Thefacebook.com
Volenti o nolenti tutti gli individui sono collegati tra loro da una catena infinita di relazioni, più o meno significative. Un concetto filosofico che un giovane studente di Harvard seppe trasformare nell’affare del secolo, rivoluzionando il mondo dei social network ed entrando nel quotidiano di milioni di persone.
La storia di oggi racconta infatti di un diciannovenne Mark Zuckerberg, studente di informatica al secondo anno, che era da sempre affascinato dalla mole di informazioni, immagini e dati personali raccolte negli annuari che alcuni atenei americani destinano ai propri iscritti per aiutarli a socializzare.
L’idea di trasporre questo patrimonio sul web per Mark si concretizza nel 2003 con il progetto Facemash, realizzato con migliaia di foto, copiate clandestinamente dalle aree protette della rete universitaria. Il sito resta attivo pochi giorni prima di essere chiuso per violazione di copyright e privacy, con Zuckerberg che la passa liscia evitando l’espulsione.
Nonostante l’insuccesso, le sue abilità informatiche vengono notate da tre colleghi di Harward, Cameron e Tyler Winklevoss e Divya Narendra, che gli chiedono supporto per sviluppare un servizio di rete sociale, HarvardConnection.com, riservato ai soli studenti della prestigiosa istituzione accademica. Zuckerberg si rende disponibile ma covando dentro di sé l’intenzione di realizzare per conto suo il progetto. E così accade.
Il 4 febbraio lancia thefacebook.com, messo a punto con la collaborazione di Andrew McCollum ed Eduardo Saverin.
Il nuovo sito permette ad ogni utente di crearsi un proprio profilo, con tanto di immagini e informazioni, e metterlo in contatto con quello di altri, creando una mappatura dei rapporti di connessione tra le persone, che è lo scopo ultimo di chi ha creato tutto questo e vuole trarne il massimo profitto.
Il nome, traducibile letteralmente in faccialibro, si rifà all’impostazione grafica del profilo, modellata su quella degli annuari accademici. L’idea è vincente e in poco tempo si diffonde in altri istituti di USA e Canada, tant’è che prima dell’estate viene fondata ufficialmente la corporation Facebook Inc.
L’anno dopo cambia il dominio assumendo la versione definitiva facebook.com. La corsa al successo inizia da qui e più passa il tempo, più aumenta la sua portata. L’exploit si verifica tra settembre 2006 e settembre 2007, arco di tempo nel quale FB passa dal 60° al 7° posto nella classifica dei siti più visitati al mondo.
Il 2006 è anche l’anno dell’introduzione del News-feed, un aggregatore che visualizza nella home di ogni profilo gli aggiornamenti degli amici insieme ai propri: dalla pubblicazione di una foto al cambio di stato nella “situazione sentimentale”. Qui insorgono i primi grattacapi con la privacy e i gestori sono costretti a inserire delle funzioni che consentono di scegliere cosa condividere e con chi.
Numeri alla mano, Zuckerberg è consapevole di avere tra le mani una gallina dalle uova d’oro, da sfruttare soprattutto con gli spazi pubblicitari, e per ottimizzare i ricavi lancia nel 2007 Beacon, strutturato per tracciare l’attività degli utenti su siti esterni convenzionati, con particolare riguardo agli acquisti online, per consentire così pubblicità mirate. Ma due anni dopo viene sospeso di fronte all’accusa di violare la privacy, sollevata dagli utenti nel frattempo riunitisi in una class action.
Piccoli incidenti di percorso che non intaccano il valore dell’impresa. Lo testimonia il prezzo corrisposto dalla Microsoft per l’acquisto nel 2007 dell’1,6% della società: 240 milioni di dollari!
Seguono l’esempio altri investitori prestigiosi, tra cui società e istituti finanziari internazionali, che contribuiscono a quantificare il valore di FB, calcolato sui 50 miliardi di dollari nel 2011.
Di fronte a questo scenario, i fratelli Winklevoss e Narendra sentono di esser stati doppiamente defraudati da Zuckerberg e nel 2008 decidono di fargli causa per furto di proprietà intellettuale, ottenendo come risarcimento 65 milioni di dollari (a fronte dei 600 richiesti).
Negli anni a seguire il traffico del sito aumenta in maniera esponenziale, fino a toccare nell’ottobre 2012 la soglia del miliardo circa di utenti attivi, divenendo il secondo sito più visitato al mondo dopo Google. Nell’ottobre 2020 gli utenti attivi mensilmente sono 2,7 miliardi.
Di fatto, amato o odiato come il suo fondatore, Facebook è presente nella quotidianità di gran parte del pianeta e, forte delle 111 lingue in cui è disponibile, rappresenta uno dei mezzi di comunicazione più utilizzato da giovani e adulti. Un fenomeno sociale di portata eccezionale!
Numeri a parte, personalmente mi sentirei di aggiungere la mia modesta opinione in merito. In questo periodo di smodato consumismo di tutto, di facile messa in piazza di tutto, di accumulazione seriale di like perché sennò non sei nessuno (e mi rivolgo sopratutto ai giovani), la cosa giusta da fare è certamente quella di lavorare per costruirsi una propria identità, ma affinché ci accada lo si deve fare lavorando su noi stessi, e non su un profilo social!
Soprattutto, lavoriamo sulla vita: che sia felice, che ci renda felici e che sia piena di soddisfazioni, senza rancori o rimpianti. Non dimentichiamo mai la vita, quella vera, perché è troppo breve per non viverla davvero!
…E se poi, vogliamo divertirci un po’ su Faccialibro o su altri social network, oppure farci compagnia scambiandoci dei post, o trarne qualcosa di buono per il proprio business o per arricchire il proprio bagaglio culturale, ancora meglio!