Storie al femminile

Evita

Noi Europei consideriamo la nostra storia, come la Storia.

Di conseguenza, le vicende degli altri continenti, ci interessano, spesso, solo marginalmente. Ma questa ostentazione di grandezza- che non è poi neppure del tutto ingiustificata- spesso sottrae alla nostra cultura personale fatti e personaggi che invece sarebbe bene conoscere.
Fra questi rientra sicuramente Eva Peròn.

Eva Peròn, chiamata affettuosamente dal popolo Evita (ovvero piccola Eva), è da molti considerata la donna più importante della storia del secolo scorso. Personaggio politico di enorme rilievo, è ritenuta il simbolo dei desideri, delle angosce e delle passioni del popolo argentino il quale, nel 2010, ha scelto proprio questa donna, morta in giovanissima età, come simbolo per celebrare la sua indipendenza. 

Sovente ignorata nei libri di storia europei, concentrati per lo più su personaggi famosi del Vecchio Continente, il suo modo di agire riporta un poco alla mente la figura leggendaria di Robin Hood, colui che sottraeva denaro ai ricchi per donarlo ai poveri, sebbene tale sottrazione sia stata effettuata dalla Piccola Eva in modo piuttosto impulsivo e a volte autoritario, così come i suoi detrattori continuano ancora oggi a sottolineare.

Ritratto ufficiale di Eva Perón, 1948

Ma per conoscere meglio questa donna si rende necessario fare una breve premessa che offrirà spunti per approfondire la storia della tormentata Argentina, terra nota ai più non soltanto per la sua bellezza, ma soprattutto per l’avvicendarsi di dittature militari cruente che provocarono molte vittime, in particolare modo tra la popolazione civile.

Sul finire dell’Ottocento l ‘Argentina, terra ricchissima di immensi appezzamenti coltivabili e in rapida industrializzazione, diviene meta di moltissimi emigranti i quali, ignari della reale situazione di un paese in cui la ricchezza era concentrata nelle mani di pochi, si lasciano invece ingannare dalle apparenze; le ampie terre sono infatti per la gran parte proprietà dei ricchi, los estancieros, ovvero i padroni delle immense aziende agricole argentine. Per coloro che invece non accettano di lavorare come mezzadri, non rimane che trasferirsi nelle grandi città ed impiegarsi come operai e artigiani. 

Ad ogni modo, il numero davvero elevato di immigrati determina la formazione di una sempre più significativa e potente classe media, una classe che tra breve tempo non mancherà di fare sentire il suo peso nella vita sociale, politica ed economica del paese.  

Nel 1890 scoppia la cosiddetta Noventa, un’insurrezione promossa dai ceti medi al fine di ribellarsi alla potente oligarchia che continua ad impedire un regolare svolgersi delle elezioni. Ma, non sortendo risultati significativi,  i leader del vecchio regime seguitano a governare attraverso un sistema basato sulle mazzette, il nepotismo e i brogli elettorali. L’opposizione non riesce ad annientare tale sistema ed alla fine si adatta al modus operandi dell’oligarchia. La situazione continua a peggiorare, i salari non vengono corrisposti ai lavoratori, la disoccupazione è alle stelle e nel 1930, appena un anno dopo il crollo di Wall Street, in seguito ad un colpo di stato, il potere viene affidato ad Augustìn Justo che riesce a dare un po’ di respiro al paese, nonostante la crisi mondiale dovuta al crollo delle borse.

Quest’ultimo, però, per risollevare la grave situazione in cui versa il paese, è costretto ad avvalersi di capitale straniero proveniente soprattutto dal Regno Unito. La conseguenza di questa sua politica porta ad un crescente malcontento del popolo argentino perché la maggioranza delle industrie e buona parte dei trasporti finiscono nelle mani dei britannici che, con il passare del tempo, pretendono di ottenere il totale monopolio dei trasporti.  

Ritratto ufficiale di Perón e di Evita
(1948, Numa Ayrinhac – Museo del Bicentenario)

Nel 1937 si tengono nuove elezioni, sempre palesemente truccate.

Il nuovo presidente si guadagna la stima dei regimi europei e di una significativa parte della popolazione argentina, formata per lo più da immigrati italiani e spagnoli. 

Per cercare di risollevare la situazione, nel 1943, questa volta intervengono  i militari. È in questo preciso momento che un colonnello della giunta militare appena insediatasi comincia ad attirare le simpatie del popolo; piace per le sue idee progressiste riguardo il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. Il suo nome è Juan Peròn e… sorpresa! Egli ha da poco intrapreso una relazione sentimentale con una giovane attrice, tale Eva Duarte.

Eva Maria Ibarguren Duarte nasce il 7 maggio del 1919 a Los Toldos, un piccolo paesino in provincia di Buenos Aires, ultima di cinque figli, tutti illegittimi, che la madre ha avuto da Juan Duarte, un piccolo proprietario terriero già sposato.

Eva vive un’infanzia ed un’adolescenza piuttosto infelici a causa della mentalità gretta delle persone che la circondano. Ragazzina sognatrice e romantica,  basta la visione di un film per accenderle la passione per il cinema, ciò che le concede l’opportunità di sognare una vita completamente differente da quella che è costretta a vivere, ovvero ricchezza, lusso, gioielli e pellicce.

Eva presto si trasferisce con la madre e i suoi fratelli, a Junìn, ma la ragazza  continua a coltivare il sogno di diventare attrice e di riscattarsi da una vita di stenti.  Presto… fatto!

A soli quindici anni Eva se ne parte  alla volta di Buenos Aires. Diversamente da quel che spera, la grande città non le risparmia ulteriori sofferenze: per mancanza di lavoro patisce anche la fame ma Evita è tenace e ambiziosa e, caparbiamente, riesce ad ottenere una piccola parte in un film.

Il matrimonio civile di Eva e Perón

Poi, finalmente, nel 1939 la vita sembra cominciarle a sorridere; viene infatti scritturata per un radiodramma in cui ottiene la parte di protagonista per interpretare personaggi femminili dall’esistenza infelice che poi riescono a riscattare la propria vita. Casualità della vita, poiché ciò che ella mette in scena sarà davvero quel che le accadrà. Con una sola differenza:  le sofferenze patite durante la giovinezza segneranno per sempre il suo carattere, ribelle ed insofferente nei confronti dell’oligarchia aristocratica e militare. Ecco perché la stessa Eva si definirà sempre una persona che non accetta le ingiustizie della società e nutrirà un profondo rancore verso i responsabili di tali disparità sociali. E il destino l’aiuterà nei suoi intenti.

Corre l’anno 1943 quando la città di San Juan viene rasa al suolo a causa di un violento terremoto. Il colonnello Juan Peròn si mobilita in prima persona per aiutare le vittime di questo disastro  e organizza un festival per raccogliere i fondi da destinare alla ricostruzione della città. Durante la serata di beneficenza avviene l’incontro tra Eva Duarte e Juan Peròn. 

È amore a prima vista:  lei si lascia incantare, complici anche la sicurezza economica di cui l’uomo disponeva nonché l’ invidiabile posizione politica: lui, invece, rimane colpito dalla bontà e dalla fragilità della ragazza. Nonostante la notevole differenza di età, tra i due nascerà un legame davvero profondo.

Evita, che prima di allora mai si era dedicata alla politica, affianca il futuro marito nell’ascesa politica. Ha tutto ciò che serve: è giovane e molto comunicativa. Non avrà studiato diplomazia, ma è scaltra nel gestire l’immagine del suo Paese e, in breve, diviene il simbolo di una nuova Argentina: tutte le donne vogliono portare chignon, tingersi i capelli di biondo e indossare eleganti tailleur simili a quelli con cui veste la giovane Eva.

In qualità di Ministro del Lavoro e grazie alle concessioni fatte ai lavoratori, Peròn guadagna ogni giorno di più il sostegno dei sindacati e delle classi lavoratrici. Al contempo, però egli è osteggiato dai democratici e dagli stessi militari che non vedono di buon occhio le sue idee progressiste e la sua relazione con una ragazza dal torbido passato e dalle umili origini. 

Nel 1945, l’esercito arresta il generale costringendolo a dimettersi dalle sue cariche. Ma Eva, che ormai è stata ribattezzata dal popolo Evita, è già divenuta una fervente attivista, e insieme ai sindacati riesce ad organizzare delle imponenti manifestazioni per chiederne il rilascio. Nel corso dei suoi comizi la giovane donna trascina le categorie dei lavoratori puntando dritto al cuore del popolo: grida a gran voce che se Peròn fosse stato un esponente dell’oligarchia, non avrebbe condiviso i sogni e gli ideali del popolo e, soprattutto, non si sarebbe legato sentimentalmente ad una ragazza di umili origini, esattamente come lei: «Sono una di voi, ho sofferto la fame, il lavoro è mancato anche a me, ma ho trovato la salvezza in Peròn. Possa la nazione lasciarsi salvare da Peròn, così come ho fatto io».

Juan ed Eva Perón a un ricevimento ufficiale, 1947

Insomma, Evita infiamma il popolo argentino al punto tale di divenirne sua paladina e le manifestazioni che organizza riescono a sortire l’obiettivo che si era proposta. Peròn viene rilasciato.

Pochi giorni dopo la sua scarcerazione, il 22 ottobre 1945, i due si sposano. L’anno seguente  il generale decide di candidarsi alle elezioni politiche: sbaragliando la concorrenza diventa il ventinovesimo presidente della Repubblica Argentina. Accanto a lui, la piccola Eva diviene una First Lady carismatica e assai presente sulla scena pubblica. 

Adesso tutti notano le sue capacità comunicative! E mentre, da una parte accumula scarpe e vestiti come una star di Hollywood, dall’altra Evita sembra non dimenticare mai le sue origini, la miseria in cui è cresciuta e si prefigge  l’ impegno di aiutare  per sempre coloro che vivono ancora in povertà. Certo, lo fa a modo suo: l’understatement non è una sua dote perciò, a volte, viene criticata perché si adopera in opere di carità vestita come se fosse invitata a un gala, indossa ovunque abiti sfarzosi e gioielli preziosi. Ma il popolo adora quella giovane donna bionda che ogni tanto si affaccia dalla Casa Rosada per salutare.

Nel 1947 Evita dà inizio al suo giro di manifestazioni in Europa, il Rainbow Tour. L’evento genererà reazioni avverse; la First Lady argentina verrà accolta come una regina dal generale spagnolo Francisco Franco mentre invece sarà dileggiata e maltrattata in Italia. Intellettuali, università, stampa, aristocrazia ed in modo particolare la chiesa cattolica non vedono di buon occhio i cambiamenti di questa Nueva Argentina. In realtà Peròn, pur avendo inizialmente mostrato aperte simpatie verso il fascismo, creerà  un’ideologia nuova (il cosiddetto Peronismo), fondando il Partito Giustizialista il cui nucleo ideologico fondamentale sta nella giustizia sociale, che detto in altre parole vuole significare una terza via tra il capitalismo ed il comunismo: il concetto di base è  che lo stato debba frenare le tendenze estremistiche del capitalismo e assicurare condizioni di vita più umane ai lavoratori. 

Il viaggio di Evita risulta quasi un fallimento ma, nonostante le umiliazioni subite in Europa, al suo rientro la moglie del Presidente troverà ad accoglierla un popolo festante che urla di giubilo e sventola striscioni e bandiere argentine.  

Evita acclamata dai descamisados

Grazie alle lotte condotte da Evita, il 9 settembre del 1947 il Parlamento approva il disegno di legge che concede alle donne il diritto di voto. Non basta: istituisce anche il Partito Peronista delle Donne, vincendo in tal modo una della sue battaglie più importanti in un paese profondamente maschilista come l’Argentina di quel tempo.

E ancora, l’8 luglio del 1948 evita crea la Fondazione Eva Peròn il cui scopo e quello di aiutare la povera gente: tra i molti obiettivi sono previsti quelli di fornire assistenza monetaria e borse di studio per bambini brillanti provenienti da ambienti disagiati, costruire scuole, ospedali e orfanotrofi in zone svantaggiate e contribuire o collaborare con ogni mezzo possibile alla creazione di opere tendenti a soddisfare i bisogni fondamentali per una migliore vita delle classi meno privilegiate. Vengono costruite case per i senzatetto e per gli anziani. In meno di due anni Evitaspende 50 milioni di dollari per aiutare i poveri e i malati. Ma non lo fa solamente occupandosi della costruzione di scuole, ospedali e case di riposo. Ascolta i poveri, e nonostante le venga sconsigliato dai suoi collaboratori, Evita si muove tra il popolo e abbraccia bambini e adulti, seppure affetti da malattie molto contagiose.

Non paga, nello stesso anno, istituisce Evita City per realizzare nuovi alloggi popolari; con i fondi  man mano ottenuti farà costruire 4.000 abitazioni da assegnare alle persone più bisognose. Il numero delle famiglia argentine salvate dalla miseria, dalla fame e dalla delinquenza, aumenta considerevolmente. 

Evita non si ferma: costruisce scuole per i bambini bisognosi, assume pure il personale addetto a portarli al mare durante l’estate e provvedere a curare la loro salute cagionevole con l’elioterapia.

Potremmo andare avanti a raccontare, ma ciò basti per far capire che questa era la società argentina che voleva costruire Evita, una società in piena trasformazione, esattamente come sottintendeva la politica della coppia Peròn-Evita: una gestione autoritaria del potere, ma anche una sostanziale integrazione sociale con un’effettiva redistribuzione del reddito. Non a caso, tra mille comprensibili contraddizioni, l’Argentina diventa il Paese più democratico dell’America Latina di queel momento.

Ma ovviamente, l’operato della Fondazione non può da solo risolvere i gravi problemi del paese, causati da anni di dissennate politiche economiche che avevano solamente portato ad arricchire l’oligarchia a spese della maggioranza del popolo argentino, ridotto in condizioni di povertà spaventose. Persino una bicicletta costituisce il sogno principale della maggioranza dei bambini. E la piccola Eva non esita a donare quante più biciclette possibili ai bambini indigenti.

Eva Perón vota in ospedale nel 1951

L’aumento dei salari porta però alla crescita dell’inflazione e nel 1950 l’Argentina viene sconvolta da scioperi e manifestazioni. La risposta di Peròn è dura; molti oppositori vengono incarcerati ed alcuni giornali che si oppongono al nuovo governo vengono chiusi. Tuttavia, Evita non si lascia scoraggiare da questo momento di crisi e continua a sostenere il marito recandosi personalmente a discutere con i lavoratori e gli scioperanti per dissuaderli ad intraprendere scioperi contro un uomo che aveva concesso loro moltissimi diritti, tra cui quello di sciopero, di ferie pagate e di previdenza sociale. Questo suo incessante lavoro riesce ancora a garantire il sostegno della maggioranza dei lavoratori al peronismo, ma soprattutto alla figura carismatica di Evita.

La ragazzina emarginata e umiliata adesso è divenuta Santa Evita, la Madona de los descamisados.

Il 22 agosto del 1951 è un giorno storico per la First Lady; tiene un comizio per la sua recente candidatura alla vicepresidenza nel secondo mandato del marito. Le strade di Buenos Aires sono piene di gente radunata dal sindacato peronista, per consacrare la formula Juan Peròn-Evita alle successive elezioni che si sarebbero tenute in novembre e che avrebbero portato alla rielezione di Peròn: «Come dice il Generale Peròn, farò quello che mi chiede il popolo!» grida al suo popolo Evita.

Invece, soltanto nove giorni dopo, la sua candidatura verrà ritirata perché gli altri generali minacciano di attuare un golpe militare se la moglie di Peròn fosse stata nominata vicepresidente. L’Argentina maschilista è tornata a  riprendere il sopravvento.

Ma, a causa del suo incessante impegno nella Fondazione, Evita ha trascurato la sua salute: accusa da tempo forti dolori allo stomaco. Quando decide di farsi visitare, è ormai troppo tardi. I medici sono unanimi nel confermare che si tratta di un tumore all’utero e che ormai lo stadio è avanzato. Non c’ è scampo ma forse si potrebbe tentare un intervento chirurgico. Lei rifiuta di farsi operare, rifiuta anche di riposare. Non vuole e non può ascoltare i consigli dei camici bianchi; c’è ancora molto da fare, ci sono tanti bisognosi da aiutare. Perciò Evita continua tenacemente a partecipare alla campagna elettorale del marito, fintanto che, durante un comizio, sviene e si rende necessario il suo ricovero.

Siamo giunti al capolinea. Evita  è costretta a rinunciare alla sua candidatura: «Compagni, voglio comunicare al popolo argentino la mia decisione irrevocabile e definitiva di rinunciare all’onore con cui i lavoratori e il popolo della mia patria mi hanno riconosciuto nella storica Adunata Popolare del 22 di agosto. Non rinuncio alla lotta o al lavoro, rinuncio agli onori.»

La malattia  la consumerà in fretta, riducendola ad uno stato cadaverico impressionante. Suo marito, il generale, non ne sopporta quasi la vista. Malgrado questo, alla vigilia della morte, Evita vuole comunque avere il marito accanto per stare un poco da sola con lui. Morirà assistita solo dalle amorevoli cure della madre e delle sorelle.

24 Ottobre 1949

Il 26 luglio del 1952 alle 21:42 tutte le radio argentine interromperanno le trasmissioni con un triste annuncio. Lo pronuncerà il sottosegretario ai servizi d’informazione: «Ho il doloroso compito d’annunziare la morte della Signora Eva Peròn, Capo Spirituale della nazione». Dopo che il decesso è  stato annunciato via radio a tutto il paese, viene proclamato il lutto nazionale. I poveri e la gente comune cadono nella disperazione. La Madonna degli Umili, com’era stata soprannominata, è scomparsa per sempre e così la sua volontà di cambiare definitivamente l’Argentina. Le esequie durano 15 giorni, sotto una pioggia incessante che accompagna il pianto degli argentini. 

Evita è  morta. Aveva solo trentatré anni.

La morte prematura trasforma la sua vita in leggenda. Il suo corpo viene imbalsamato ed esposto fino al 1955, anno in cui il golpe destituisce Juan Peròn e lo costringe all’esilio. Per proteggerne  la salma, il corpo verrà seppellito sotto falso nome in Italia e successivamente in Spagna. Solo quando Peròn verrà riabilitato, Evita tornerà a riposare in pace nella sua amata terra.

A questa grande donna, che ha ispirato scrittori, registi e musicisti, dedico una scena del film tratta dal musical del grande compositore inglese sir Andrew Lloyd Webber,  interpretato superbamente dalla pop star Madonna e da Antonio Banderas.

Cliccare  qui:

Madonna – Don’t Cry For Me Argentina [Official Music Video]

 

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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