Quell’estate indimenticabile
Cominciò così quell’estate in un modo del tutto inaspettato.
Andai a vedere “i quadri” a scuola , ero stata promossa.E fin qui niente di strano.
Tornai a casa e buttai la tracolla di cuoio in un angolo. Papà mi guardò con aria interrogativa, aggiustandosi gli occhiali. Com’è andata ?mi chiese. Tutto bene papà! Mi fa piacere! Domani allora cominci al negozio dello zio, ti aspetta alle nove.
Ero incredula, ma felice. Finalmente avrei lavorato. Ma mi sarei giocata l’estate. Niente mare, niente spiaggia, giochi , amici… niente di niente.
Mi ci vollero delle ore a pensare in camera mia, mi immaginavo bianca come un cencio a servire dietro il bancone, mentre lo zio alla cassa scherzava con il falegname, poi entrava Vittorio l’idraulico, famoso per essere galante con le ragazze, fino allo sfinimento chiedeva sempre un appuntamento, dimenticando di avere ormai una certa età.
Quella mattina mi preparai con calma, ma non molto per non far innervosire lo zio che era sempre puntuale. Arrivai al negozio e come sapevo lo zio era già dentro a sistemare. Il mio primo giorno passò in fretta, il negozio era sempre pieno di clienti, quelli abituali che si rifornivano per le loro attività. Noi eravamo in tre, lo zio, mio cugino figlio di un altro fratello di mio padre ed io. Nei giorni successivi avrei scoperto quel piccolo mondo gestito dallo zio.
Era un punto di ritrovo non solo per il lavoro, ma anche per gli amici che si alternavano a trovare mio zio per un caffè ed una chiacchierata in amicizia. Mi piaceva quell’ambiente rilassato ed amichevole, ascoltavo i loro discorsi, le risate e le battute.Trascorsi così un mese lavorando tutti i giorni, il sabato pomeriggio e la domenica poi finalmente correvo in motorino in spiaggia a godermi la giornata di mare.
Ma un giorno successe un episodio che sconvolse quell’equilibrio e quella tranquilla routine.
In assenza dello zio per motivi di famiglia dovetti sostituirlo alla gestione della cassa. Ero molto tesa e allo stesso tempo orgogliosa per la fiducia che lo zio mi aveva accordato. A fine giornata mi dedicai ai conteggi e mi meravigliai del fatto che mancava una cifra considerevole.
Non riuscivo a capacitarmi, avevo fatto tutto giusto, i resti e gli incassi.
Cosa era successo? Solo io avevo avuto accesso alla cassa. Chiamai subito lo zio che rivolgendomi un’occhiata rassicurante cominciò a rifare i conti. Più volte lo vidi accanirsi e ricominciare, perché alla fine non quadrava.
Ma cosa hai fatto? Mi disse quell’altro ragazzo, io imbarazzata e confusa cercai di spiegargli mentre lui ridacchiava per deridermi. Ero davvero avvilita perché non mi capacitavo di questo errore.
Poi lo zio diede un pugno sul tavolo e gridò: Ecco! Per fortuna aveva trovato l’errore. Io mi sentii salva e pulita! Ma non potevo temere nulla, avevo lavorato con onestà.