Il “grillaio” della Fortezza
A Firenze, tanti anni or sono, esisteva il “Grillaio”!
A differenza di quel che si potrebbe dedurre dal nome, il grillaio non era certo un campo invaso dagli ortotteri, e non era neppure un venditore di grilli (mestiere davvero esistito anche se si può dire che lavorasse un solo giorno all’anno, cioè per la tradizionale Festa del Grillo, legata alla ricorrrenza dell’Ascensione)!
Negli anni Settanta, a Firenze, il grillaio era al giardino della fontana della Fortezza da Basso.
Quando le PlayStations erano fantascienza, quando le macchinine elettriche erano poco più che un miraggio, noi bambini ci si divertiva in un modo semplice, ma inebriante. Ad una velocità massima di crociera di qualche decina di chilometri orari, sfrecciavamo come veri e propri piloti di Formula 1; senza casco, capelli al vento, sfidavamo tutte le teorie della relatività, correndo come degli invasati in un autodromo improvvisato alla guida dei cosiddetti “Grilli”.
La pista consisteva in semplice anello di asfalto e ghiaia progettato attorno alla grande vasca del giardino della Fortezza, proprio sotto a quelle che un tempo erano state le mura difensive dell’antica Fiorenza. La vasca, con il suo eterno zampillino di acqua al centro, era la residenza stabile di una splendida famiglia di cigni reali, i quali vi avevano preso dimora da tempo immemore.
Il “grillo” (era proprio così che veniva chiamato) consisteva in uno strano veicolo a pedali, composto da un telaio in alluminio piuttosto spartano, una catena e tre ruote, una davanti e due di dietro. In mezzo ci stava il sedile. Praticamente, si trattava di una sorta di triciclo da corsa, che però, per essere alimentato, necessitava di una buona, costante e vigorosa pedalata (ricordo ancora la fatica!).
Sebbene di rozza struttura, i “grilli della Fortezza” rappresentavano il supremo godimento all’aria aperta che le generazioni di fiorentini messi al mondo nel secolo scorso, abbiano mai avuto. Me inclusa!
Va da se’ che, se esistevano i grilli, da qualche parte ci dovesse pure essere il “grillaio”: un po’ giostraio, un po’ atleta, un po’ pedagogo e biciclettaio, il “grillaio” era pertanto colui che di mestiere, noleggiava i grilli.
Perlomeno, così lo fu fino al 1985 circa. Poi Grilli e Grillai, si estinsero. Non saprei dirvi perchè. Resta il fatto che la “Gara dei Grilli” è stato un divertimento indimenticabile e inimitabile, per tanti, tantissimi bambini.
Alla Fortezza, i grilli erano di due colori: azzurri oppure rossi. A quel tempo io ero già una ferrarista sfegatata, pertanto volevo noleggiarlo soltanto rosso. La prima volta che la nonna si decise a farmici montare sopra, ricordo che dovetti aspettare il mio turno per ore. Feci passare parecchi bambini avanti, finchè il grillo a me predestinato non fece rientro ai box.
Fu sedendomi su quel benedetto aggeggio dal colore rosso fiammante che capii, per la prima volta, come si applicassero le leggi della fisica quando guidavi un veicolo dotato di un freno e di un volante; se non frenavi in tempo, ti schiantavi … se non guardavi dove andavi, sbattevi!
Schiantarsi in curva sulla ghiaia, era il peggiore degli incubi: significava ridurre ginocchia e gomiti un “colabrodo” (come si dice da noi, a Firenze!). Ma se riuscivi miracolosamente a non schiantarti, poteva pure capitarti di peggio: potevi andare a sbattere a tutta velocità contro il grillo pilotato da un altro bambino, esaltato ed eccitato quanto te dalla competizione. Oppure, per evitarlo, potevi anche rischiare di andare dritto a sbattere contro un pioppo. E di pioppi secolari, ai Giardini della Fortezza, ce n’erano davvero parecchi!
So perfettamente adesso quel che andate pensando: l’accostamento donne – motori nei maschietti genera sempre una certa differenza, ai limiti dell’ironia per non dire di più.
Come fanno quei proverbi coniati chissà quando e chissà da chi?
“Donne al volante, pericolo…?” Oppure, “Donne, motori, gioie e …?”
L’immaginario collettivo maschile preferisce da sempre vederci accomodate sul sedile destro piuttosto che tenere fra le mani un volante ma, è altrettanto vero che ci sono state (e tutt’oggi ci sono) donne capaci di mettere in riga tanti colleghi, nelle competizioni. Questo per dirvi che alla giuda dei grilli, di femminucce se ne ne vedevano tante!
Era una competizione in cui la forza non era tutto: certo, i muscoli delle gambe dovevano essere parecchio allenati, ma oltre a una buona tecnica col volante, ci voleva anche una certa strategia. Quando io mi mettevo alla guida di un grillo mi sentivo impavida e pronta alla sfida, proprio come Kay Petre, la pioniera delle gare automobilistiche alla quale il mio nonno mi paragonava sempre per via della costituzione minuta. Nonostante anche lei fosse uno scricciolo, alta poco più di 1,50 m, esattamente come me, si racconta che avesse un coraggio da gigante!
E io studiavo il percorso, studiavo il pilota che mi precedeva, aspettavo l’occasione buona per approfittare delle sue sbavature per cogliere il momento giusto per “infilarlo” …con un sorpasso! Non sempre ci riuscivo, ma quando vincevo uno scontro contro un maschio, era una gran soddisfazione!
Quante volte sono tornata a casa malconcia e dolorante, dopo avere ingoiato quintali di polvere, le ginocchia sbucciate a sangue e il sudore che mi imperlava la fronte.
La nonna mi guardava e scuoteva la testa… non capiva perché mai a me non piacesse di più stare a giocare con le bambole, comodamente seduta nell’erba.
Ma dico io: che cosa ci andavi a fare alla Fortezza da Basso se non per correre con i Grilli?