La semplicità del cuore
Rifletto, e sempre di più amo la semplicità del cuore, intendo la semplicità dei sentimenti, emozioni sensazioni.
In questa non ci sono cattedrali accademiche, lucida logica che, pur appartenendomi, approdo comunque.
Ma è bello “toccare” là dove il cuore si esprime.
Siamo tartassati di notizie che seguono linee, si comprensibili, ma che spesso volte sono un pugno nello stomaco. Quando al cuore si cede, non sappiamo cosa accade all’interno di un’anima, non sappiamo come o cosa si modifichi nel suo incessante divenir.
Pochi giorni fa mi chiedevo: Dov’è l’essenza dell’umano? Assistiamo impotenti al male assoluto che contraddistingue anche questa atroce guerra.
Dov’è Dio?
Il Dio degli uomini non esiste, e il libero arbitrio ha pesi e bilanci che non qualificano l’uomo come “scintille Divine” e questo è da non sopportare di esserlo.
In realtà, Umberto Ridi mi annuncia una realtà che oggi posso fare anche mia: “Rifiuto categoricamente un Dio da servire o da adorare, lo sentirei così limitato da contraddire se stesso”.
Ed eccoci che ritorniamo da noi esseri umani, e forse la grande sfida sta nel provare amore e rispetto per tutti gli esseri viventi.
È cosi che forse l’anima riverbera il suo canto e accarezza veli tanto trasparenti quanto vivi.
Figli di un solo Dio che dà luce ai nostri giorni, alle notti stellate, alle stagioni, all’immensità del mare, alle cime innevate, a quel fruscio del fiume che incanta, alla meraviglia dei suoi fiori e al piccolo passerotto che corre incontro a briciole di pane.
Siamo nati anche noi da questa creazione che non so definire ma nella quale il mio credo si riconosce.
So che facciamo parte di un tutto.
Mi toccano il cuore, il sincero sorriso o gli occhi luccicanti che vedo nel saluto che ricevo; sento di essere, di esistere.
Le fusa serali di Mio (il mio gatto) mi fanno credere che mi percepisca e la sua ricerca di contatto con me, mi rievoca l’immagine di un bambino che cerca la sua mamma.
C’è una frase che riecheggia nei miei pensieri, proviene da un uomo vissuto tempo fa, ma sempre presente anche in questo tempo, ed allora che mi chiedo che cosa è il tempo? È una realtà esistenziale, ma ci hanno detto che è relativo, e che non esiste.
Possiamo pensare ad Albert Einstein, affermatore di questa teoria, oppure a Sant’ Agostino che si pronuncia con la frase “Il tempo non esiste in sé –continua– il tempo non è niente, perché il passato non è più, il futuro non è ancora e il presente, sfuma via, andando nel passato”…
Mi viene al proposito di portare un esempio. Provate ad uscire dalla routine quotidiana, per esempio nel periodo delle ferie; togliete tutti gli stimoli che vi raccontano in che giorno simao, che ora è, che tempo che fa.
Ecco, capita che vi sentirete in un eterno presente, dimenticando il giorno, l’ora, il mese. E’ affascinante, incredibilmente nuovo e bello che vi sorprenderà.
Forse anche di questo abbiamo bisogno, ma una triste verità ci viene incontro.
Era una frase di Dostoevskij: “Come mai sotto un cielo così stellato, non c’è pace fra gli uomini?”
Domande difficili, se pur semplici. Oggi si vive così in fretta, che basta una banale influenza per sconvolgerci perdendo i nostri ritmi, le aspettative, mentre le emozioni negative ci conducano in sofferenza dalle quali nessuno può sentirsi esente.
Ma, se pur banale o ripetitivo, credo che nelle piccole cose sia racchiusa quella trascendenza magica, che illumina il sorriso e fa battere il cuore. Nel mio percorso di vita, ho conosciuto dei “grandi” e sempre mi ha meravigliato la loro semplicità. Persone comuni che se incontravi per strada nemmeno le notavi, ma ascoltarli era come se una luce ti illuminasse l’anima. Mi rendeva ansiosa di imparare o comprendere ciò che forse esisteva nel profondo del mio essere divino, ma che credevo di non conoscere perché mai sperimentato.
Attingere da chi ritieni maestro è come assorbire un nettare che assapori lentamente e mai, dico mai, mi è interessato far conoscere alla mente ciò che sentivo che non mi apparteneva.
C’è una poesia che avevo giudicato un po’ superba, ma che ha attirato di nuovo la mia attenzione, tanto da farle un video. La poesia è di Alma Gjini: “Sono le donne difficili”
“Sono le donne difficili quelle che sanno
sentire il dolore degli altri.
Quelle con l’anima vicina alla pelle.
Sono le donne difficili
quelle che vedono con occhi nascosti…”
Ed io non posso che concludere dicendo che… “sono le donne difficili che colorano di semplicità questa vita.”!