Scacco matto con la Torre
Molti fiorentini l’hanno soprannominata «La Casa dalla finestre che ridono» per via delle diverse forme che hanno le sue finestre nei prospetti, la giornalista Oriana Fallaci ne era tanto affascinata al punto che avrebbe voluto morire tra le sue mura, guardando l’Arno: stiamo parlando dell’ultima torre che campeggia sul nostro ponte più vecchio, la famosa Torre dei Mannelli.
Sono certa che tutti coloro che si concedono una passeggiata sul Ponte Vecchio siano senz’altro a conoscenza del fatto che il Granduca Cosimo I una volta che ebbe trasferita nel 1565 la propria residenza da Palazzo della Signoria a Palazzo Pitti, fece erigere al proprio architetto di corte, Giorgio Vasari, il famosissimo Corridoio Vasariano: all’atto pratico, si trattava di edificare una galleria, un lunghissimo camminamento coperto, atto a consentire al principe ed alla sua famiglia il passaggio da un palazzo all’altro senza dover mai scendere in strada, in mezzo al popolo.
Originariamente però, il nostro ponte fiorentino più celebre aveva ben quattro torri poste ai quattro rispettivi angoli (chiamate teste di ponte), attorniate da molti altri fabbricati : due “di qua d’Arno” per proteggere l’ingresso della città verso Porta Santa Maria e due “diladdarno”, lungo la via che portava verso Roma. Dunque il Vasari, per attuare il suo ambizioso progetto, avrebbe dovuto smantellare e abbattere ogni torre e ogni abitazione privata edificata lungo il percorso della sua opera, da Via della Ninna fino al Giardino di Boboli.
Invece le cose non andarono esattamente così!
Molti tra voi avranno notato una piccola curiosità (fra le tante che riguardano il celeberrimo Corridoio): Osservando attentamente la galleria, nel punto in cui il ponte tocca la sponda di Oltrarno, possiamo notare che, a causa dell’inistenza di una torre medioevale, il percorso vasariano descrive un’ansa, deviando dalla sua traiettoria rettilinea.
La Torre che impedisce il passo al Corridoio e lo costringe a fare quell’insolita curva, al tempo apparteneva appunto alla potente famiglia fiorentina dei Mannelli ed al momento della costruzione del camminamento principesco, i Mannelli si opposero con fermezza all’esproprio, tanto invece desiderato da Cosimo I.
Non volendo creare forti contrasti ma al contempo dovendo necessariamente portare a termine il lavoro, il Vasari chiese consiglio a Cosimo I de’ Medici, il quale gli rispose con una frase che è rimasta famosa nei secoli: «Ognuno è padrone in casa propria (…)» ! La qual cosa imponeva dunque al nostro architetto di venire a capo della situazione, in un modo o in un altro.
Il nostro l’architetto si convinse pertanto che la soluzione migliore fosse quella di far girare il corridoio attorno alla torre con un ballatoio sorretto da archi e mensole in pietra serena: in questo modo l’antica torre sarebbe rimasta intatta, mentre il percorso del corridoio avrebbe potuto proseguire fino a Palazzo Pitti, senza ulteriori indugi.
Come la vicenda si svolse esattamente, non è mai stato precisato da nessuno storico: rimane un dato di fatto che i Mannelli si opposero al volere del Granduca, forti del fatto di essere una delle famiglie più ricche e dunque potenti della città: non a caso, Giovanni Boccaccio aveva residenza come ospite (nonché amico fraterno), in una delle loro proprietà situate in Oltrarno, proprio vicino alla torre in questione.
Deve aver giocato a loro favore anche il fattore tempo, poiché il Corridoio Vasariano fu costruito in soli cinque mesi! Un vero e proprio tempo da record, imposto da Cosimo I per impressionare gli invitati alle nozze del figlio Francesco I (destinato a succedergli), con Giovanna d’ Austria.
Un destino completamente diverso toccò invece alla Torre degli Ubriachi, di proprietà della famiglia omonima, separata da quella dei Mannelli soltanto da Via de’Bardi: gli Ubriachi però, non si opposero all’esproprio, anzi tutt’altro: il loro fabbricato, anche se prossimo al ponte, sorgeva infatti in zona di ben altro pregio, al tempo famosa per essere una delle più povere di Firenze, additata addirittura come un Borgo Pitiglioso, vale a dire un borgo pidocchioso!
Le condizioni dell’ esproprio parvero pertanto un’ ottima occasione per il trasferimento dell’immobile di famiglia in una zona più salubre della città e dunque, in questo caso, il Corridoio potè proseguire il suo cammino, passando all’interno dell’antica torre.
La Torre dei Mannelli è rimasta nei secoli a detenere il suo posto: soltanto le bombe della Seconda Guerra Mondiale le recarono danno ma, per fortuna, non in maniera irreparabile: il restauro fu curato dall’architetto Nello Baroni su incarico della Soprintendenza ai Monumenti di Firenze nell’immediato dopoguerra, tra il 1944 ed il 1946 .
Per chi volesse rimirarla ricordando questa strana storia che vi ho raccontato oggi, lei è ancora lì: straordinaria protagonista di una surreale partita a scacchi, si eleva fiera in testa all’antico ponte, dopo avere dato Scacco Matto al Re!