Il giorno degli innamorati
«Nel mondo c’è più fame d’amore che di pane» diceva sempre Madre Teresa di Calcutta.
Come a Natale qualcuno si ricorda di essere più buono così, verso metà febbraio (il 14 per l’esattezza, giorno in cui si celebra San Valentino), qualcuno si ricorda di essere innamorato o forse soltanto di volerlo essere, come mi verrebbe da dire con molta ironia.
Sta di fatto che San Valentino è universalmente riconosciuto come il giorno in cui si celebrano gli innamorati: ovviamente c’è chi ama questa ricorrenza e chi invece la odia, c’è chi non perdona un’eventuale dimenticanza amorosa e chi invece non tollera regali o pensieri che in qualche modo riconoscano il giorno degli innamorati come un giorno da festeggiare.
Ogni reazione è lecita, per carità! Vero è che il giorno in cui si celebra questo santo pare ormai si sia trasformato da festa a mero evento commerciale dove fiori, cioccolatini e cuori sembrano non far altro che ricondurre i legami di coppia a stereotipi fin troppo edulcorati e generalizzati.
Eppure il significato e le origini di questo giorno sono tutt’altro che banali in quanto affondando le proprie radici nella mitologia antica come anche nella ritualità legata alle propiziazioni per la fertilità ed al ciclo di morte e rinascita insito nella natura e soltanto dopo ha coinciso con il tentativo della Chiesa cattolica di «cristianizzare» un rito pagano che veniva adempiuto per favorire la fertilità.
Per gli antichi romani febbraio era il periodo in cui ci si preparava alla stagione della rinascita e a metà mese, fin dal quarto secolo a.C., iniziavano le celebrazioni dei Lupercali in onore a Luperco(antico dio latino inizialmente identificato con il lupo sacro a Marte, poi considerato come epiteto di Fauno, e infine assimilato al greco Pan Liceo), durante le quali i sacerdoti del dio (i luperci) sacrificavano animali e celebravano riti per propiziare la fecondità femminile nonché per tenere i lupi lontano dai campi coltivati. Quindi, i sacerdoti di questo ordine entravano nella grotta alle pendici nord-occidentali del Monte Palatino in cui, secondo la leggenda, la lupa aveva allattato Romolo e Remo e compivano dei sacrifici propiziatori. Contemporaneamente lungo le strade della città veniva sparso il sangue di alcuni animali. Poi, i nomi di uomini e donne che adoravano questo Dio venivano inseriti in un’urna e mischiati; quindi un bambino ne estraeva uno da ciascuna in modo tale da costituire delle coppie le quali, per un intero anno, avrebbero vissuto in intimità affinché il rito della fertilità fosse concluso.
I padri precursori della Chiesa, decisi a mettere fine a questa pratica licenziosa, vollero trovare un santo degli innamorati per sostituire l’immorale Lupercus.
Ciò detto, nel 496 D.C. Papa Gelasio annullò la festa pagana decretando che venisse seguito il culto di San Valentino.
Ma chi era questo santo? San Valentino (nato a Interamna Nahars, ovvero l’attuale città di Terni, nel 176 d.C. e morto a Roma il 14 febbraio 273), era un vescovo romano che fu poi martirizzato. Valentino aveva dedicato la sua vita alla comunità cristiana ed alla sua città, dove da tempo immemore infuriavano le persecuzioni contro i seguaci di Gesù. Per il tanto amore elargito in vita, quando fu consacrato vescovo della città nel 197 dal Papa San Feliciano, egli divenne dunque il protettore dell’amore in tutto il mondo.
La leggenda narra anche che egli fu il primo religioso a celebrare l’unione fra un legionario pagano ed una giovane cristiana. Si racconta pure che un giorno Valentino, sentendo passare vicino al suo giardino due giovani fidanzati che stavano litigando, andò loro incontro con in mano una rosa come dono: quindi, li invitò a riconciliarsi, stringendo tra le mani insieme il gambo della stessa, facendo attenzione a non pungersi e pregando affinché il Signore mantenesse vivo in eterno il loro amore e, qualche tempo dopo, la coppia fece ritorno dal santo chiedendo la sua benedizione per poi essere unita in matrimonio.
Quando la storia si diffuse furono in molti a volere andare in pellegrinaggio dal vescovo di Terni nel giorno da lui dedicato alle benedizioni, ovvero il 14 di ogni mese. La data fu poi limitata soltanto al mese di febbraio in quanto, proprio nello stesso giorno dell’anno 273, San Valentino morì.
L’associazione che poi è stata fatta di questa storia con l’amore romantico è decisamente posteriore e la questione sulla sua origine è ancora molto controversa. Secondo una tra le tesi più accreditate, San Valentino sarebbe stata introdotta come festa degli innamorati grazie al circolo dello scrittore inglese Geoffrey Chaucer (1343 – 1400), che nel suo poema Parlamento degli uccelli associa la ricorrenza al fidanzamento di Riccardo II d’Inghilterra con Anna di Boemia. In ogni caso in Francia e Inghilterra, nel Medioevo, si riteneva che a metà febbraio iniziasse l’accoppiamento degli uccelli: evento che si prestava a far consacrare il 14 febbraio come la festa degli innamorati.
Il tratto più caratteristico di questo giorno si origina comunque dai paesi anglosassoni; è lo scambio (risalente al XIX secolo) di bigliettini d’amore chiamati «Valentine», i quali realizzati con le sagome dei simboli dell’amor romantico (cuori, colombe, Cupidi e via dicendo).
La più antica «Valentine» di cui si abbia traccia risale al XV secolo; fu scritta da Carlo d’Orléansquando si trovava detenuto nella Torre di Londra, dopo avere subito una dura sconfitta nella battaglia di Agincourt (1415). In essa, Carlo si rivolgeva alla moglie con struggenti parole: «Je suis déjà d’amour tanné, ma très douce Valentinée».
Poi, a metà Ottocento negli Stati Uniti tale Esther Howland, cambiò la storia di questi biglietti, meglio sarebbe dire che cambiò la storia di questo giorno, iniziando a produrre i biglietti di San Valentino su scala industriale. Da qui il passo alla commercializzazione della ricorrenza fu assai breve ed in poco tempo, al tradizionale biglietto amoroso si aggiunse (se non addirittura si sostituì) lo scambio di piccoli doni.
Al giorno d’oggi, piaccia o no, San Valentino è festeggiato in tutto il mondo: in Germania gli innamorati scrivono bigliettini e acquistano regali e fiori per il proprio partner. In Olanda e in Inghilterra c’è chi spedisce biglietti non rivelando la propria identità. In Giappone la tradizione prevede addirittura che siano le ragazze a regalare una scatola di cioccolatini ai ragazzi, anche se non sono necessariamente i loro fidanzati e gli uomini che ricevono cioccolato a San Valentino devono ricambiare il dono regalando a loro volta del cioccolato bianco un mese dopo, ovvero il 14 marzo. In Spagna, invece, in questo giorno vanno a ruba le rose rosse. Negli Stati Uniti, San Valentino viene festeggiato da tutti, inclusi i bambini i quali amano scambiare biglietti raffiguranti gli eroi dei cartoni animati preferiti.
E voi, che cosa scriverete al vostro Valentino? Farete come gli inglesi e come gli olandesi, che non rivelano mai la loro identità, oppure farete come i francesi, che semplicemente dichiarano il loro amore alla propria partner in un biglietto? Forse qualche signora quest’anno potrà addirittura prendere spunto dalla usanze giapponesi e regalare una scatola di cioccolatini al proprio uomo. Oppure, potrete anche non fare niente e superare questo giorno come se non sia mai esistito nel calendario.
Per quel che mi riguarda, invece, io attenderò: attenderò come ogni anno, un regalo, dei fiori ed un bel biglietto di auguri.…..
Capisco il vostro stupore: non credevate che io potessi essere tanto esigente e così ridicolmente ancorata a questa festa commerciale dell’amore!
Ma per quale ragione dovrei rinunciare ad essere ricordata, festeggiata e amata nel giorno del mio Compleanno?
Concludendo, tanti auguri a tutti, Valentini e Non e, solo per oggi, ….Tanti auguri anche a me!
Sam Cooke – Cupid (Original Version with lyrics)