiato da alluvioni nell’inverno del 1200 e nell’estate del 1250, fu interessato anche da incendi nel 1222, nel 1322 e nel 1331, finché non fu spazzato via dall’alluvione del 4 novembre 1333, una delle più violente che si ricordino in città. Fu allora che la statua di Marte, considerata come una specie di palladio cittadino, fu smarrita per sempre.
Continua…