La mia storia tra le dita
La mia storia tra le dita è il brano con il quale Gianluca Grignani si presentò al grande pubblico nel 1994, nella Sezione Giovani del Festival di Sanremo, conquistando la possibilità di partecipare alla manifestazione canora nell’anno successivo.
Il brano ottenne un grosso successo radiofonico e diventò il trampolino di lancio di una carriera non sempre mantenuta poi agli stessi livelli.
Tra alti e bassi, la discografia del cantautore milanese, però, presenta alcune canzoni davvero ben scritte come appunto questa: intensa, tenera, dolcissima e molto, molto triste.
All’epoca, il cantautore era poco più che un ragazzo, con una passione ardente: la musica, come lui stesso ebbe ad affermare nell’autobiografia che porta lo stesso titolo di questa canzone.
Grignani divenne da subito l’artista della nuova generazione, colui che piaceva però anche ai cantanti più affermati, per via delle sue doti artistiche.
L’immagine di bello e dannato, unita alla vocalità sensuale e arrochita, lo resero di fatto un idolo tra le teenagers.
Il brano di oggi è una romantica, semplice, storia di vita comune.
Lei ha deciso di lasciarlo e Lui la invita a ripensarci, a non avere fretta di chiudere quella che ritiene un’esperienza fondamentale.
Infatti il testo inizia con coraggio, con un’esemplare ispirazione: «Sai penso che, non sia stato inutile stare insieme a te», partendo con il raccontarci immediatamente la fine della storia, sorprendendoci fin dalle prime battute, perché quel che viene espresso è, generalmente, il sentimento più ignorato quando una relazione volge al termine: la gratitudine. Davvero difficile ringraziare qualcuno per quello che ti ha saputo dare al momento in cui poi, per sua stessa volontà, quella stessa persona ti rifiuta e si separa da te. Grignani non dice cose scontate, non vuole neppure ascoltare quelle banalità che sempre si pronunciano in questi casi, come ad esempio: restiamo amici.
Lui la ama, non può esserle solo amico e in questo grida tutto il suo dolore.
La rimprovera di non essersi spiegata, di non aver concesso nemmeno a lui la possibilità di farlo, e adesso lo abbandona così, lasciandolo in mezzo ai guai sentimentali.
È altresì toccante sentire con quale poesia, e con quanto immenso amore, egli riesca a intravedere nel sorriso beffardo di lei che se ne va, ancora quel sorriso che in passato invece gli aveva aperto le porte del paradiso: l’abisso e il paradiso, la morte e la vita.
La tristezza emergente da queste parole è concreta, acuta, tagliente e dolorosa…così come lo è spesso la fine di un amore.
Una canzone che, secondo la mia modesta opinione, rimane un piccolo capolavoro, molto spesso dimenticato, come colui che la scrisse.