Addio al “broncio” più bello del cinema
Era il 9 ottobre 1969 quando, per la prima volta, la storica trasmissione della BBC “Top of the Pops” si rifiutò di mandare in onda il successo numero uno di quella settimana: “Je T’Aime Moi Non Plus,” di Serge Gainsbourg cantata da Jane Birkin: voci suadenti con gemiti e sospiri che ne decretarono il successo mondiale.
Scritta l’anno prima quando il cantautore francese aveva una relazione con Brigitte Bardot, la versione cantata da quest’ultima era rimasta nel cassetto fino al 1986.
Poi, Gainsbourg aveva preso la decisione di inciderla insieme alla nuova fiamma, scatenando un putiferio mediatico: grande successo di pubblico da un lato e la più bigotta censura, dall’altro. Ne fu vietata la vendita un po’ ovunque, anche in Italia.
La voce suadente che interpretò quella tanto discussa canzone, Jane Birkin, è morta lo scorso ieri.
La cantante e attrice britannica naturalizzata francese che ha segnato la storia del costume, diventando un’icona della rivoluzione sessuale e di stile del ‘68 è scomparsa ieri, in un’afosa domenica di luglio; l’ hanno trovata senza vita nel suo appartamento di Parigi, sorpresa forse da un malore che le è stato fatale. A dicembre avrebbe compiuto 77 anni.
Nata in Inghilterra nel 1946, Jane aveva ricevuto la sua formazione di artista nella Swinging London degli Anni 60, dove aveva seguito le orme materne di attrice teatrale nei musical, prima di approdare al cinema e infine alla musica francese in un percorso creativo completo e allo stesso tempo irregolare, come irregolare e trasgressiva fu la sua giovinezza di diva imbronciata.
Corpo androgino e sensualità conturbante, con la sua voce di angelo e i suoi occhi da cerbiatta incanta prima il compositore inglese John Barry, autore delle musiche dei film di James Bond, che la sposa a soli diciannove anni e da cui ha la prima figlia Kate Barry (nata nel 1967 e morta suicida nel 2013), poi Michelangelo Antonioni, che la vuole per il film Blow-Up.
Qui girerà in topless una delle scene più audaci che la porterà alla ribalta. Ma è nel 1968, sul set del film francese Slogan, che avviene l’incontro fatale con il cantante e musicista Serge Gainsbourg, con cui inizierà un lungo sodalizio sentimentale e professionale che li renderà una delle coppie più celebri e trasgressive del jet set dell’epoca.
Alla fine dell’anno i due incidono a Londra il primo album frutto della loro collaborazione, intitolato Jane Birkin – Serge Gainsbourg. Le canzoni contenute sono tutte reinterpretazioni di precedenti composizioni di Gainsbourg, ma è il celebre singolo Je t’aime… moi non plus dell’anno successivo a fare scalpore. I gemiti che simulano un rapporto sessuale consumato durante la registrazione del brano le costano l’esclusione in Italia dal programma radiofonico “hit parade” perché ritenuta oscena, prima che ne venga proibita la vendita su tutto il territorio nazionale. E sono proprio il gusto del proibito e il desiderio di scandalizzare a regalare alla canzone un successo planetario con più di cinque milioni di copie vendute.
I due vanno a vivere a Parigi insieme alla figlia di Jane, nell’appartamento al 5 bis di rue de Verneul nel 7º arrondissement, che diviene un punto d’incontro di artisti, intellettuali e bohemiens dell’epoca. Il loro amore è travolgente e incontenibile, e nel 1971 nasce la loro figlia,l’ attrice Charlotte Gainsbourg, che nel 2021 firmerà il documentario dedicato alla madre Jane by Charlotte.
Nel corso degli anni l’alcolismo e le sregolatezze di Gainsbourg diventano però sempre più difficili da sostenere per Jane, che alla soglia dei trent’anni preferisce allontanarsi dagli eccessi. Alla fine del decennio la coppia entra in crisi, ma il loro sodalizio durerà nel tempo, a fasi alterne, fino alla morte di Serge nel 1991. Nel frattempo Birkin si lega al regista francese Jacques Doillon, con cui ha iniziato una nuova fase della sua carriera: abbandonata l’immagine sexy e trasgressiva che l’aveva caratterizzata negli anni precedenti, dà più spazio alla donna matura, complessa, versatile. Dalla loro relazione nasce nel 1982 una terza figlia, Lou Doillon, diventata poi modella, cantante e attrice.
Candidata due volte ai premi César, nel 1984 per La Pirate di Jacques Doillon e nel 1986 per La donna della mia vita di Régis Wargnier, Jane è stata anche la musa ispiratrice della maison Hermès, che nell’84 lanciò la Birkin Bag, a lei dedicata. Le cronache raccontano che durante un volo Parigi-Londra nel 1984 Jane Birkin era seduta accanto a Jean-Louis Damas, allora Presidente di Hermès, e lamentava di non riuscire a trovare la borsa giusta. Era da poco diventata madre per la terza volta voleva e un accessorio capiente che fosse anche molto elegante, e lui improvvisò lo sketch di una borsa duttile, spaziosa, di forma rettangolare: fu quello il primo prototipo di Birkin che avrebbe conquistato generazioni di donne in tutto il mondo.
Basta questo breve resoconto della sua vita a raccontare cosa sia stata Jane Birkin per una generazione di ragazze in cerca del loro posto nel mondo. Ragazze che sognavano la propria indipendenza professionale, personale e sessuale, e non si vergognavano di andare a cercarla sul palco di un teatro, sul set di un film o in uno studio di registrazione.
Milioni di donne l’hanno amata per questo e continueranno sempre a farlo.