#gliesercizidi Raccontami una Storia_movimento

Non me la scorderò mai quella sera

Notte 20-21 luglio 1969

Era la notte dell’evento indimenticabile. 

Il mondo avrebbe atteso con il fiato sospeso che l’uomo per la prima volta nella sua storia sarebbe sbarcato sulla luna.

Ovunque si organizzavano postazioni e luoghi dove le persone avrebbero assistito all’evento in diretta televisiva.

In Italia come nel resto del mondo. Così a Baia Domizia, in provincia di Caserta, un agglomerato di villette a schiera vicino al mare, un gruppo di ragazze e ragazzi, dai sedici ai vent’anni, aveva preparato una postazione attrezzatissima, di bevande e tramezzini, nella terrazza di una villetta di proprietà di un’amica di canasta di mia madre. L’amica aveva insistito tantissimo perché mia madre mi coinvolgesse, mi invitasse e facesse di tutto per farmi partecipare.

Conoscevo già il posto, una parte della comitiva e il mare: un paio di volte in quella mia estate sfaccendata e pigra c’ero andato a fare il bagno.

Il gruppo era costituito esclusivamente dai figli dei proprietari delle villette: ero l’unico esterno ma mi avevano accolto con simpatia e cordialità.

Avevo diciannove anni. Ero un “bamboccione” che aveva appena terminato uno sviluppo tardivo sostenuto dai farmaci e che nel giro dell’ultimo anno era cresciuto di più di dieci centimetri. Avevo superato il metro e ottanta, ero dimagrito una quindicina di chili ma si leggeva lontano un miglio che ero impacciato, timido, complessato e per questo motivo mi tenevo in disparte, parlavo solo “se interrogato” come in questura ed evitavo come la peste ogni contatto ravvicinato con il sesso femminile.

Per me le Donne costituivano una foresta sconosciuta, chiusa e inestricabile peggio dell’Amazzonia.

Ma mi interessavo di politica e quella sera discussi con un paio di ragazzi sul Presidente Kennedy che aveva, parlando in pubblico nel 1961, lanciato la sfida secondo la quale gli USA sarebbero arrivati per primi sulla luna.

La discussione rischiava di degenerare per colpa mia che sostenevo che il Presidente Kennedy si atteggiava come aperto e democratico ma era oppressore come gli altri, citavo il Vietnam e continuavo a ripetere, per pura provocazione, che la sfida non era stata ancora vinta, che l’ignoto era in agguato e se pure la navicella fosse atterrata sarebbe dovuta ripartire e poi atterrare… Chissà!

Insomma: facevo il menagramo, inopportuno e stupido. Solo contro tutti.

Superata di un pezzo la mezzanotte gli animi si erano maggiormente tesi per via della stanchezza e per l’effetto del contenuto alcolico delle bottiglie di birra che avevamo ingurgitato.

MI alzai per andare a preparare un caffè e per staccarmi da una situazione ormai in bilico tra le parole e le mani.

Trovai la cucina e mi misi a cercare tazzine caffè zucchero.

Improvvisamente sentii alle mie spalle un fruscio. Mi girai di scatto, certo che stava per accadere l’inevitabile: una rissa che avevo fatto di tutto per determinare.

Sorpresa! 

Era la figlia della proprietaria, sedicenne, che avanzava in silenzio. 

Arrivata a mezzo metro da me, rimasto impietrito e appoggiato con la schiena al lavandino, si slacciò e tolse il pezzo superiore del costume da bagno: i capezzoli scattarono all’insù come schiavi liberati dalle catene.

Mi prese le mani e le guidò in una palpazione silenziosa delle sue escrescenze di granito, eppure calde, morbide ed elastiche.

Non avevo mai visto e tanto meno toccati i seni di una donna, né semplicemente sfiorati (a diciannove anni: scusate il ritardo!) e mi apparve da subito un’esperienza in sé indimenticabile, dolce, struggente e meritevole di un tempo infinito.

Un improvviso schiamazzo, strilli e urli di gioia, proveniente dal terrazzo spezzò l’incantesimo paradisiaco nel quale ero precipitato. Rosalba (o Rossella?) si ricompose e guadagnò rapidamente la terrazza.

Neil Amstrong aveva poggiato il suo piede sulla luna. Erano le 4,57 del 21 luglio 1969.

La mia serata indimenticabile.

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Pierluigi Del Pinto
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