Via dei Brunelleschi
Della serie… In giro per ⚜️Firenze…Via dei Brunelleschi.
Via dei Brunelleschi è una strada del centro storico di Firenze, che va da piazza della Repubblica a via de’ Pecori. Lungo il tracciato si innestano: Via de’ Tosinghi e via del Campidoglio.
Nomi precedenti: Via dei Naccaioli (o Nacciaioli), via dei Rigattieri, via tra i Rigattieri, via dei Fondellai, via degli Stracciaioli, piazza di Santa Maria in Campidoglio.
Il tracciato della strada è antichissimo: in occasione delle ristrutturazioni ottocentesche venne trovato all’imbocco della via un ingresso del foro romano, e lungo essa le tracce di un fognone che arrivava fino alle mura romane, nei pressi del palazzo Arcivescovile. Nel Medioevo ebbero qui le loro case le famiglie Arrigucci, Brunelleschi, Tosinghi e i loro consorti.
La via subì un certo decadimento a partire dal Trecento, quando sul lato orientale venne edificato il Grande Postribolo, un edificio murato in cui era permesso l’esercizio della prostituzione, e che nel 1571 divenne con l’intero isolato il Ghetto, in cui finì murata anche una loggia dei Brunelleschi antistante la loro piazzetta.
I nomi con cui questa strada fu nota nel tempo denotano un carattere popolaresco, legato al tessuto commerciale del Mercato Vecchio: dei Naccaioli, dei Rigattieri, dei Fondellai, degli Stracciaioli. Questi nomi sono legati ad altrettanti antichi mestieri: i naccaioli producevano dei pentolini in metallo che, ricoperti di cuoio, formavano dei piccoli tamburi di uso militare, le nacchere; i rigattieri rivendevano oggetti e vestiti usati, i fondellai producevano la base dei bottoni in metallo, su cui si applicava una capocchia personalizzata con lo stemma o le iniziali; gli stracciaioli lavoravano per l’Arte della Seta e toglievano dal bozzolo la straccia (le loro botteghe non esistevano più qui comunque dal XVI secolo).
Oggi si tratta di un breve asse viario nel cuore della città, tracciato a seguito delle demolizioni che interessarono tra il 1885 e il 1895 l’area del Mercato Vecchio e del Ghetto ebraico con l’intento di risanare l’area e di conferirle igiene e decoro borghese, come bene si comprende osservando gli edifici che oggi le sono in fregio, per lo più ispirati a modelli quattro cinquecenteschi ma segnati da una propensione al gigantismo propria del tempo.
La denominazione (deliberazione della giunta comunale del 4 agosto 1893) è in riferimento all’antica famiglia Brunelleschi di Petraia (la quale non ebbe nessun rapporto con quella di Filippo Brunelleschi il cui nome si determina in realtà come patronimico da Filippo di ser Brunellesco Lapi, e al quale è invece dedicata a Firenze la piazza Brunelleschi), e questo per la presenza un tempo in questa zona sia delle case e delle torri del casato, sia, come conseguenza, di una piazza de’ Brunelleschi, sitrata all’odierno angolo con via del Campidoglio.
Sulla piazza dei Brunelleschi, chiamata in tempi più recenti anche piazza dei Piselli o dei Marroni, per il commercio che vi si faceva di questi ptodotti, l’uno in primavera e l’altro in autunno, si affacciata.
La strada, pavimentata a lastrico, presenta due larghi marciapiedi, da un lato ulteriormente dilatati dalla presenza di un alto porticato che consente di raggiungere al coperto via de’ Pecori e, dal lato opposto, via Porta Rossa. Nel 2013, davanti al palazzo Pola e Todescan, è stata realizzata un’isola ecologica.
All’inizio della strada, quasi in angolo con la piazza davanti all’angolo delle mura del Ghetto, esisteva la chiesa di Santa Maria in Campidoglio, su un’omonima piazzetta. Essa era sorta tra il tempio a l’aula capitolina del foro romano di Florentia, mantenendone il ricordo nel nome. Sullo stesso lato, oltre un vicoletto accanto alla chiesa, si trovavano le case già della famiglia Arrigucci.
L’altro lato era occupato, fino in fondo alla strada, dalle mura del ghetto ebraico. In corrispondenza dell’attuale via del Campidoglio (al tempo molto più stretta e chiamata via del Refe Nero), si apriva un’altra piazzetta con la chiesa di San Leo, che oltre che come piazza di San Leo ora nota anche come piazza dei Brunelleschi, dal nome della famiglia che aveva avuto qui le sue case, sia a fianco della chiesa che sul lato opposto, prima che fossero murate nel Ghetto (vi spiccava il palazzo Brunelleschi Arrigucci), o anche come piazza dei Marroni o dei Piselli, dal nome dei prodotti che maggiormente vi si vendevano: le castagne d’autunno e i piselli in primavera.
Dietro la chiesa esisteva dal 1803 il giardino degli Orlandini, appartenente alla famiglia che abitata nel vicino palazzo Orlandini del Beccuto.