Accade oggi

Walkman, icona di musica e libertà

È possibile non averne mai posseduto uno o non conoscerne l’esatto funzionamento, o persino considerarlo un pezzo di modernariato superato dalla storia. Ma per le generazioni come la mia, che ne hanno vissuto l’epopea, la parola Walkman non può non evocare almeno un ricordo.

Quella scatoletta magica marchiata Sony ha segnato le sorti di milioni di giovani vite, contribuendo a fare la storia di buona parte della cultura pop e la costruzione del nostro immaginario collettivo.

E tutto ebbe inizio esattamente 44 anni fa, anche se sembra ieri. Oggi farebbe inorridire un teenager qualsiasi, al pensiero di doversi portare dietro quella scatola di metallo così ingombrante rispetto ai più recenti lettori di musica digitale. Eppure quando la Sony lanciò nei negozi il Walkman, nei fatti rivoluzionò il modo di ascoltare musica dei giovani.

Fino a quel momento infatti potevano ascoltare le musicassette dei nostri beniamini solo in stereo di medie e grandi dimensioni, decisamente scomodi da trasportare.

L’intuizione di Masaru Ibuka, cofondatore della casa giapponese, cambiò le cose: il  primo esemplare di Walkman fu lanciato sul mercato quando io avevo poco più di dodici anni,  il 1 luglio 1979, e superò le più rosee aspettative dei suoi creatori.

Il primo lettore portatile di musicassette della storia, un Tps-l2 blu e argento realizzato a partire dallo scheletro di un vecchio mangianastri, fu così venduto al prezzo lancio di 39mila yen (circa 150 dollari americani) e sbarcò sui mercati internazionali con svariati nomi – tra cui i discutibili Soundabout negli Stati Uniti e Stowaway nel Regno Unito – tutti poi uniformati nel più iconico Walkman, traendo ispirazione niente meno che da Superman.

Come molte parole che utilizziamo nel linguaggio corrente, Walkman è infatti un marchio registrato, uno dei rari brand che hanno avuto una fortuna così invidiabile da essere penetrati a fondo nel sentire comune, meritandosi la gloria di sostantivo.

Sophie Marceau in una scena del film “Il Tempo delle Mele”

La parola, entrata nell’Oxford Dictionary solo nel 1986, è un neologismo composto dal verbo anglofono walk (passeggiare) e man (uomo), una combinazione in grado di rendere al meglio la principale qualità del piccolo ritrovato nipponico: la libertà.

A partire dal 1 luglio 1979, infatti, si scoprì che a ogni uomo era data la prerogativa di trasformare la propria vita in un film, scegliendone la colonna sonora e personalizzandone il ritmo. Fino a quel momento l’unico strumento in grado di trasmettere musica all’esterno era la radio portatile, e l’arrivo del Walkman modificò in maniera irreversibile il modo di approcciarsi alla musica, ora completamente libera.

In poco più di due mesi il Walkman sfiorò la quota record di 50mila esemplari venduti.

Sony decise di non vendere un semplice prodotto, per quanto tecnologicamente all’avanguardia, ma, come si direbbe oggi, di vendere un’esperienza totalmente nuova. «Forse è così popolare perché nulla del genere è mai esistito prima» confidava un rivenditore al Washington Post nel 1981. Ed era vero: Sony aveva di fatto lanciato sul mercato una nuova attività umana, quella di mettere delle cuffie nelle orecchie e uscire a fare jogging; quella di poter ascoltare la musica rock lontano dalle lamentele dei parenti più conservatori; quella di rintanarsi in una dimensione tutta propria di ritmi graditi.

Il Walkman era sulla bocca di tutti e a metà degli anni Ottanta era davvero difficile poterne fare a meno, anche se non mancarono i detrattori.

Dichiarava il vicepresidente della Cbs Records al Washington Post: «È come una droga: indossi le cuffie e tagli fuori il resto del mondo».

Così, il Walkman divenne ben presto il paradigma di un mondo in veloce trasformazione. Col tempo è diventato una vera e propria icona pop e grazie alla sua versatilità è arrivando a permeare gran parte della cultura cinematografica degli anni Ottanta: veri e propri cult del calibro di 9 settimane e 1/2, Il tempo delle Mele, Ghostbusters, Pretty Woman, Footloose e Ritorno al Futuro, nell’indimenticabile scena iniziale sulle note di The Power of Love.

Insieme al Walkman, 42 anni fa la cultura di massa battezzava anche il mito del Giappone come produttore di tecnologia ad alta qualità e dimensioni ridotte, un culto vivo ancora oggi, seppur con la rinnovata concorrenza del gigante cinese.

Julia Roberts in una scena del film “Pretty Woman”

Il nostro amato registratore da passeggio  andò in pensione verso la fine degli anni Ottanta, con l’avvento dei lettori CD, poi soppiantati a loro volta dai lettori digitali come l’iPod, lanciato da Apple nel 2001.

Avere raccontato oggi di questa ricorrenza mi ha fatto riaffiorare alla mente tanti ricordi e soprattutto alcune delle canzoni che amavo ascoltare, isolandomi nell’angolo più recondito del  giardino di casa dei miei nonni, quando mi recavo da loro per le vacanze estive.

E così oggi, vorrei riproporvi come brano del giorno, una di quelle canzoni che tanto ascoltai durante quella calda estate del ‘79: fu un vero successo, arrivando a scalare la vetta della Hit Parade italiana di quella stagione tanto rivoluzionaria.

Alan Sorrenti, il trionfatore del Festivalbar 1979, con Tu Sei l’ Unica Donna per Me!

Author Image
Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

0 0 votes
Voto all'articolo
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Wordpress Social Share Plugin powered by Ultimatelysocial
WhatsApp