Back to Amy
Oggi Amy Jade, avrebbe compiuto 40 anni.
Con il suo secondo album, Back to Black, pubblicato nel 2006, all’ età di soli 23 anni, questa cantautrice britannica aveva già raggiunto la vetta di tutte le classifiche mondiali, vendendo 12 milioni di copie e vincendo i premi più prestigiosi.
La sua era una voce soul, nera e graffiante dentro ad un corpo bianco ed esile: un corpo purtroppo precocemente provato negli ultimi anni della sua vita, a causa di un uso sfrenato di droghe e alcool.
Perché la cantante Amy Winehouse, potente e talentosa, aveva sempre dovuto fare i conti con la donna Amy, fragile insicura, dipendente dagli uomini e dalle droghe.
Dipendente da ciò che infine le ha inflitto il colpo finale, quel 23 luglio dell’anno 2011.
Puoi sembrare un paradosso, ma davvero è il caso di dire che siano state le sue scelte di vita a divenire le cause della sua stessa morte: la vita aveva cominciato ad ucciderla, già molto tempo prima, molti anni addietro, quando ancora ragazzina, era stata introdotta all’ eroina ed al crack dall’ ex marito.
L’amore maledetto della sua vita, l’uomo da cui dipendeva.
Ma Amy dipendeva non soltanto da lui; dipendeva anche da un altro uomo, il padre Mitchell, amatissimo ma mai perdonato per avere abbandonato l’ intera famiglia.
Le sue insicurezze, insomma, erano cominciate ben prima della fama mondiale.
Il successo, dirompente e clamoroso non aveva fatto altro che amplificare ogni sua debolezza, rendendola causa della sua rovina.
Ma noi oggi, nel giorno del suo compleanno, vogliamo ricordare Amy non per come era diventata, schiacciata dal successo e dalle insicurezze: vogliamo ricordarla come la cantante talentuosa che sapeva essere tanto intensa e profonda, una grande artista che quando cantava aveva il dono di ipnotizzare tutti con il suo stile inconfondibile e con una voce dal timbro unico e inimitabile.
E vogliamo ricordare come era bella e sorridente, da giovane, agli inizi della carriera: ad esempio, sul palco del locale londinese che ospitò le riprese del video live del tour di Back to black, lo Shepherds Bush Empire, con indosso quel vestitino grigio perla e con i lunghissimi capelli neri avvinti lungo la spalla sinistra come un’edera, circondata dai suoi musicisti e dai coristi di colore, come una vera diva soul degli anni ’50.
Ed una diva soul lo era davvero, la cantautrice britannica: cresciuta a pane, Sarah Vaughan e Dinah Washington.
Con le sue canzoni Amy ha fatto davvero rinascere questo genere musicale: una voce bianca che ha flirtato con la black music.
«Ninetta mia, morire di maggio ci vuole tanto, troppo coraggio», cantava Fabrizio De André nel La Guerra di Piero. Ma neanche luglio scherza e richiede lucida scompostezza mentale per andarsene. Come quella inconsapevole di Amy Jade che il 23 luglio del 2011 ci ha lasciato in modo improvviso e sofferto.
Sono passati undici anni da allora, ma il ricordo di Amy Winehouse è ancora vivo nei suoi fan.
Di lei restano le sue canzoni, successi imbattibili come Rehab oppure Back to black , come quell’abisso nero che alla fine, l’ha inghiottita. O ancora Love is a losing game.
E‘ proprio vero : l’amore è un gioco in cui si perde. E, senza dover fare un elenco, la Winehouse ha perso tutto.
Restano la sua voce, il suo sguardo dolce e triste, le sue canzoni e i suoi fuck off.
E la netta impressione di aver imparato qualcosa…