La strega
Mi incammino su per la valle, oscuro è il tempo e il cuor mio batte forte.
I miei amici scoiattoli mi hanno riferito di una missione da compiere, comunicandomi delle istruzioni del mago Gufo: devo trovare la strega e farla morire.
Salgo sulla rupe, so che la megera abita in cima a questo dirupo e mi hanno detto che è molto perfida. Continuo a salire seguendo le istruzioni del mio amico gufo.
Recito continuamente questa orazione, mentre mi inerpico sulla rupe:
“Io sono la luce, e del bene sono la gloria che riluce.
Ritorna nelle tenebre li è il tuo posto,
ed io ti sconfiggerò ad ogni costo.
Adesso vattene e scompari dalla realtà,
torna negli inferi,
tu appartieni all’aldilà”.
Ripeto con determinazione questa preghiera come un mantra, mentre salgo fino a quando sorgo una sgraziata casetta proprio in cima, osservo all’interno vedo che l’angusto spazio è illuminato con candele a petrolio. Mi avvicino tremante e osservo meglio questa malefica strega: vestiti stracciati, capelli radi e scompigliati, il viso imbruttito dalla malvagità del cuore, mentre un solo dente spunta dalla sua rugosa bocca.
Al lato della stanza scoppietta un fuoco con sopra un pentolone che borbotta. Capisco dal rumore della bollitura che ci deve essere li dentro dell’acqua mentre osservo la strega metterci qualcosa dentro e, rimescolando, pronunzia queste parole ad alta voce: “Code di serpenti, telson di scorpioni, ali di pipistrello e cenere di morte”.
Poi ride, ride con un ghigno che gela il sangue. Ascolto ciò che dice e capisco che quella che sta preparando è una porzione malefica: questa come mi avevano detto, deve essere quella porzione che una volta bevuta, fa scomparire le persone.
Ho tanta paura e cerco di ricordare le preghiere che il mio amico gufo mi aveva fatto arrivare, quando, ricordo la più coraggiosa! Entrando furtivamente nella stanza, trovo un angolino nel quale nascondermi; rammento a me stessa la mia missione e ricomincio a pregare.
“Il mio e il tuo non abbino distacco alcuno,
che i poteri si fondino in un tutt’uno,
e poi invertano la rotta,
affinché io vinca questa lotta.”
Lei non mi vede, continua a rimescolare ed io quasi presa dal panico, continuo a recitare.
Ad un tratto mi accorgo che la strega, forse esausta, si siede su uno sgabello sgangherato di legno, ed io inizio a credere che le formule che ho recitato inizino a funzionare. Stupidi gnomi le balzellano intorno, mentre lunghi serpenti strisciano intorno ad un tavolaccio di legno con sopra gli avanzi di un pranzo.
Rifletto e penso a chissà quante persone sono sparite bevendo quella bevanda, spacciandola come ristoratrice.
Penso che debbo continuare con le preghiere del gufo, perché qualcosa di inaspettato sta succedendo. Ad un tratto un coniglietto nano mi raggiunge, mi salta in braccio e strofinando il suo musetto al mio mi sussurra di non dubitare, la strega sente l’influsso del bene e il suo maleficio, scomparirà con lei.
E’ vero, esulto fra me e me, sapendo che poi il bene a volte può avere il sopravvento sul male.
La strega smette di razzolare nel pentolone, si appoggia al tavolo, le mani fra i capelli unti e scompigliati, la testa si inclina in giù e un alone nero come la pece, la circonda. Ho una ultima preghiera da dire e temo di non riuscire a farla morire, ma il coniglietto mi esorta a continuare. Forse il grande Gufo, nella sua saggezza, sa che la preghiera funziona, ed è cosi che recito.
“Venti del tempo soffiate forte,
datemi ali per volare alto,
affrettate dunque il mio percorso
e che questo giorno sia già percorso!”
Ed ecco che, ad un tratto, la strega viene travolta da un bagliore accecante; si accascia a terra mentre scintille di stelle mi corrono incontro.
Sì, la strega è morta! Gli inferi già l’aspettano là, quando un flauto magico inneggia la nostra libertà.