Harry Potter… E la magia ebbe inizio!
«L’inizio di una fantastica storia che si adatta sia ai grandi che ai piccoli, un mondo magico e incapace di invecchiare, il primo passo di una saga che ha saputo affascinare generazioni».
(J.K. Rowling)
Il 26 giugno del 1997 veniva pubblicato in Inghilterra il primo capitolo di Harry Potter, dal titolo Harry Potter e La pietra filosofale, uno dei più importanti romanzi di letteratura giovanile contemporanea.
La storia è quella di Harry, un adolescente occhialuto, con una cicatrice a forma di saetta sulla fronte, il quale scopre, crescendo, di possedere dei poteri magici.
Il maghetto di cui vi sto parlando, fu creato dalla fortunata penna della scrittrice inglese Joanne K. Rowling e fu subito un successo planetario.
Di fatto, possiamo dire anche che il libro risultò essere un successo inatteso, non soltanto per la sua autrice, ma anche e soprattutto per la piccola Casa Editrice Bloomsbury che aveva osato scommettere (a buona ragione, ci permettiamo di dire col senno di poi) su una scrittrice fino a quel momento sconosciuta, la quale, peraltro, si era vista già rifiutare il suo libro da altri editori in precedenza.
Del resto, l’allora 32enne, originaria di Yate (cittadina a sud dell’Inghilterra), non aveva fino ad allora mai pubblicato nulla di suo e l’idea di buttare giù un romanzo le era venuta di getto, durante il tragitto da casa alla sede londinese di Amnesty International, dove lavorava come segretaria.
La Bloosmbury decise di darle fiducia, optando però per la segnalazione del suo nome con le sole iniziali e giocando su un certo mistero circa la sua reale identità. Il 26 giugno del 1997 il suo romanzo venne pubblicata nel Regno Unito e l’anno successivo, edito da Salani, sbarcò in Italia.
Nella storia del piccolo Harry, orfano dei genitori (uccisi dal feroce Lord Voldemort), che dopo un’infanzia infelice scopre di essere predestinato alla magia, nell’idea di un mondo reale e di uno magico che convivono in perfetta armonia, risaltano fortemente i richiami alle mitologie celtica e greca, ma non mancano neppure esempi di stereotipi estratti della letteratura fantastica del passato.
Per la Rowling è l’inizio di un successo mondiale che con sette libri, pubblicati nell’arco di dieci anni (tradotti addirittura in ben 80 lingue), la vede arrivare ad essere la terza autrice donna al mondo per numero di copie vendute (500 milioni). Un marchio miliardario reso ancor più redditizio dalle trasposizioni cinematografiche ricavate dalla Warner Bros, con otto film in totale (la trama dell’ultimo libro è stata sviluppata in due pellicole).
La mia avventura con Harry Potter è cominciata in tarda età: ammetto di non essere più una giovincella, pertanto le avventure di Harry Potter non hanno certo fatto parte delle mia crescita adolescenziale. Nella lettura di questo libro ho però cercato di pormi in maniera meno adulta possibile, orientata verso una totale libertà immaginifica, come un bambino che ascolta qualcuno che legge una fiaba.
«Ma davvero, Silente, crede di poter spiegare tutto questo per lettera? Questa gente non capirà mai Harry. Lui diventerà famoso…leggendario! (…) Si scriveranno volumi su di lui, tutti i bambini del nostro mondo conosceranno il suo nome!»
La bellezza di Harry Potter e la pietra filosofale risiede nella magia dell’inizio. Qui infatti tutto comincia, tutto viene presentato, descritto e narrato per la prima volta, come nelle migliori favole dove il Once upon a time funziona da elemento incantatore per catturare immediatamente l’attenzione del lettore.
A questo punto ci si ritrova già perduti nel suo mondo, tornare indietro non è più possibile e dobbiamo andare avanti per conoscere Harry, la sorte della sua famiglia, l’odio di Voldemort e il perché di una cicatrice a forma di saetta che gli ha marchiato per sempre il volto. Saremo con Harry quando si aggirerà per Diagon Alley, intento ad acquistare il necessario per la scuola di magia; saremo con lui alla stazione di Londra, prima in cerca del Binario 9 ¾ e poi sull’ Hogwarts Express, un fantastico treno che lo condurrà alla scuola di magia in un castello.
Insomma, vivremo con lui tutte le avventure che lo porteranno a scontrarsi con la magia nera, con l’odio di Draco Malfoy e infine con Voldemort.
Benché non sia un amante del genere fantasy, Harry Potter mi è piaciuto oltre ogni immaginazione e lo ritengo molto più che un libro per ragazzi. Visto con gli occhi di un adulto, è evidente il suo risvolto pedagogico.
Harry, nella sua goffagine, insegna a non lasciarsi bullizzare, a sapersi far valere e a coltivare lo studio e l’intelligenza. Insieme ad Hermione, Ron e Neville, Harry insegna che l’amicizia è un dono che non va dimenticato, anzi è un sentimento che deve essere alimentato e protetto ogni giorno: Harry insegna che, se si è uniti, si diviene più forti, addirittura imbattibili!
Di fatto per me, la vera magia dei racconti della Rowling risiede, appunto, nella ricerca dei valori e dei sentimenti: è soltanto con essi che si raggiunge la giusta essenza della vita, tanto nel mondo reale, quanto nel Castello di Hogwarts.
«La verità – sospirò Silente – è una cosa meravigliosa e terribile, per questo va trattata con grande cautela».