In giro per Firenze,Le vostre storie

Ponte Vecchio (Parte III)

Della serie… In giro per ⚜️Firenze…Ponte Vecchio (terza parte).
Ponte Vecchio è un ponte storico che scavalca il fiume Arno a Firenze. Il ponte collega via Por Santa Maria (angolo lungarno degli Acciaiuoli e lungarno degli Archibusieri) a via de’ Guicciardini (angolo borgo San Jacopo e via de’ Bardi).

Nel 1938 Benito Mussolini fece realizzare sul Corridoio Vasariano delle ampie finestre panoramiche al centro del ponte, in occasione della visita ufficiale di Adolf Hitler il 9 maggio di quell’anno per stringere l’Asse fra Italia e Germania.
A seguito della ritirata delle truppe tedesche durante la campagna d’Italia, questo fu l’unico ponte di Firenze che non venne fatto saltare dai tedeschi nel 1944, ovvero nel corso della Seconda Guerra Mondiale. La decisione di non farlo crollare è stata attribuita dalla storiografia alle gerarchie tedesche (su decisione di Hitler con l’intercessione del console tedesco Gerhard Wolf) che, pur senza far saltare il ponte, lo avevano comunque reso inagibile danneggiando la sponda e le case circostanti, tecnica già usata a Roma e Parigi.

Nel 2016, in seguito al racconto di una testimone, si è diffusa una ricostruzione alternativa secondo la quale alcuni orafi sabotarono gli ordigni tagliandone i fili: la notte tra il 3 e il 4 agosto del 1944, Burgassi (chiamato da tutti Burgasso) aiutante degli orafi lasciato libero di circolare in quanto i tedeschi pensavano non capisse niente, vecchio e menomato fisicamente dalla poliomielite ma dalla mente lucida, assistette alla posa delle mine. Avendo visto tutto, avrebbe saputo dove erano gli allacciamenti delle mine e le indicò per disinnescarle. Entrambe le ricostruzioni non dispongono di fonti incontrovertibili, sebbene la prima sia storiograficamente quella più accreditata, anche perché non avrebbe avuto senso minare così pesantemente le vie circostanti, cosa che non era avvenuta per nessun altro ponte sull’Arno.

Il ponte venne quindi risparmiato a discapito di ampie zone limitrofe: vennero praticamente rasi al suolo via Por Santa Maria e il Lungarno Acciaiuoli a nord, borgo San Jacopo, via Guicciardini e il primo tratto di via de’ Bardi a sud. Come immortalato in un episodio del film Paisà di Roberto Rossellini, il passaggio superstite sul Corridoio Vasariano, sul finire della Seconda Guerra Mondiale, era praticamente l’unico punto di attraversamento nord-sud della città.

Dopo la guerra furono condotte dal Provveditorato alle Opere Pubbliche importanti opere di consolidamento all’insieme della struttura, precedute da studi e verifiche già commissionate nel 1949 a una commissione formata dai massimi esperti del momento (ingegneri Luigi Sabatini, Giulio Krall e Sisto Mastrodicasa) e seguite dall’apertura del cantiere nel 1960, condotto con la consulenza esterna del professor Letterio F. Donato.

Durante l’Alluvione del 4 novembre 1966 il ponte fu nuovamente danneggiato e subito dopo interessato da ulteriori opere di restauro (1967-1968) seguite da un cantiere di consolidamento della struttura con particolare riferimento ai piloni e alla platea (1978-1979).
Pur conoscendo significative trasformazioni in relazione ai singoli edifici, il ponte ha mantenuto sostanzialmente la sua immagine medioevale e pittoresca, con i piccoli e variati edifici che lo segnano su ambo i lati, sormontati dal lato a monte dal corridoio vasariano, a costituire sull’acqua una vera e propria via di città.

Il Ponte Vecchio è composto da tre ampi valichi ad arco ribassato; fu un’innovazione architettonica importante, perché per la prima volta in Occidente veniva superato il modello romano che prevedeva l’uso quasi esclusivo di valichi a tutto sesto (ovvero arcate semicircolari) e che nel caso di un ponte molto lungo richiedevano un gran numero di arcate, creando così potenziali pericoli in caso di piena (per la facile ostruzione dei valichi stretti) oppure una pendenza molto accentuata, soluzione ugualmente indesiderabile (casi tipici: il ponte della Maddalena, presso Borgo a Mozzano, o il ponte Fabricio, a Roma).

Il rapporto tra luce dell’arco e la sua altezza è di 6,5 a 1, superando così il rapporto di 5,3 a 1 presente nel ponte romano di Limira, ponte costruito con archi ribassati e che ne fece il ponte antico con archi segmentali più bassi della storia fino, appunto, alla costruzione del Ponte Vecchio. L’esempio fiorentino fece scuola: con una simile arcata ribassata fu costruito nel XVI secolo il Ponte di Rialto a Venezia e molti altri.

Altra caratteristica tipica è il passaggio fiancheggiato da due file di botteghe artigiane, ricavate in antichi portici poi chiusi, che lo hanno reso famoso, come se si trattasse del proseguimento della strada. Le botteghe di Ponte Vecchio si affacciano tutte sul passaggio centrale, ciascuna con un’unica vetrina chiusa da spesse porte in legno, e spesso presentano un retrobottega costruito a sbalzo sul fiume e sostenuto da beccatelli (o “sporti“).
Al centro del ponte, le botteghe si interrompono per aprirsi a due vedute del fiume, a monte grazie al loggiato su cui poggia il CorridoioVasariano, a valle tramite uno slargo che ospita il monumento in bronzo e marmo allo scultore e orafo Benvenuto Cellini di Raffaello Romanelli (1900) con basamento di Egisto Orlandini.

Ai quattro angoli del ponte esistevano altrettante torri che ne controllavano l’accesso: di queste resta solo la Torre dei Mannelli, mentre la Torre dei Rossi-Cerchi e la Torre dei Consorti furono ricostruite dopo le esplosioni del 1944. La carreggiata è a lastrico.

Gli edifici sul ponte, soprattutto quelli commerciali, sono divisibili in quattro blocchi, due per lato, interrotti dagli affacci d’Arno centrali. Ha accesso dal ponte inoltre, al n. 2, il Palazzo della Commenda del Santo Sepolcro, e un esercizio commerciale dentro la Torre dei Mannelli.

Continua

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Andrea Giovanni Iacopini

Andrea giovanni Iacopini nasce a firenze nel 1955. Geometra con la passione per le storie fiorentine è amante degli animali, della musica anni 70/80, di cinema e della squadra Viola. Si definisce un ottimista per natura.

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