Come una candela nel vento
Il 5 agosto 1962 il mondo si svegliava senza Norma Jeane Mortenson Baker, in arte Marilyn Monroe.
La diva fu trovata trovano morta, all’alba che aveva seguito una notte tranquilla e afosa, nella sua casa al numero 12.305 di Fifth Helen Drive, non lontano dal Sunset Boulevard, il Viale del Tramonto.
E’una morte che le assomiglia, la sua: sola, nuda, la faccia in giù, una mano protesa verso il telefono, il flacone del sonnifero lì accanto. Di quella morte si dirà tutto e non si saprà nulla, come se Marilyn continuasse ancora a morire. Chi l’ha voluta suicida, avvelenata dai sonniferi che la accompagnavano come diavoli custodi, chi uccisa dalla Cia per proteggere i Kennedy, chi dalla mafia contro i Kennedy, chi morta per errore. Ogni nuova versione ricama sull’acqua e lentamente, come un’impronta sulla sabbia, svanisce per lasciare posto alla successiva, in una corsa allo scandalo e alla spremitura delle ultime emozioni.
Ma, in fondo, anche la morte di Marilyn, come quella di JFK, resterà per sempre un mistero americano.
Il suo ultimo film nelle sale era stato Gli Spostati (1961). A maggio dello stesso anno aveva cantato il suo famoso Happy birthday Mr. President alla Casa Bianca.
La prematura morte della diva fu uno shock per il mondo intero: del resto, Norma Jeane era una delle star di Hollywood più conosciute. Quello stesso anno aveva ricevuto il suo terzo Golden Globe e la sua carriera, nonostante alcune pause e passi falsi, difficilmente poteva essere considerata in declino.
Divenuta famosa come sex symbol, oggi chiunque la ricorda come un’icona del Ventesimo secolo.
Come accaduto ad altri protagonisti della storia prematuramente scomparsi, su Marilyn sono circolate diverse leggende metropolitane.
La vita privata e professionale di Marylin Monroe è sempre stata molto chiacchierata, e dopo la sua performance al compleanno di JFK le voci di una relazione tra i due, già mormorata, si diffusero velocemente. La sua morte, a pochi mesi di distanza, non poteva che far nascere una teoria del complotto. Come nel caso di altre morti eccellenti alcuni cominciarono a unire i puntini delle apparenti incongruenze, concludendo che il suicidio era solo una messa in scena.
La favola magica e al contempo tragica di questa meravigliosa e talentuosa donna, che dal nulla e con un passato difficile alle spalle, è divenuta la star più popolare in assoluto del XX secolo, è stata scritta e romanzata in tutto il mondo, alimentando un immaginario collettivo.
Conosciuta principalmente per interpretazioni quali A qualcuno piace caldo, Gli uomini preferiscono le bionde, Fermata d’autobus e Quando la moglie è in vacanza, Marilyn è diventata un mito, non soltanto grazie al suo fascino, ma anche grazie al suo enorme talento artistico. Sulla sua tomba, sempre ricoperta di fiori, al Westwood Memorial Park di Los Angeles, le sue amare parole furono scolpite per sempre nel ricordo:
«Hollywod è quel posto dove ti pagano 1.000 dollari per un bacio e 50 centesimi per la tua anima. Io lo so perché ho spesso rifiutato la prima offerta, ma ho sempre accettato i 50 centesimi»
A lei dedichiamo un brano , o meglio un capolavoro senza tempo, firmato da Elton John: scritto nel 1973, apposta per la bionda attrice di Hollywood, per la donna che fece tremare i cuori di tutto il mondo, ma soprattutto quello di casa Kennedy.
Marilyn, con occhi troppo grandi per restare su uno schermo o su una serigrafia di Warhol.
Norma Jean, che dovette cambiare nome e che, diventata Marilyn, recitò davvero bene la parte della diva, tanto bene da riuscire a nascondere la propria sofferenza a tutti. A tutti, meno che a se stessa, forse.
Quella Marilyn che la Fallaci non intervistò mai e che veniva vista come una stella eterna, che valeva ben più dei sette peccati di Hollywood.
Quella Marilyn che passò la vita così, come una Candle in the Wind.