L’ultima risata
Correva l’ormai lontano anno 1993, quando nelle sale cinematografiche arrivò una certa Mrs. Doubtfire.
Il film che vedeva uno strepitoso Robin Williams calarsi nei panni di un padre divorziato che pur di avere l’occasione di passare del tempo coi propri figli accettava di travestirsi da baby-sitter, fu un successo ineguagliabile.
Diretto da Chris Columbus, Mrs. Doubtfire venne premiato con il Premio Oscar per il Miglior Trucco e con il Golden Globe per la Migliore Commedia. Il successo della pellicola fu tale che, ancora oggi, a distanza di quasi venti anni dal suo esordio nelle sale, viene replicata sul piccolo schermo a intervalli più o meno regolari.
Soprattutto, moltissimi sono sempre stati gli spettatori che hanno gradito godersi l’interpretazione sublime di Robin Williams, non soltanto in questo film, ma anche in molti altri che hanno coronato la sua sfera professionale di veri e propri successi.
Americano di Chicago, comincia la carriera di attore a teatro, con i mimi (in cui era specialista) e con parti comiche: esperienza che mette a frutto, alla fine degli anni Settanta, nella popolare serie televisiva Mork & Mindy, interpretando un simpatico alieno il cui originale saluto (Na-no Na-no) divenne un vero e proprio tormentone.
Passato al cinema, alterna negli anni parti comiche, come in Popeye – Braccio di ferro (1980), ad altre più drammatiche, su tutte quella del militare ribelle e anticonformista in Good Morning, Vietnam, che nel 1988 gli vale la prima nomination agli Oscar e un Golden Globe.
Sfiorata altre due volte con L’attimo fuggente (1990) e con La leggenda del re pescatore (1992), l’ambita statuetta arriva nel 1998 grazie al ruolo dello psicologo Sean McGuire in Will Hunting – Genio ribelle; poi, nel 2013 è nel cast di The Butler – Un Maggiordomo alla Casa Bianca, un altra sorprendente interpretazione.
Di Robin Williams e’ stato detto molto, nel bene e nel male: di fatto, tutta la critica si è trovata concorde nel definirlo soprattutto, un uomo buono, dotato sempre di un grande sorriso stampato sul volto, forse per nascondere la sua tristezza interiore.
Come è stato più volte raccontato nelle numerose biografie scritte su di lui, Williams aveva passato una vita cercando di fare sempre ridere le persone che aveva intorno a sé: utilizzava questo suo talento per combattere un senso di solitudine che lo aveva accompagnato sin dai più teneri anni della vita, fin da quando Robin si era trovato costretto a inventarsi storie per mettere a tacere il silenzio che lo circondava nelle lunghe giornate passate da solo, poiché entrambi i genitori erano sempre fuori per motivi di lavoro.
Un’infanzia così vissuta ebbe come conseguenza una ricerca costante dell’accettazione e della vicinanza delle persone; un sentimento che l’attore avrebbe inseguito per tutta la vita, anche quando era ormai divenuto una stella di Hollywood, un volto che il pubblico associava ad una persona capace di provare sentimenti profondi e disponibilità verso il prossimo.
Nella creazione dell’immagine pubblica di Robin Williams ebbero un forte peso le scelte fatte in funzione della carriera cinematografica, dedicandosi a molti film per famiglie e/o per ragazzi. Non solo il già citato Mrs. Doubitfire, ma anche pellicole come Hook-Capitan Uncino oppure l’iconico L’Attimo Fuggente. Tuttavia, dietro il sorriso da clown e le movenze di una persona che si trovava a proprio agio al centro dell’attenzione, c’era un uomo con un costante vuoto interiore, una lacuna affettiva che Robin provò a colmare anche facendo uso di droghe e di alcol.
Già nel 1979 nel corso di un’ intervista, l’attore parlò a proposito della sua depressione e di come la fama lo costringesse ad indossare quasi sempre una maschera, per nascondere le proprie ansie, le debolezze. La depressione continuò ad essere sua fedele compagna anche nel 2014, quando si vide costretto a cancellare l’ impegno preso per recitare in una serie Tv, The Crazy Ones.
In quel periodo, aveva scoperto di essere malato di Parkinson ed essere al primo stadio di Demenza da Corpi di Levy, una malattia neurodegenerativa molto simile all’Alzheimer che gli causavano reazioni paranoiche e gravi lacune mnemoniche. La consapevolezza che presto avrebbe perso il controllo della sua mente, insieme alla tristezza per la perdita del lavoro, acuì la sua depressione.
L’11 agosto 2014 il corpo senza vita di Robin Williams venne ritrovato nella sua casa di Tiburon, in California. L’attore che aveva insegnato alla nazione a ridere, che si era presentato ai suoi spettatori come un uomo gentile e carismatico, si era tolto la vita impiccandosi. Aveva solo 63 anni. La sua morte e il suo suicidio scossero il mondo intero.
Come ebbe a dichiarare l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama, nella sua vita Robin Williams ebbe modo di vestire molte professioni e altrettanti personaggi: fu un aviatore, un dottore, un genio, una tata e molte altro ancora…. Ma, infondo, quello davvero unico fu solo e soltanto lui!
Grazie . Mi sono commosso leggendo la vita di questo attore che amavo moltissimo. Mi ha colpito la narrazione umana del personaggio pubblico
Grazie di cuore