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La mia vita in una compilation musicale (I miei giorni felici)

I miei giorni felici, cantava Wess, un cantante melodico americano, che ebbe un certo successo in Italia negli anni 70. Sì, quegli anni e precisamente dal 1973 al 1979, nel mese di luglio e qualche altro week end nel corso dell’estate, io ho trascorso a Rivabella di Rimini, giorni molto felici, riscaldato dal sole, con la complicità del mare, circondato da amici d’avventura, pittoreschi e buffi personaggi del luogo, che hanno condiviso con me, qualche giorno o qualche settimana di amicizia e di risate. Quel mondo era perfetto, per un ragazzo di vent’anni, per fingere di essere il protagonista del proprio romanzo.

Rivabella era un po’ appartata, rispetto a Rimini e Riccione. Il target dei villeggianti era medio basso. Ci venivano bresciani, vicentini, bergamaschi, soprattutto dalle provincie e tedeschi e francesi, soprattutto operai e piccoloborghesi. L’unico locale della zona,  prestigioso,  era il ristorante la Capannina, che si trovava dall’altra parte fiume Marecchia, a S. Giuliano, trecento metri in linea d’aria da Rivabella. La Capannina era un ristorante dancing, dove si poteva mangiare fin quasi all’alba ed era sempre pieno di gente. L’unica attrattiva di S. Giuliano. Oggi la Capannina, che ha visto passare tanti ospiti illustri e ha deliziato  tanti nottambuli, con la musica e il cibo, non esiste più. Al suo posto un residence. A qualche metro più avanti, c’è il ristorante la Cappa. Non so che legami ci siano fra i proprietari della Cappa e i vecchi proprietari della Capannina. All’interno, sulle pareti decine di foto del locale fra gli anni ’60 e ’80. Ho guardato quelle foto e sono tornato indietro nel tempo, con un nodo in gola. Di fronte alla Cappa, c’è un vecchio albergo in abbandono, circondato da un muro scuro. Quel muro, pochi anni fa, ha risvegliato un ricordo. Sono tornato indietro di quasi cinquant’anni. Era il 1975. Io uscivo dal locale, mentre mi, giungeva la musica coinvolgente e la voce potente di Iva Zanicchi che cantava la sua versione di “Testardo io” di Roberto Carlos.

Le canzoni sono state il leit motiv di quegli anni felici. Il grande  seduttore musicale fu lui, Barry White. “Let the music play, Never gonna give you up, You are my first” e poi il motivo che ci faceva volare e sognare, mentre con le macchine decappottate assaporavamo l’aria fresca della notte, lungo la provinciale, fra Rimini e Riccione, “Love theme”. Ma non si possono dimenticare Patty Pravo di “Pazza Idea”, Riccardo Cocciante di “Margherita e Bella Senz’anima”, Alan Sorrenti con “I figli delle stelle”. C’erano naturalmente I grandi successi inglesi e americani. I Tavares di “Heaven must be missing an angel” e poi i Canned Heat, Mungo Jerry con ”In the summertime”, i Roxi Music, Grace Jones con “La vie en rose” e i Santa Smeralda di “Please Dont let me be misunderstood” Quante notti, alla Baia Imperiale a saltare, scatenati, sulle note di questi motivi travolgenti!

Sette o otto anni dopo, in un momento un po’ difficile per me, mi trovavo di nuovo a Rivabella. Una notte in cui la tristezza mi aveva sopraffatto, ascoltai, fino all’alba “Quanno chiove” di quel genio napoletano che è stato Pino Daniele. Non so, quante volte, riavvolsi il nastro, so che all’alba mi addormentai, mentre la sua voce, su un arpeggio da brividi, ancora sussurrava: tanto l’aria s’ha da cagnà…

Veramente quelle canzoni, sono state la colonna sonora, che accarezzava le orecchie e addolciva il cuore di un ragazzo sognatore, come me.

 

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Andrea Albertazzi
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